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Tuttoscuola: Nuova maturità

Nuova maturità/1. Semaforo verde del CnpiNuova maturità/2. Un decreto legge per arrivare in tempo?Nuova maturità/3: la proposta di legge di Forza Italia

01/10/2006
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Tuttoscuola

Il 19 settembre il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione ha espresso parere favorevole sul disegno di legge di riforma degli esami di Stato già approvato nell’agosto scorso dal Consiglio dei Ministri e attualmente in attesa di discussione alla Camera.

Il parere è stato espresso all’unanimità, e la stessa Cgil-scuola, che aveva inizialmente una posizione più critica, si è associata.

Il CNPI ha condiviso sostanzialmente la dichiarata intenzione di voler restituire serietà agli studi ed in particolare la previsione di riconsiderare la composizione della commissione degli esami di Stato, la reintroduzione del giudizio di ammissione e l’obbligo per gli alunni di " saldare i debiti scolastici".

Proprio a proposito della norma che prevede l’obbligo di saldare preventivamente i debiti scolastici degli studenti che accedono all’esame di Stato, il CNPI ha proposto che nel testo del disegno di legge approntato dal ministro Fioroni venga considerata la particolare condizione degli alunni che frequentano nell’a.s 2006-2007 il secondo ed il terzo anno del corso di studio.

Al riguardo si suggerisce che per detti alunni sia istituito l’obbligo di saldare gli eventuali debiti scolastici contratti nell’anno precedente già a partire dal medesimo anno scolastico. Ciò per evitare, precisa il Consiglio Nazionale, che gli stessi possano giungere alla conclusione del loro iter formativo, che andrà oltre il previsto biennio di transizione, senza aver avuto né la possibilità né il richiamo ad ottemperare al nuovo obbligo di legge.

Come già sottolineato da " TuttoscuolaFOCUS ", cominciano a serpeggiare dubbi sulla possibilità che la proposta di riforma dell’esame di Stato arrivi in tempo per una sua applicazione al termine di questo anno scolastico.

I normali tempi parlamentari per l’approvazione del disegno di legge, approvato nell’agosto scorso dal Consiglio dei Ministri, non coincidono con i tempi necessari per le operazioni propedeutiche all’esame di Stato. La legge dovrebbe infatti essere approvata entro l’anno o, al massimo, ai primi del 2007, perché le procedure amministrative necessarie non subiscano ritardi.

Nel corso del recente dibattito al Cnpi il problema dei tempi è emerso con forte preoccupazione, anche se nel testo del parere favorevole espresso, non se ne fa cenno in modo esplicito.

Allo stato attuale non ci sarebbero gli elementi per un intervento d’urgenza, ma, se uno dei due rami del Parlamento approvasse il disegno di legge (possibilmente con l’apporto di una parte consistente dell’opposizione), potrebbe ritenersi giustificato il ricorso al decreto legge, presumibilmente entro Natale.

Eventuali ulteriori interventi correttivi potrebbero essere realizzati in sede di conversione del decreto legge, consentendo tuttavia che la procedura per i nuovi esami di Stato prenda tempestivamente l’avvio per essere applicata dal giugno 2007.

Sui tempi di discussione nelle Commissioni parlamentari di merito sarà determinante l’atteggiamento che assumerà l’opposizione, che ha preso posizione in ordine sparso con differenziate proposte di legge sull’esame di Stato (due di AN e una di Forza Italia).L’unica vera novità contenuta nella proposta di legge di riforma dell’esame di Stato depositata dai parlamentari di Forza Italia alla Camera (prima firmataria l’ex sottosegretaria Aprea) è la trasformazione della " terza prova" da prova locale, finora predisposta dalle stesse Commissioni d’esame, a prova nazionale, " predisposta e gestita" dall’Istituto Nazionale di Valutazione (INVALSI), che provvederebbe anche a definire i criteri per la sua valutazione da parte delle Commissioni. Le prime due prove, invece (italiano e materia caratterizzante), oggi nazionali, sarebbero elaborate dalle stesse Commissioni, che provvederebbero anche a stabilire i criteri per la valutazione dell’esito delle prove.

Tutto il resto rimane invariato: la Commissione d’esame resta tutta interna, salvo il Presidente, mentre viene confermata la scelta, già contenuta nel decreto legislativo 226/2005, di ristabilire il giudizio d’ammissione all’esame. Seguono una serie di accorgimenti, già in parte contenuti nelle disposizioni vigenti, volti a controllare l’attività dei "diplomifici".

Viene così rovesciata, quasi a specchio, l’impostazione che caratterizza il disegno di legge governativo, che punta sul mantenimento del carattere nazionale delle prime due prove, e conforma il carattere locale della terza, quella multidisciplinare, mentre modifica la composizione della Commissione, tornando alla formula della 425/1997: metà interni, metà esterni e Presidente esterno. E’ difficile dire se, così stando le cose, sarà possibile trovare in Parlamento un minimo terreno d’intesa tra la proposta governativa e quella di Forza Italia (ma ci sono anche proposte targate AN). Per evitare le strettoie e le inevitabili polemiche di un eventuale decreto legge i due schieramenti dovrebbe trovare un punto d’incontro facendo ciascuno un passo indietro sui rispettivi disegni di legge: per esempio la maggioranza potrebbe "aprire" sulla terza prova nazionale, mentre l’opposizione potrebbe accettare l’idea di tornare alle Commissioni miste. Troppo bipartisan?


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