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Tuttoscuola: Una via lombarda alla riforma?/Le condizioni per l’attuazione di un regionalismo differenziato

Per stabilire se alcune regioni possono ottenere " forme e condizioni particolari di autonomie" andrebbero prima perfezionati i percorsi attuativi dei nuovi livelli di competenze delle regioni e delle autonomie locali determinati dall’articolo 117, secondo e terzo comma, della vigente Costituzione.

15/08/2006
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Tuttoscuola

L’art. 116 della Costituzione nella versione modificata nel 2001 - uscita rafforzata anche dall’esito del referendum del 2006, che ha respinto la "devolution" bossiana - prevede che, al di là di quanto previsto per le Regioni a statuto speciale, anche alle altre Regioni possono essere attribuite su materie specifiche " ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia". Si tratta di quel " federalismo a geometria variabile" sul quale esiste in Parlamento e in molte Regioni un ampio consenso trasversale.
Su questa base, il pragmatico presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, preso atto dell’esito del referendum (che comunque in questa Regione ha visto prevalere i sì), si accinge a chiedere più autonomia per la Lombardia in varie materie, tra le quali l’istruzione (insieme a salute, ambiente, energia, ricerca scientifica, giustizia di pace). La Regione si avvarrebbe di questa sua più ampia autonomia per rafforzare, a sua volta, l’autonomia delle singole istituzioni scolastiche.
Ecco come la prefigura Formigoni in un’intervista rilasciata al "Corriere della Sera" di sabato 29 luglio: " I programmi resterebbero quelli fissati a livello nazionale, salvo la piccola quota definita da ciascuna Regione, ma ogni istituto dovrebbe avere un’autonomia esasperata nella definizione dell’offerta formativa, nella gestione delle risorse finanziarie e umane", e per il personale " si potrebbe arrivare a una contrattazione decentrata per tradurre anche in termini economici la valorizzazione delle professionalità".
L’autonomia " esasperata" (Formigoni dice proprio così) delle scuole si spingerebbe fino a consentire ad esse di gestire percorsi talmente personalizzati da riassorbire anche i percorsi sperimentali triennali fin qui realizzati nell’ambito del morattiano "sistema di istruzione e formazione"?

A Formigoni hanno risposto il ministro per i rapporti col Parlamento Chiti, per il quale " forme di regionalismo differenziato non sono uno scandalo", e il ministro per gli affari regionali Lanzillotta, per il quale il progetto può rischiare " di diventare una fuga in avanti, se prima di far partire il regionalismo a geometria variabile non si fanno almeno tre cose", una delle quali attuare le parti incontestate che però sono lettera morta, come il federalismo fiscale.
Per stabilire se alcune regioni possono ottenere " forme e condizioni particolari di autonomie" andrebbero prima perfezionati i percorsi attuativi dei nuovi livelli di competenze delle regioni e delle autonomie locali determinati dall’articolo 117, secondo e terzo comma, della vigente Costituzione. Al riguardo si è fatto poco o niente per far funzionare l’assetto istituzionale per la scuola definito dal vigente Titolo V, parte seconda, che certamente presenta molti aspetti che debbono essere chiariti, ma che non può essere disgiunto da un’analisi dei presupposti e delle condizioni, istituzionali e organizzative, indispensabili per la loro realizzazione.
E’ comunque certo - e su questo Formigoni potrebbe essere di forte aiuto - che occorre impegnarsi per consolidare l’assetto istituzionale definito nel 2001 dal Titolo V. Va in questa direzione l’importante documento approvato, con il dissenso proprio della Regione Lombardia e del Veneto, il 12 luglio dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, volto come si legge nel testo "a dare attuazione al Titolo V, parte seconda della Costituzione, sugli aspetti riguardanti l’istruzione e la formazione del sistema educativo (che) hanno rilevanza tra l’altro sul pieno sviluppo dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e sul riassetto delle articolazioni organizzative del Ministero della Pubblica istruzione".
Il documento, frutto di un approfondito lavoro di analisi in sede di IX Commissione della Conferenza delle Regioni, costituisce l’occasione da non perdere per la definizione di comportamenti comuni e per sviluppare un confronto serrato perché il processo di elaborazione di idee e progetti per la scuola che verrà non può essere disgiunto da un’analisi dei presupposti e delle condizioni istituzionali ed organizzative


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