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Tuttoscuola-Proroga della delega/2. Perché?

Proroga della delega/2. Perché? Sulla decisione del Governo di chiedere, in silenzio e senza clamori, la proroga per l'emanazione dei decreti legislativi di attuazione della riforma possono aver...

01/12/2004
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Tuttoscuola

Proroga della delega/2. Perché?

Sulla decisione del Governo di chiedere, in silenzio e senza clamori, la proroga per l'emanazione dei decreti legislativi di attuazione della riforma possono aver pesato anche altri fattori.
Le elezioni regionali hanno, ormai, paralizzato le capacità decisionali delle Regioni, che hanno competenza esclusiva sull'istruzione e formazione professionale. Il silenzio delle Regioni impedisce anche di prendere decisioni meditate e condivise sul sistema dei licei, che in assenza del protagonismo regionale potrebbe essere tentato di debordare assorbendo tutti gli istituti tecnici e professionali. Rimandare a dopo le elezioni regionali la conclusione dei lavori sul secondo ciclo può essere, da questo punto di vista, un'occasione per non commettere errori istituzionali che poi sarebbe difficile ricomporre.
Dopo le elezioni, infatti, l'inerzia delle Regioni sulle strategie per costruire il sistema dell'istruzione e formazione professionale dovrebbe cessare, cooperando alla costruzione di un sistema educativo di istruzione e di formazione.
Il Ministero dell'istruzione, nonostante la fretta messa agli ispettori incaricati di elaborare una proposta di ristrutturazione del sistema dei licei a partire dalle ipotesi messe a punto dalle otto commissioni di docenti universitari, dirigenti scolastici e docenti nominate a suo tempo dal ministro, si è forse reso conto che essi, al di là della buona volontà, non possono riuscire a formalizzare il provvedimento nel breve tempo ancora a disposizione.
Infatti, se si pensa che il ministro abbia intenzione di avviare un'ampia consultazione con il mondo della scuola è evidente che si è davanti un ritardo incolmabile.
Anche queste considerazione sembra che abbiano indotto il Miur al cambio di strategia. Non più decisioni maturate pur sempre all'interno del palazzo (commissioni di studio, ispettori, dirigenti amministrativi), ma costruite con il consenso che può scaturire solo da un ampio dibattito culturale e politico che coinvolga l'intero paese.
Occorre tempo, per un'operazione di questo genere. Forse non basta nemmeno la proroga richiesta che, per le modalità con la quale è stata presentata ed approvata, non può essere certamente additata come esempio di confronto. Il Governo avrebbe certamente fatto meglio a presentarsi in Parlamento spiegandone le motivazioni sulla linea delle predette considerazioni. Sarebbe stato un atto di grande responsabilità che non poteva non essere apprezzato anche dalle forze politiche di opposizione.


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