Unione sarda-Non vogliamo una scuola gestita dalle Regioni

Assemblea Cgil
"Non vogliamo una scuola gestita dalle Regioni"
In classe suona il campanello d'allarme. Secondo la Cgil-scuola che si è riunita ieri nell'istituto tecnico commerciale Azuni, la scuola pubblica è sempre più in pericolo. Prima i professori poi gli studenti entrano in un meccanismo a catena che comporta solo disagi. "La saturazione dell'orario frontale degli insegnanti a 18 ore è uno dei punti chiave del decreto che penalizza l'offerta didattica degli studenti e spacca le basi dell'insegnamento - spiega Pino Patroncini del centro nazionale Cgil scuola - un professore di storia, ad esempio, che prima gestiva tre, al massimo quattro classi con 14 ore frontali, ora se ne vedrà affidate sei. Il primo effetto, che ricade sui ragazzi, è il peggioramento della qualità dell'insegnamento. Le altre conseguenze sono scontate: riduzione dei posti di lavoro, scomparsa degli insegnanti precari e più ore di lezione scoperte durante l'orario scolastico nei casi di assenza di un docente". Ma, secondo il sindacato, il decreto Moratti comporta anche altri squilibri. Peppino Loddo, segretario provinciale della Cgil scuola denuncia il più grave: "L'abolizione dell'obbligo scolastico: un meccanismo che produce solo l'effetto di togliere gli alunni dalle scuole facendo false promesse. L'illusione è un immissione più rapida e diretta nel mondo del lavoro. La realtà è che i ragazzi frequenterebbero una scuola di serie b, non più gestita dalla direzione scolastica ma dalle Regioni". (v. d.)