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Tuttoscuola: Manovra, i tagli? Grossi per i docenti, piccoli per i sottosegretari

La manovra chiede a docenti, segretari, bidelli - che tirano avanti con stipendi medi netti di 1.100-1.900 euro al mese - uno sforzo maggiore (in media dell'11%, con punte del 15%) di quello richiesto a chi siede ai vertici della piramide della scuola

02/06/2010
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Tuttoscuola

Per quanto riguarda il ministro dell'Istruzione, essendo anche parlamentare, bisognerà attendere le deliberazioni annunciate dai presidenti di Camera e Senato al termine dell'iter parlamentare di conversione in legge del decreto sulla manovra economica.
Ma se, come tutto lascia pensare, sarà applicato un metodo di ritenuta analogo a q uello previsto per i manager pubblici , che prevede una quota franca di circa 90 mila euro, si può fare una simulazione del taglio che verrà verosimilmente effettuato. E proprio quella franchigia è determinante nel rendere il sacrificio richiesto alla classe dirigente in proporzione inferiore a quello dei dipendenti pubblici.
Il taglio per i ministri parlamentari (cioè tutti eccetto il ministro della salute Fazio e il ministro dell'agricoltura Galan) quale incidenza complessiva finale potrebbe avere?
Abbiamo preso a riferimento il trattamento stipendiale del ministro della Funzione pubblica Brunetta, da lui stesso reso pubblico sul sito del suo ministero, dal quale risulta che, tra indennità e stipendio da parlamentare e da ministro percepisce annualmente circa 257 mila euro lordi (211 mila da deputato e 46 mila da ministro).
Se la riduzione agirà sull'intera retribuzione assegnata al ministro Brunetta, dedotta la franchigia dei primi 90 mila, sarà di 13.700 euro, portando gli emolumenti complessivi a 243.300 euro contro i 257 mila attuali.
L'incidenza percentuale finale (13.770 su 257 mila) sarà pari al 5,3%.
Un taglio analogo dovrebbe subire Mariastella Gelmini, anch'essa deputato e ministro.
Risultato? La manovra chiede a docenti, segretari, bidelli - che tirano avanti con stipendi medi netti di 1.100-1.900 euro al mese - uno sforzo maggiore (in media dell'11%, con punte del 15%) di quello richiesto a chi siede ai vertici della piramide della scuola.
Probabilmente il ministro Gelmini e i suoi sottosegretari non sono consapevoli che i meccanismi individuati dal ministero dell'economia nelle convulse fasi finali di definizione del provvedimento finiscono per trattarli meglio dei loro dipendenti. Troppo tardi per rimediare?


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