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Ugo e gli altri 49 ricercatori che vincono l’Oscar dell’ecologia

L’idea della casa intelligente. «Ci ho lavorato gratis, senza contratto»

15/07/2014
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Corriere della sera

Per il primo festeggiamento l’ingegnere del progetto ha cucinato una gigantesca pasta all’amatriciana che nel pomeriggio di ieri è stata offerta a tutti i «decatleti» come merenda post olimpiadi. E qualcuno ha pure intonato: «Tonelli meglio di Prandelli». E magari non ha tutti i torti. Perché Chiara Tonelli, che insegna Tecnologia dell’architettura alla facoltà di Architettura dell’università Roma Tre, è anche la team leader di una squadra di 50, tra studenti, ricercatori e professori di Architettura, Ingegneria ed Economia di Roma Tre, che appena due giorni fa ha vinto il «Solar Decathlon Europe 2014», come dire i Mondiali di bioarchitettura.
Gli unici italiani ad essere stati selezionati tra centinaia di progetti in tutto il mondo e ad essere arrivati alla finale a Versailles. I primi tra 20 squadre di università da Stati Uniti, Giappone, Francia, Svizzera, Cile, Messico, Germania, Taiwan, Spagna, Romania, Thailandia, Costa Rica, India, Olanda che tutte insieme in poco meno di un mese hanno realizzato a due passi dalla reggia del Re Sole una «Cité du Soleil», piccolo villaggio solare con 20 prototipi di eco-abitazioni. Sono state poi giudicate in 10 prove diverse. E «RhOME for denCity» ha vinto.
«Ho pianto come un bambino quando abbiamo sentito che il primo posto era il nostro, ho pianto sul palco perché ho pensato che l’Italia, la nostra Università, Roma hanno dimostrato che le idee grandi vincono e sono stato orgoglioso di tutto il lavoro fatto». E ha pianto Ugo Carusi, project engineer 28enne (lo chef dell’amatriciana), perché per lui «RhOME» è più di un prototipo premiato, «è un sogno, un’idea, una passione che seguo da un anno e mezzo da ricercatore del tutto volontario (l’università non ha soldi): vorrei che tutti i nostri concittadini potessero vederla e festeggiassero con noi».
«RhOME significa “A home for Rome» (“Una casa per Roma”) - sorride Chiara Tonelli -: è stata pensata per Roma, per il parco di Tor Fiscale, con la sua baraccopoli e i suoi monumenti, ma è replicabile e trasportabile in tutte quelle realtà urbane di periferia oggi abbandonate e degradate». La casetta rossa ricoperta di legno che gli italiani del gruppo semplicemente chiamano «La Casa» in realtà è un concentrato di efficienza energetica, innovazione, sostenibilità, design. E bellezza. Sessanta metri quadrati più due loggette esterne fatte di materiali ecocompatibili, ispirati al massimo del risparmio energetico, ma anche dei consumi, per produrre più energia di quanta se ne usi, seguendo il principio delle 5 R: rigenerazione urbana, relazione tra cittadini, rapidità di costruzione, riduzione di impatto ambientale, riuso.
Prima di arrivare a Parigi, per 4 mesi è stata a Casteldarne, Alto Adige, dove è stata testata. Poi è stata smontata pezzo per pezzo, caricata su un treno e portata a Versailles: «Anche qui il minimo impatto ambientale — dice Tonelli —: è un edificio concepito per entrare nei container dei treni merci». È stata ricostruita in una settimana. «Una casa di quel tipo costa 1.032 euro al metro quadro, inclusi gli arredi fissi — continua la team leader —: sarebbe perfetta come casa popolare e per Roma soprattutto». Ma nessuno delle istituzioni locali e nazionali se n’è accorto. A Versailles non si è visto nessuno del Comune di Roma, «peccato — dice Tonelli — perché il sindaco Ignazio Marino sarebbe il nostro primo interlocutore». Invece gli americani, che del Solar Decathlon sono gli inventori (con il Dipartimento di energia del governo) hanno lodato molto il gruppo italiano.
Ora la casetta rossa tornerà in patria. Dove? Non all’università Roma Tre, «ci hanno bloccato per motivi burocratici», racconta Tonelli. Il suo luogo naturale sarebbe nel parco di Tor Fiscale, come primo passo per la riqualificazione. Ma per non farla finire smontata e dimenticata in qualche magazzino, il principale sponsor del progetto, l’azienda di case in legno Rubner di Chienes (Bolzano), ha già pronto un grande spazio dove la metterà in bella mostra.
Claudia Voltattorni

cvoltattorni@corriere.it

 


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