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Unità: Abbiamo tutelato tutti i lavoratori. Anche la parrucchiera della signora Prodi

di Morena Piccinini La segreteria della Cgil spiega le ragioni che hanno portato all’accordo sulla previdenza: «Un percorso in salita, ma sono state corrette le iniquità del centrodestra»

23/07/2007
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l'Unità

INTERVENTO La segreteria della Cgil spiega le ragioni che hanno portato all’accordo sulla previdenza: «Un percorso in salita, ma sono state corrette le iniquità del centrodestra»

di Morena Piccinini*

Stanno giungendo a conclusione mesi e mesi di una difficile trattativa con il governo, complicata per i tanti temi trattati che da troppo tempo attendevano una risposta positiva, per vincoli pesanti sulle risorse a disposizione, per le profonde differenze registrate all'interno della maggioranza e della stessa compagine di governo. Il nostro impegno è stato quello di non separare gli interessi e i bisogni dei giovani da quelli dei pensionati e dei pensionandi e siamo fieri di poter presentare a lavoratori e pensionati un accordo acquisitivo di nuovi diritti e opportunità per tutte le età, dopo tanti anni di riduzione dei diritti sociali nel nome dei tagli alla spesa pubblica per risanare il bilancio dello stato.
Nonostante la vastità dei temi in discussione l'attenzione di tutti continua a concentrarsi unicamente sulla parte della trattativa riferita allo scalone, quasi fosse l'unico ed esclusivo parametro di valutazione anche su tutto il resto. Nel ribadire che questa trattativa va valutata per tutti i suoi aspetti (rivalutazione delle pensioni, più tutela in materia di disoccupazione e contribuzione figurativa, sostegno ai giovani contro la precarietà e per una garanzia di rendimento almeno al 60% della retribuzione circa la loro pensione futura, sventato attacco all’età pensionabile delle donne), non mi sottraggo a una riflessione specifica proprio sul tema dello scalone. Abbiamo tutti ben presente che su questo aspetto le nostre aspettative e richieste erano molto più alte, perché l’iniquità della legge Maroni aveva fatto indignare tutti i lavoratori, e ci siamo battuti perché il risultato finale fosse più evidente e percepibile. Dobbiamo però anche ricordare la maggior difficoltà che si incontra a smontare una legge già approvata e i cui risparmi erano da tempo contabilizzati e l'azione di contrasto messa in campo dall'Unione Europea, dal Ministero dell'Economia e da larghi strati della stessa maggioranza, impegnati più ad affermare un'idea di rigore nei conti piuttosto che la necessità di sanare una profonda ingiustizia prodotta dal governo precedente .
Nonostante queste difficoltà possiamo dire che dal 2008 lo scalone non c'è più, è stato smontato, e ci saranno benefici per tutti i lavoratori interessati alla pensione di anzianità. Benefici che vanno da 3 anni a 1 anno in meno di lavoro richiesto a chi matura i 35 anni alle varie scadenze rispetto a quanto era stato imposto dalla legge Maroni. Benefici che risultano raddoppiati dalla combinazione tra requisiti di età e requisiti contributivi, dando almeno due possibilità, ad esempio 59 anni di età e 36 di contribuzione piuttosto che 60 anni di età e 35 di contribuzione. E anche per coloro che dovranno arrivare comunque ai 40 anni di lavoro, come sarebbe avvenuto con la legge attuale, il ritorno alle quattro finestre permetterà un anticipo di sei mesi rispetto a quanto imposto dalla Maroni, beneficio che ovviamente si estende anche a coloro che maturano i 40 anni di lavoro a qualsiasi età.
Ricordo che i benefici derivanti dalla trattativa sindacale si estenderanno anche ai lavoratori autonomi come la parrucchiera della signora Franzoni, anche se le associazioni del lavoro autonomo hanno sempre dichiarato che lo scalone non doveva essere modificato. Quindi, si potrà discutere circa la scarso effetto delle quote perché imporre una flessibilità solo su due anni è davvero molto poco, ma non si può assolutamente affermare che l'effetto è uguale a quello della Maroni o, come sostenuto da qualcuno, addirittura peggiore.
Ha poi molta importanza la verifica che si dovrà fare nel 2012, prima che entri in vigore la quota 97 che è indubbiamente alta. Siamo sicuri che a quella data i conti della previdenza non saranno preoccupanti e potremo uscire dalla logica del rigore, perché potremo usufruire anche del miglior andamento dell'economia, della maggior ricchezza derivante anche dai processi di immigrazione a dalla maggior natalità che nel frattempo si sarà consolidata.
Così come non va sottovalutato che finalmente si concretizza la definizione di lavori usuranti, attesa fin dal 1993. I turnisti di tutti i settori pubblici e privati (da chi lavora in fonderia all'infermiera), i lavoratori costretti alle catene di montaggio o in postazioni vincolate per la prima volta avranno una reale riduzione di tre anni rispetto a quelli richiesti comunemente per il pensionamento.
Parliamo di una platea di un milione e mezzo di persone, ma soprattutto vediamo affermato il principio secondo il quale i lavori non sono tutti uguali, che dovrà essere pienamente recepito dalla commissione istituita per modificare i coefficienti per il contributivo e sanare la disuguaglianza prodotta dalla logica dell'aspettativa di vita media che non ha finora tenuto conto del fatto che le aspettative di vita dipendono anche dalle condizioni materiali in cui si svolge l'attività lavorativa.
Il giudizio vero e finale su tutti i temi dovrà essere dato dai lavoratori nella consultazione che si farà a settembre, e quel pronunciamento dovrà produrre anche la spinta verso il parlamento perché la legge di recepimento dell'intesa non peggiori il risultato ottenuto. Lo ricordo anche alle forze politiche della sinistra che hanno già espresso l'intenzione di battersi per un miglioramento dei parametri dell'accordo: benissimo, ci farebbero decisamente piacere ulteriori miglioramenti, purché tutto questo non significhi lasciare spazio a chi invece, nella maggioranza e nell'opposizione, mal digerisce questo cambiamento e rischiare di ritrovarci alla fine del percorso con di nuovo la legge Maroni.

* Segreteria confederale Cgil


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