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Tuttoscuola-Riforma e Alte professionalità

Riforma e Alte professionalità L'attuale Riforma che sta interessando la scuola (ancorché forse lontana dalla concretizzazione nella sua totalità) tende ad agire sulla variabile "organiz...

01/03/2004
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Tuttoscuola

Riforma e Alte professionalità

L'attuale Riforma che sta interessando la scuola (ancorché forse lontana dalla concretizzazione nella sua totalità) tende ad agire sulla variabile "organizzazione scolastica" secondo la direzione intrapresa dall'attribuzione dell'autonomia.

E' rimasta finora sostanzialmente immutata - almeno sul piano normativo - la variabile rappresentata dai docenti. Tuttavia la dimensione europea che dovrà assumere l'insegnamento entro il 2004, comporterà una serie di mutamenti nel rapporto di lavoro dei docenti e soprattutto nella stessa figura professionale. Se stanno cambiando le coordinate di riferimento dell'offerta del servizio scolastico occorrerà individuare "le condizioni di successo" degli insegnanti che consentano di ricostruire il rapporto di fiducia da parte del pubblico degli utenti e,soprattutto, la necessaria fiducia nella propria professione da parte dei docenti stessi.

Una professione che oramai impone il dover rendere conto dei risultati, del proprio operato non solo ai genitori ed alla comunità,ma anche al più vasto sistema politico d economico e al sistema d'istruzione nazionale ed internazionale, attraverso la valutazione per standard di apprendimento. Purtroppo la normativa ha ridefinito soltanto la trasformazione professionale del capo d'istituto,cui viene attribuita una dirigenza specifica,ma tuttavia saldamente iscritta dentro il Dlg n.29/93 e il profilo professionale del direttore dei servizi amministrativi.
Nulla ancora, invece, sul fronte della professione docente che è invece centrale rispetto al prodotto della scuola:l'istruzione e la formazione. Infatti se la scuola autonoma deve essere sempre più in grado di interpretare i bisogni e le aspettative di istruzione e formazione allo scopo di garantire il successo formativo, ne consegue che non solo il dirigente scolastico, ma anche e soprattutto i docenti sono chiamati ad abbandonare comportamenti ritualistici e burocratici, per assumersi la responsabilità dei processi ad essi affidati e dei relativi risultati.

Finora non c'è stato nessun percorso prestabilito per la professione di insegnante, ma una pluralità di percorsi che - spesso su basi di casualità e, a volte,di vocazionalità - hanno consentito l'accesso ad una professione per certi versi inesistente senza la scuola. Ad esempio il tirocinio specialistico è da sempre considerato cruciale in tutte le professioni "alte", sia per l'acquisizione di conoscenze tecniche in contesti operativi (non si impara a fare il medico fintanto che non si è messi nella condizione di entrare nei luoghi della medicina) sia per socializzare alle norme e ai valori della specifica etica professionale, affinché cominci a formarsi il senso di appartenenza ad un gruppo professionale, sperimentandone contemporaneamente i riti di accoglienza e di riconoscimento.

C'è inoltre un aspetto che, quasi paradossalmente, rema contro la professionalità docente: la tanto declamata libertà di insegnamento, che è la forma giuridica della discrezionalità professionale.
Nel nostro Paese ciò ha permesso un'interpretazione del ruolo professionale molto libera che,se da un lato ha consentito al sistema scolastico di funzionare attraverso gli insegnanti nonostante la progressiva burocratizzazione del quadro organizzativo, dall'altro ha reso il lavoro dei docenti fortemente autoreferenziale, quando la libertà di insegnamento è stata utilizzata come una corazza che rende invulnerabili.
La professionalità infatti altro non è se non l'insieme di tutte quelle capacità che sono necessarie per esplicare al meglio la propria professione. Pertanto solo facendo oggetto di ricerca e, quindi di valutazione in termini di successo/insuccesso dell'agire professionale il processo di insegnamento/apprendimento, specie nella logica dell'impianto curriculare, così come proposto dall'attuale Riforma, si rende credibile sul piano scientifico la discrezionalità dei docenti. Solo intesa in questo modo l'autonomia scolastica dovrebbe gradualmente (potrebbe se accompagnata da altri strumenti come la ridefinizione normativa del profilo professionale dei docenti e la messa a punto di una carriera) portare la scuola verso un modello organizzativo come quello prefigurato da Butera (L'organizzazione a rete attivata da ...1999) in cui si creano "nuove professionalità,determinate dalla crescita interna delle conoscenze e dall'esigenza di renderle diffuse e trasversali (nuove figure professionali connesse con profili di specializzazione e con funzioni di sistema" come del resto è previsto nel disegno riformatore). Si tratta quindi,in buona sostanza, di patrimonializzare tutti questi "fenomeni di professionalità" provocati dall'autonomia, canalizzandoli in modo stabile con interventi a sostegno di una professionalità docente in grado di esprimersi liberamente e responsabilmente, mostrandosi ,in tal modo all'altezza delle aspirazioni dei singoli e delle attese sociali.


Maria Rosaria Forni


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