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Unione sarda-Chi comanda nella scuola

Intervento Riforma degli organi collegiali Chi comanda nella scuola di Lino Scanu * L'autonomia delle istituzioni scolastiche implica la ridefinizione degli organi di partecipazione...

19/11/2003
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L'Unione Sarda

Intervento
Riforma degli organi collegiali
Chi comanda nella scuola
di Lino Scanu *
L'autonomia delle istituzioni scolastiche implica la ridefinizione degli organi di partecipazione e di governo della scuola. Quelli in carica, infatti, mal si conciliano con la riforma in atto che prevede la figura, del tutto nuova per ruolo e competenze, del dirigente scolastico. Per questo motivo giacciono in parlamento due proposte di orientamento contrapposto: l'una privilegia la democrazia di base e punta sulla creazione di numerosi organi collegiali; l'altra opta per la governabilità e funzionalità degli istituti riducendo gli stessi organi al minimo.
L'una pecca per eccesso, l'altra per difetto. Entrambe, però, dovrebbero calibrare il numero e le competenze degli organi collegiali sulla capacità della scuola di gestire in senso democratico la propria autonomia, se è vero che la maggior parte delle decisioni e delle scelte programmatiche provengono dai singoli istituti. Sono scelte e decisioni fondamentali per il diritto allo studio, di cui il POF è il documento di maggior impegno per il dirigente scolastico e per il consiglio della scuola.
Non giova a tutto questo la macchinosa strumentazione burocratica con cui la scuola deve ancora oggi fare i conti per passare dal dire al fare. Il legislatore perciò, nel discutere il disegno di legge n.2010 sul governo delle istituzioni scolastiche deve porsi alcuni obiettivi di massima. Il primo è quello di superare l'idea di scuola-apparato ingessata dalle direttive sui suoi respiri minimi, prescrittiva e limitativa della funzionalità degli organi collegiali e della spinta democratica che ne aveva caratterizzato la nascita.
Evitare l'opprimente centralismo -questo è il secondo obiettivo- e i conseguenti rapporti di sudditanza incompatibili con l'autonomia in quanto negano la possibilità di scelte organizzative e programmatiche. Il terzo obiettivo, pertanto, è di consentire un'effettiva potestà decisoria, chiarendo le competenze e i livelli di collaborazione fra i soggetti interessati.
Il quarto obiettivo, infine, passa attraverso una precisa diversificazione fra ambiti di azione del dirigente scolastico e degli organi collegiali, tra funzioni di indirizzo-controllo e di attuazione-gestione, onde ovviare alla confusione dei ruoli tutt'ora esistente fra gli organi in oggetto. Il disegno di legge citato si orienta, invece, verso una competenza mista, indicando nel consiglio l'organo di gestione della scuola e stabilendo che al suo governo concorrono docenti, genitori, alunni ed enti locali. Tale commistione non fa che aumentare conflittualità ed inefficienza e impedire il corretto svolgimento dei compiti istituzionali.
La scuola deve poter contare sui poteri decisionali e gestionali di un dirigente responsabile, non imbrigliato in contraddizioni e ingiustificate limitazioni; ma deve anche poter contare sull'azione di un consiglio d'istituto che, se interessato alla sola gestione, verrebbe meno al diritto-dovere di esercitare i propri poteri di'indirizzo e di controllo.

* Ex Provveditore


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