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Uità-Hashish a scuola, il preside condannato:"La sentenza è un precedente pericoloso"

Hashish a scuola, il preside condannato:"La sentenza è un precedente pericoloso" Giuseppe Caruso MILANO "Le sentenze non devono essere esemplari, devono essere giuste". Nella frase pronun...

30/06/2004
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l'Unità

Hashish a scuola, il preside condannato:"La sentenza è un precedente pericoloso"

Giuseppe Caruso

MILANO "Le sentenze non devono essere esemplari, devono essere giuste". Nella frase pronunciata da Bruno Dagnini, preside del liceo scientifico Majorana di Rho condannato ad un anno ed 8 mesi di reclusione per favoreggiamento dello spaccio di droga, c'è tutta la delusione di un uomo descritto da alunni ed insegnanti come "un capo d'istituto esemplare".
"Una sentenza esemplare fa schifo di per sè - continua Dagnini - ed io dopo questa decisione allucinante non ho più alcuna fiducia nella giustizia italiana". La sentenza pronunciata lunedì dal giudice Beatrice Secchi, dopo una lunghissima camera di consiglio, verrà comunque impugnata dall'avvocato di Dagnini, Giuliano Pisapia, che ricorrerà in Appello.
"È il minimo che possiamo fare - spiega il preside - non solo per il nostro caso, ma perché quella presa dal tribunale di Milano è una decisione pericolosa, che crea un precedente inaccettabile. Infatti non c'è nessun mio collega, nel pieno possesso delle sue facoltà, che possa dirsi tranquillo dopo questa sentenza. In tutte le scuole, in misura diversa, esiste il fenomeno degli spinelli ed in certi istituti il problema non si limita di certo solo all'hashish o alla marijuana. Ed allora vorrei sapere, di fronte ad un fenomeno che è prima di tutto sociale, cosa dovremmo fare noi presidi".
Molti hanno indicato come strada percorribile quella della denuncia alle forze dell'ordine, nel caso in cui un preside si accorga dell'utilizzo di sostanze stupefacenti nel proprio istituto, ma a riguardo Bruno Dagnini ha un'altra idea: "Noi siamo prima di tutto degli educatori e come tali dobbiamo comportarci. Le forza dell'ordine e più in generale lo strumento della repressione nei confronti dei ragazzi, sarebbe una resa e sarebbe anche inutile. Io lotto da anni contro questi tipo di problema ed ho capito, grazie all'esperienza fatta sul campo, che l'unica strada percorribile è quella della comprensione. Per questo ho organizzato dibattiti e convegni in modo da spiegare il fenomeno della droga e soprattutto per farmi comprendere dai ragazzi, ai quali questo tipo di lavoro è indirizzato".
Ma sbaglia chi pensa che le forze dell'ordine siano tenute al margine di queste iniziative: "Abbiamo organizzato addirittura un ciclo di conferenze assieme alla Guardia di Finanze per provare a comunicare meglio" spiega ancora Dagnini "sia con i ragazzi che con i loro genitori, spesso presenti a questo tipo di incontri. Ed i risultati sono stati ottimi, abbiamo lavorato molto bene assieme per lungo tempo e senza alcun tipo di problema. Tutto questo fino all'arrivo dei carabinieri. Da quel momento è come se si fosse cercato un capro espiatorio. Ma io non ho proprio nessuna intenzione di diventarlo e per questo mi batterò fino in fondo".


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