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Tuttoscuola-L'incognita delle imprese nel decreto dell'alternanza scuola-lavoro

L'incognita delle imprese nel decreto dell'alternanza scuola-lavoro Lo schema di decreto legislativo approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri venerdì 21 maggio sull'alternanza scuol...

30/05/2004
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Tuttoscuola

L'incognita delle imprese nel decreto dell'alternanza scuola-lavoro

Lo schema di decreto legislativo approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri venerdì 21 maggio sull'alternanza scuola-lavoro, prevede un percorso parallelo e integrativo a quelli principali del sistema dei licei e dell'istruzione e formazione professionale.
Dopo alcuni anni di sperimentazione dell'alternanza in istituti tecnici e professionali a fine degli anni '90 con esiti positivi, l'istituto dell'alternanza con questo decreto si prepara a diventare ordinamento, aperto e generalizzabile per tutti gli istituti, per tutti gli studenti iscritti sia ai licei sia ai corsi di istruzione e formazione professionale.
''Da oggi la scuola è più aperta al territorio e l'impresa diventa anche un luogo formativo''. Così Confindustria ha commentato la novità. Una positiva opportunità per i giovani e per le imprese, forse la novità più significativa della riforma che può favorire l'integrazione tra scuola e mondo del lavoro.
Questa innovazione richiede la predisposizione di azioni e misure per definire, tra l'altro, criteri e modalità di accreditamento delle imprese "formative", per strutturare un servizio di consulenza alle imprese per qualificare il loro ruolo di "soggetti" formativi.

Una delle chiavi di volta del nuovo sistema di alternanza sono certamente le convenzioni che gli istituti possono stipulare con le imprese, del settore pubblico e privato comprese quelle dei servizi, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di apprendimento in situazione lavorativa.
C'è però un punto debole del nuovo sistema che potrebbe attenuare l'esito qualitativo di questa nuova esperienza, ridimensionando anche le aspettative della Confindustria: gli incentivi alle imprese. Non viene infatti prevista per loro alcuna misura esplicita di sostegno (contributiva, fiscale, ecc.). Se è vero che dagli esiti finali dell'alternanza il mondo dell'impresa nel suo complesso potrebbe ricavare vantaggi, i singoli imprenditori invece potrebbero non gradire responsabilità e aggravi organizzativi per accogliere gli studenti, oppure farlo con noncuranza.
Un'attenzione per loro espressa direttamente con riconoscimenti di varia natura (ma sarebbe un nuovo costo per la riforma) potrebbe facilitare, almeno nella fase di rodaggio dei primi anni, l'alternanza scuola-lavoro voluta dal ministro Moratti.



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