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Tuttoscuola: L’attuazione del Titolo V: risposta ad un’esigenza reale e... a qualche provocazione

C’è attesa per l’avvio dei lavori in sede di Conferenza Unificata per l’attuazione per il settore istruzione e formazione del Titolo V

22/04/2007
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Tuttoscuola

C’è attesa per l’avvio dei lavori in sede di Conferenza Unificata per l’attuazione per il settore istruzione e formazione del Titolo V parte seconda della Costituzione, sulla base del Master Plan delle azioni approvato il 14 dicembre 2006 dalla Conferenza delle Regioni.
L’iniziativa assunta del ministro della PI Fioroni dopo l’incontro dello scorso 28 marzo con gli assessori regionali, capitanati dall’assessore per il Lazio Silvia Costa, di chiedere formalmente alla collega Lanzillotta di avviare un confronto istituzionale di merito con le Regioni è la testimonianza di una definita volontà politica di procedere alla riorganizzazione del sistema scuola in coerenza con il Titolo V. Siamo quindi alla vigilia di un passaggio molto importante.
Il Master Plan, che individua a livello "macro" gli ambiti e gli oggetti del trasferimento in relazione alle funzioni ed alle competenze in capo alle Regioni, può segnare la strada da seguire per favorire la collaborazione interistituzionale ed accelerare i tempi di definizione per il settore scuola di una proposta condivisa tra il Ministero della Pubblica Istruzione, le Regioni e gli altri livelli istituzionali a diverso titolo coinvolti nel processo attuativo.
La ricollocazione del nuovo quadro delle competenze ai livelli adeguati di legislazione e di gestione amministrativa, statale e regionale, si deve porre l’obiettivo di rendere più efficaci i rapporti tra centro e periferia e di responsabilizzare maggiormente i governi locali e regionali. E ciò può concorrere a contenere le fughe in avanti di alcune Regioni, e il "movimento" degli enti locali verso le più ricche e assistite Regioni autonome confinanti, capaci di garantire loro prestazioni e benefici maggiori: sono oltre una trentina i comuni veneti che lavorano per cambiare regione.
La possibile geografia mobile, che non è il risultato di una "vocazione" o di una "identità" territoriale ma della convenienza rispetto ad interessi particolari, è l’effetto finale di una incapacità di portare a termine le riforme avviate negli ultimi quindici anni.
Siamo di fronte ad una questione istituzionale molto seria che rischia di precipitare e che tra l’altro pone la delicata questione del trattamento diverso che lo Stato riconosce alle Regioni autonome.


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