Un milione di studenti in meno da qui al 2036: ecco il piano del governo per i 64 mila docenti in esubero
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza il governo si impegna a non tagliare gli organici: le risorse umane che si libereranno verranno usate per il tempo pieno al Sud e per le classi pollaio al Centro-Nord. Ma per vedere gli effetti del calo demografico alle superiori bisognerà attendere
Un milione di studenti in meno
Da qui al 2036, cioè nei prossimi quindici anni, la scuola italiana perderà più di un milione di studenti (1,1 milioni in meno rispetto agli attuali 7 milioni e mezzo) per colpa del calo demografico. Un dato da far rabbrividire i sindacati della scuola, e con buone ragioni visto che nel PNRR è già stato fatto il calcolo di quanti docenti risulteranno in esubero: 64 mila, concentrati principalmente nelle scuole secondarie. Ma niente paura, assicura il governo: il numero complessivo dei docenti (quest’anno erano 835 mila) non verrà toccato al duplice scopo di impiegare i docenti in più per risolvere due annosi problemi della scuola: le classi troppo affollate (soprattutto nelle grandi aree metropolitane e alle superiori) e di aumentare il tempo pieno alle primarie soprattutto al Sud.
Un Paese diviso in due
Tutto bene dunque? Sì e no. Perché il calo demografico non colpirà in modo uguale i diversi livelli di istruzione in quanto si farà sentire prima nelle scuole d’infanzia e alle elementari e solo dopo nelle secondarie. E molto più al Sud, dove le cosiddette classi pollaio già oggi sono un’eccezione, che al Centro e al Nord dove il problema è molto più diffuso.
Più tempo pieno al Sud
Se è vero dunque che mantenendo inalterato l’organico scuola nonostante l’emorragia di studenti pian piano migliorerà anche il numero medio di studenti per classe, basta dare un’occhiata alle tabelle per rendersi conto che l’effetto del calo demografico si farà sentire molto prima alle elementari, liberando così delle insegnanti per il tempo pieno, e invece molto dopo alle superiori. Da qui al 2028 per esempio le scuole primarie perderanno quasi un bimbo su 6 (-15%), le medie il 13,2% mentre le superiori solo il 3%. Ma è proprio questo il segmento dove già quest’anno si è più sofferto per il sovraffollamento delle aule che ha costretto le scuole a ricorrere alla Dad in percentuali anche maggiori di quelle via visa prescritte dal governo in base alle condizioni epidemiologiche.
Le classi pollaio al Centro-Nord possono attendere
Entro il 2036, in compenso, i rapporti si saranno rovesciati: con le primarie che dal 2029 in poi inizieranno lentamente a recuperare qualche posizione, mentre le secondarie raggiungeranno picchi negativi del 20 per cento: uno studente su cinque in meno che - in base alle proiezioni del governo - corrispondono a circa 30 mila docenti in esubero (contro i 18 mila delle medie, gli 11 mila delle elementari e i 1.500 delle scuole d’infanzia).