Tuttoscuola: Gelmini/3. Il niet di Tremonti ingessa la Gelmini
Chissà se è vero quanto ha riportato qualche giornale nei giorni scorsi, di un incontro-scontro tra Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti terminato col drastico rifiuto del ministro dell'economia di rivedere i tagli di personale (130.000 posti in quattro anni) disposti dalla legge 6 agosto 2008 n. 133.
Chissà se è vero quanto ha riportato qualche giornale nei giorni scorsi, di un incontro-scontro tra Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti terminato col drastico rifiuto del ministro dell'economia di rivedere i tagli di personale (130.000 posti in quattro anni) disposti dalla legge 6 agosto 2008 n. 133.
Anche se non fosse vera, la notizia sarebbe verosimile, perché non c'è dubbio che il niet di Tremonti a qualunque forma di ammorbidimento delle misure contenute nella 133 in materia di riduzione degli organici impedisce all'attuale ministro dell'istruzione - forse per la prima volta nella storia della scuola italiana - di ricorrere al dialogo e alla negoziazione con i sindacati.
Di questo non sembrano troppo consapevoli gli studenti, gli insegnanti e i genitori che nei cortei e via internet individuano soprattutto nel ministro Gelmini il "nemico" da combattere e nel suo decreto legge (n. 137) il provvedimento "da ritirare".
Certo, la soppressione del modulo dei 3 maestri su 2 classi e il ritorno al maestro unico/prevalente (non a caso auspicato da Giulio Tremonti in una intervista agostana) sono un forte fattore di alleggerimento degli organici, ma il grosso dei tagli sta nella legge n. 133, nell'innalzamento del numero di allievi per classe, nel 17% di personale ATA in meno, nell'accorpamento delle classi di concorso, nella revisione dei piani di studio e conseguentemente dei carichi orario, e nelle varie modalità di "razionalizzazione" della spesa. Tutte misure in parte contenute anche nella Finanziaria 2007 di Padoa-Schioppa, e indicate nel Quaderno Bianco sulla scuola del settembre 2007,
ma molto amplificate da Tremonti, che ne ha fatto un elemento essenziale della sua politica economica, incentrata sulla riduzione della spesa pubblica, di cui quella per la scuola è il maggior componente.
Sembra difficile che Tremonti e il governo possano tornare su decisioni di questa portata, anche per i vincoli derivanti dagli impegni presi a livello europeo. Ma è anche difficile pensare che Mariastella Gelmini si rassegni al ruolo di capro espiatorio.