Tuttoscuola: Il tempo pieno doc rischia di perdere classi anziché aumentare l’offerta
Il tempo prolungato della scuola media salverà il tempo pieno della elementare?
Il decreto legge n. 147 del 7 settembre, varato dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro Fioroni, al primo articolo ripristina il "vecchio" tempo pieno esistente prima che la riforma Moratti ne decretasse la disarticolazione.
Il ripristino del tempo pieno tradizionale comporta l’assegnazione di due docenti per classe, oltre, come sempre avvenuto, agli insegnanti specialisti di inglese e religione. Un ripristino che realizza uno degli obiettivi del programma dell’Unione ma che potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang, a causa della clausola, in base a cui "la predetta organizzazione è realizzata nei limiti della dotazione complessiva dell'organico di diritto".
Spieghiamo meglio. Negli ultimi anni alcuni Uffici scolastici regionali avevano sfruttato questa situazione di organico "arricchito" utilizzando le risorse derivanti dalla compresenza e svincolandosi dalla rigidità del doppio organico, grazie anche alla abrogazione morattiana del modello tradizionale di tempo pieno.
In questo modo avevano potuto ampliare il numero di classi a tempo pieno funzionanti a 40 ore settimanali, accogliendo la pressante domanda delle famiglie, come è avvenuto, ad esempio, a Milano dove si è raggiunto in poco tempo quasi il 90% di classi organizzate a tempo pieno con un limitato aumento di posti di organico di insegnanti.
Il ripristino del tempo pieno con doppio organico garantito, ma senza aumento complessivo di posti di organico, come prevede il decreto legge, potrebbe determinare uno dei seguenti effetti: le classi a tempo pieno potrebbero diminuire oppure, per mantenere quelle attuali o farle aumentare di numero, occorrerebbe chiuderne molte organizzate a tempo normale.
Questa ultima ipotesi (aumento di classi a tempo pieno e contestuale diminuzione di quelle a tempo normale) si è già verificata sotto il ministro Moratti, ma potrebbe aumentare di intensità con il ministro Fioroni. A meno che....
Il tempo prolungato della scuola media salverà il tempo pieno della elementare?
Nell’articolo 1 decreto legge n. 147/2007, dove si parla di ritorno del tempo pieno tradizionale (doppio organico di docenti titolari per ciascuna classe), mentre si limita l’attuazione o l’ampliamento del "nuovo" tempo pieno alla dotazione complessiva dell’organico di diritto, si aggiunge anche che "Il numero dei posti complessivamente attivati a livello nazionale per le attività di tempo pieno (scuola elementare) e tempo prolungato (scuola media) deve essere individuato nell'ambito dell'organico di diritto". Nessun aumento, dunque, ma compensazione tra i due modelli organizzativi.
Questa formula potrebbe rappresentare una via di uscita a favore del tempo pieno con "donazione di sangue" da parte del tempo prolungato: due modelli organizzativi decisamente diversi con aspetti qualitativi prevalenti nei riguardi del primo.
In diverse realtà territoriali, soprattutto, al sud, l’assenza di mensa nelle scuole medie con classi organizzate a tempo prolungato comporta un ridotto (o nullo) ritorno di alunni nel pomeriggio con elevatissima compresenza di insegnanti e con conseguente spreco di organico.
Se il Ministero dovesse intervenire proprio su quelle situazioni con decisa riduzione di posti, potrebbe verificarsi un trasferimento di organico (non di insegnanti, ovviamente) dalla scuola secondaria di I grado alla scuola primaria, consentendo un aumento del tempo pieno.
C’è da osservare che, rispetto al testo del disegno di legge 2272ter in discussione alla Camera, la nuova formulazione del decreto legge 147 non prevede più una programmazione di interventi territoriali, d’intesa con la Conferenza unificata, per portare il tempo pieno, come aveva più volte annunciato il ministro Fioroni, in alcune realtà critiche che ne sono prive (come, ad esempio, Napoli, Palermo).