Unità: 40 istituti con il «lutto» al braccio
ROMA-In quaranta scuole la protesta contro le riforme Gelmini che seppelliscono «il nostro sistema scolastico»
ROMA Le scuole di Roma si vestono a lutto contro la riforma Gelmini. Il ritorno al maestro unico, così come i tagli ai fondi per la scuola pubblica, hanno scatenato le proteste dei docenti di quasi quaranta istituti della capitale, la maggior parte elementari, riuniti in coordinamento per organizzare una forma di protesta efficace ed impedire che il decreto venga convertito in legge. Da qui l’idea, fortemente simbolica, di raccogliere l’invito dei sindacati di categoria e presentarsi il 15 settembre, primo giorno di scuola, con un nastro nero legato al braccio e l’esposizione di drappi neri in segno di lutto per «la fine del nostro sistema scolastico», spiegano gli aderenti al coordinamento. A reggere le file della protesta è la scuola elementare Iqbal Masih, che deve il suo nome al bambino pakistano simbolo della rivolta contro il lavoro minorile.
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Una fascia nera al braccio delle maestre
di Michela Bevere
OFFERTA EDUCATIVA «Con l’introduzione del maestro unico e i con tagli previsti dal decreto legge del Ministro Gelmini nel Lazio sono a rischio 1500 posti».
A dichiararlo è l’assessore regionale all’Istruzione, Silvia Costa, anticipando una stima elaborata dalla Regione Lazio, che sarà portata oggi al Tavolo regionale sulla programmazione scolastica: «Se anche non saranno toccate le classi a tempo pieno, che nel Lazio sono 4.962, come in un primo momento si pensava, resta comunque il fatto che nelle oltre 3.000 classi elementari a tempo modulare esistenti nel Lazio, il taglio di un insegnante ogni due classi produrrà estremi disagi, sia sul piano della riduzione del personale scolastico, sia sotto il profilo dell’impoverimento dell’articolazione dell’offerta educativa rivolta ai bambini». Nonostante le rassicurazioni del Ministro Gelmini che, ha detto, non ridurrà le ore scolastiche per venire incontro alle esigenze delle famiglie, forti dubbi e preoccupazioni rimangono, quindi, da parte dell’assessore Costa sulla riforma, e in particolare sul maestro unico: «Si mette a rischio l’autonomia scolastica, che consente già oggi a molte scuole di avere comunque il maestro di riferimento per le famiglie e per i bambini, nonché il coordinatore del team didattico - sottolinea - e non si deve assolutamente sottovalutare la rilevanza dell’insegnamento delle lingue straniere, dell’informatica, della musica e delle attività di laboratorio».
E a Roma già cominciano le proteste: in quaranta scuole, la maggior parte elementari, l’anno scolastico lunedì prossimo inizierà nel segno del lutto. Drappi neri all’entrata delle scuole e fasce nere al braccio delle maestre, saranno un tangibile segno di rivolta contro la riforma Gelmini: «Per indicare la fine del nostro sistema scolastico», spiegano i dirigenti scolastici aderenti al coordinamento di protesta delle scuole elementari contro il decreto del Ministro dell’Istruzione. Tra le scuole elementari romane hanno dato la propria adesione 25 istituti, circa il 13% del totale, tra cui la Gandhi (Municipio V) e la Marconi (Municipio VII), solo per citarne un paio. Ma la partecipazione non è mancata nemmeno tra le scuole medie, sia inferiori che superiori. Capofila della protesta contro la nuova riforma scolastica la dirigente scolastica del 123esimo circolo didattico (Municipio VI), Simonetta Salacone. Una scuola dedicata a Iqbal Masiq, il bimbo pakistano simbolo della rivolta contro il lavoro minorile. Per Salacone il ritorno al maestro unico è «un arretramento spaventoso, un ritorno al passato che stravolge la scuola elementare, un ritorno a un modello autoritario in cui decade l’integrazione dei saperi». Ma non è tutto. All’unanimità sia il Collegio dei docenti che il Consiglio d’istituto dell’Iqbal Masiq hanno approvato l’occupazione fin dal primo giorno di scuola dell’istituto: le lezioni verranno garantite durante la mattina, ma il pomeriggio ci saranno laboratori sulla riforma Gelmini. «Altre scuole, invece, stanno già avviando una raccolta di firme da mandare al Ministero conclude Salacone - la richiesta è bloccare la riforma».