Tuttoscuola-Un diario per Letizia. Anzi contro
Un diario per Letizia. Anzi contro Quasi quattrocento pagine intitolate "Nessuno nasce imparato": un motto egualitario, secondo gli autori, che lo contrappongono al "molto più triste", sec...
Un diario per Letizia. Anzi contro
Quasi quattrocento pagine intitolate "Nessuno nasce imparato": un motto egualitario, secondo gli autori, che lo contrappongono al "molto più triste", secondo loro, "io speriamo che me la cavo". E' monografico, tutto dedicato alla scuola, l'ultimo numero del "Diario", il periodico diretto da Enrico Deaglio, apparso in edicola nei giorni scorsi, corredato da una spilla rotonda multicolore, recante l'epigrafe "no alla riforma Moratti".
Per la verità, più che di un diario, di cui ha solo il formato, si tratta di una specie di manuale di istruzione per i diversi reparti nei quali i diaristi suddividono l'esercito che viene chiamato a combattere la riforma Moratti: insegnanti, studenti, genitori, e anche, più genericamente, lettori-elettori. A tutti vengono offerti argomenti critici nei confronti della politica scolastica governativa, in una sorta di attacco concentrico al quale sono chiamati a concorrere studiosi come Tullio De Mauro e Benedetto Vertecchi, politici come Alba Sasso, scrittori "scolastici" come Domenico Starnone e Marco Lodoli. E poi ancora esponenti dell'associazionismo professionale (Domenico Chiesa, presidente del CIDI), leaderini studenteschi dell'UDS (Unione degli Studenti), e una nutrita schiera di collaboratori, a ciascuno dei quali è assegnato il compito di aggiungere una tessera al mosaico antimorattiano. Compare anche l'associazione "treeLLLe" dell'ex responsabile scuola di Confindustria, Attilio Oliva.
Al di là della comune intenzionalità antigovernativa, tuttavia, non emerge in questo pur corposo numero del "Diario" un organico disegno alternativo, se non un generico appello a "farla finita con chi pensa che nelle aule si debbano preparare i ragazzi ad affrontare il mondo del lavoro". Ne fa le spese Lenin, del quale viene citata una frase che va proprio in quella direzione. Ma neppure il filolicealista e studiosissimo Gramsci se la cava: nel suo editoriale il direttore Deaglio sostiene che "una scuola libera in cui apprendere a ribellarsi è una buona idea".