Unità: Allarme scuola, dal Sud la grande fuga
Bankitalia: dispersione scolastica al 25%, strutture fatiscenti. Altro che corsi per docenti: ci vogliono risorse
di Roberto Brunelli/ Roma
PIOVONO PIETRE su Mariastella. Mentre la ministra all’istruzione è alle prese con i grembiulini griffati, e non ci fossero già abbastanza polemiche, ora ci si mettono pure la sua ex insegnante di liceo, lo scrittore Vincenzo Consolo e la Banca d’Italia. E il
colpo ferale le arriva proprio da quest’ultima. È una relazione drammatica, quella che Bankitalia ha prodotto in relazione alla «Dispersione scolastica e le competenze degli studenti»: nel 2007 il 25% dei ragazzi del Sud ha lasciato la scuola dopo la licenza di terza media. Ossia un ragazzo su quattro, laddove la media italiana è di uno su cinque.
Una vera e propria fuga di massa, un dato superiore di almeno dieci punti percentuali alla media europea, a cui il dato del Centro Italia è addirittura inferiore. Tra le cause del «disastro merdionale» non c’è sicuramente la supposta impreparazione dei docenti meridionali - ai quali l’astuta Gelmini vorrebbe affibbiare degli speciali «corsi intensivi» - bensì, al contrario, la loro diffusa precarietà, la fatiscenza di gran parte degli edifici ed il dilagante smottamento «culturale» di vaste aree del paese. In pratica, fa capire l’istituto bancario centrale, il problema sono i finanziamenti del tutto insufficienti alla sistema scolastico e la mancanza di una strategia a lungo raggio, il tutto aggravato dalla politica dei tagli che penalizzano soprattutto scuola e ricerca.
A quanto afferma lo studio, mentre al Centro e al Nord la dispersione si ferma rispettivamente al 13 e al 18%, al Mezzogiorno «l’efficacia del sistema scolastico non dipende dal numero dei docenti impiegati ma dalla loro composizione». In particolare, «una minore percentuale di docenti a tempo determinato contribuirebbe a ridurre il rischio di dispersione». Va considerato che in Italia lo 0,8% dei quindicenni abbandona la scuola senza aver completato la media inferiore, e il 3,7% dopo: nelle regioni del Sud le percentuali crescono all’1,1% e al 5,1%, mentre diminuiscono sensibilmente nel Centro.
L’altro elemento drammatico è quello di un’edilizia scolastica assolutamente inadeguata, al Sud, rispetto al resto del paese e a maggior ragione rispetto agli standard europei. Il documento afferma che «nelle regioni meridionali le percentuali di edifici impropriamente adattati a uso scolastico e di scuole con infrastrutture e impianti igienico-sanitari scadenti sono superiori a quelle del centro-nord». E, come è ovvio, più sfasciate sono le infrastrutture, più «l’ influenza sugli apprendimenti degli studenti è negativa». Pesano sull’irregolarità della frequenza scolastica anche l’ambiente familiare: nel Mezzogiorno, tra chi ha 35 e 55 anni, la percentuali di coloro che hanno la sola licenza di terza media è al 57%, oltre tredici punti percentuali in più rispetto al centro-nord.
Non è un panorama allegro. A maggior ragione se vi si aggiunge che quest’anno le famiglie spenderanno addirittura il 30-40% in più dell’anno scorso per i libri di scuola, come emerge da un’indagine di Mdc Junior e secondo varie associazioni di consumatori. In pratica, non di altri tagli, ma di nuove risorse ha bisogno la scuola. E invece, accusa il centrosinistra, ci dobbiamo accontentare di nuove folate demagogiche. E qui la destra dà sempre il meglio di sé: mentre dagli ambienti del Pdl si continua a sostenere l’operato della Gelmini senza entrare nel merito («per la sinistra la scuola è un serbatoio elettorale», grida Bruno Murgia di An), un nuovo dispiacere arriva alla ministra Gelmini dalla sua ex prof delle medie. Maria Nunziata Terzo, siciliana, si dichiara infatti «allibita» per le parole della sua Mariastella sull’impreparazione dei docenti del Sud. «Mi sono sentita ferita come donna e insegnante». E Consolo che c’entra? C’entra, eccome. A proposito della storia dei corsi di aggiornamento per i professori del Sud, lo scrittore messinese dichiara: «I signori che stanno al governo oramai fanno a gara a chi la spara più grossa».