Un ministro audace. A proposito del decreto sul diritto-dovere-Aristarco Ammazzacaffè
Un ministro audace. A proposito del decreto sul diritto-dovere Non so se convenite, ma l'audacia è il segno che più si addice al Ministro Moratti. Che sembra così; invece poi, quando f...
Un ministro audace. A proposito del decreto sul diritto-dovere
Non so se convenite, ma l'audacia è il segno che più si addice al Ministro Moratti. Che sembra così; invece poi, quando fa le cose che le fan fare, è veramente fuori target (sia detto, se volete, con ammirazione).
Prendete ad esempio il decreto sul diritto-dovere approvato, in via preliminare, il 21 maggio scorso dal Consiglio dei Ministri. Per il ministro, che ama doverosamente parlar bene, vi si "ridefinisce ed amplia" l'obbligo scolastico e l'obbligo formativo. In realtà, si cancella semplicemente il primo (l'obbligo scolastico) - sancito dalla Costituzione (art. 34) - e si introduce (perché ne sentivano la necessità anche gli uscieri di viale Trastevere) la nozione di "dovere". Invocando in proposito una norma costituzionale - l'art. 4 - che qui c'entra esattamente come il Ministro Castelli col Dicastero che gli han dato (e che lui onora, come risulta a quelli della Lega).
Non paga quindi dei problemi di legittimità già sollevati da più parti per il decreto sul Primo ciclo (e che non si sa dove potrebbero portarla ; ma si spera dove vorremmo noi), la Ministra, che ama la sfida sulle cose che contano (nella sua accezione aritmetica), ne lancia un'altra, di sfida, di cui tutti avvertivamo il bisogno.
E se non è audacia questa, non è neanche missione di pace quella che i nostri soldati compiono in Iraq. E pensare questo sarebbe offensivo. Se vi sembra.
Così uno si chiede a questo punto: Ma perché lo fa? Non ha una famiglia, un marito, dei figli? O anche una suocera? Una nuora? Basta l'audacia a spiegare tutto? Mah! Pensiamoci.
Considerate ancora, a proposito di audacia e sempre del nuovo decreto, la questione dei "luoghi" del Secondo Ciclo dove si realizza il diritto-dovere. La legge n. 53 parla in proposito di due canali ben divisi, quello liceale e quello di Istruzione e Formazione Professionale.
Ma due figure - che in giro ne fanno e tante - come il prof. Bertagna e l'On. Aprea, hanno sempre rifiutato in proposito il termine "duale". E si arrabbiano quando lo vedono attribuire alla loro riforma (sono tipi fatti così, sono passionali. L'Aprea dicono addirittura sia anche sanguigna).
E mi sono chiesto spesso il perché. Ma poi lasciavo perdere. Si sa, la vita.
Il decreto in questione in ogni caso scioglie l'arcano. Al comma 3 del primo articolo in effetti il sistema del Secondo ciclo non è duale. E ciò per via di un "nonché" riferito al "sistema dell'apprendistato" che si aggiunge a quello dei Licei e a quello dell'Istruzione e Formazione Professionale. Siamo quindi a quota tre. E tutti dentro un sistema unitario e con pari dignità. Che è un mistero un po' meno arduo solo rispetto a quello della Trinità.
D'altra parte, in casa Moratti, ad avvalorare la pari dignità dei canali, sembra, per scelta di famiglia, che verranno regolarmente avviati al sistema dell'apprendistato non solo i nipoti della Ministra, ma anche cugini e parenti perfino non consanguinei (per quelli che riescono meglio e si comportano bene, sembra si orienteranno, subito dopo la scuola media, verso il canale della FP). E ciò per un fatto di mobilità sociale a cui lei - e altri come lei - tengono tanto e in buona fede. Che non si nega a nessuno. (Non si hanno però notizie al riguardo per le famiglie di Aprea e Bertagna, perché i nostri finora ne han sentito parlare solo dai salesiani e vorrebbero farsi una cultura prima di decidere una posizione).
Un altro passaggio chiave per apprezzare l'audacia - questa volta anche logico formale - del Decreto (e quindi del suo ministro) è dove si parla delle iscrizioni nelle superiori (art. 2, c.4). Vi si legge che queste sono effettuate presso i due sistemi (qui però si sono dimenticati del terzo, vallo a capire perché) "che realizzano i profili culturali e professionali ai quali conseguono titoli e qualifiche valevoli su tutto il territorio nazionale&". E fin qui, tutto normale. E uno si dice: OK. Ma non si fa in tempo a gustare la soddisfazione di aver capito, che una subordinata ti scompiglia le carte: "valevoli" sì, dice il testo, ma solo "se rispondenti ai livelli essenziali di prestazione" di cui alla Legge di riforma. Da ciò l'interrogativo immediato e preoccupato: Perché l'aggiunta? Vuol dire che questi "livelli essenziali" possono non rispondere? E se non rispondono, cosa succede? Domande serie. Da cui ci si può aspettare - penso (ma non vorrei sbagliarmi) - solo una risposta secca articolabile in tre lemmi; sì, no, dipende. Che attribuirei verosimilmente, per ragioni di carattere e di biografie, rispettivamente: all'Aprea, perché istintiva e ottimista e il "sì" le si confà proprio come la sua "frangetta alla Valentina"; a Bertagna perché istintivo e pessimista come tutti veri intellettuali; al Ministro per via di quello che le passano e che non si può sempre sapere prima.
L'art. 3 declina invece l'audacia sotto il profilo - diciamo così - geografico-territoriale. Parla dell'anagrafe degli studenti - per capire chi entra e chi esce, e come e quando, dal sistema - che il senso comune vorrebbe gestito a livello locale. Ma vi pare? Troppo semplice e ovvio. E allora il gesto ardito: quell'"Anagrafe Nazionale" imprevedibile e spiazzante come le uscite di Sacripante, nel "Furioso". E se proprio una ragione va cercata, la si può trovare nell'idea di federalismo a cui questa maggioranza tiene, esattamente come Bush alla pace in Iraq (ma anche altrove, a pensarci bene).
L'audacia in versione ilare-giocosa (sempre per la serie "Defendemos l'alegria" di cui allo spettacolo televisivo Zelig) è invece quella dell'art. 5 sul riconoscimento dei crediti. Dove - con margini di approssimazione certamente calcolabili (se proprio vi piacciono gli esercizi hard) - si prevede che i ragazzi in apprendistato, grazie ai crediti acquisibili in azienda, possono iscriversi ad un liceo ed avere successo. Proprio come Giuliano Ferrara ad un torneo di scherma. (Questa opportunità soprattutto sembra piaccia alla Moratti che, d'altra parte, della lotta alla dispersione scolastica parla sempre, in attesa di pensarci).
Tanto che poi alla fine uno attonito si chiede: ma questi, ci sono o ci fanno? O ci disfano? Come può anche sembrare probabile?
Ma qui non mi sento di avanzare una riposta. Fate voi.
Aristarco Ammazzacaffè