Tuttoscuola focus-Riforma al via
Riforma/1: in arrivo il primo decreto legislativo Riforma Moratti al via operativo. Si stringono i tempi per l'approvazione in prima lettura, da parte del Consiglio dei Ministri, del primo dei tan...
Riforma/1: in arrivo il primo decreto legislativo
Riforma Moratti al via operativo. Si stringono i tempi per l'approvazione in prima lettura, da parte del Consiglio dei Ministri, del primo dei tanti decreti legislativi che il Governo dovrà adottare entro 24 mesi dall'entrata in vigore della legge n. 53/2003: quello riguardante la scuola dell'infanzia e il primo ciclo di istruzione.
Per questi ordini di scuola le novità ci saranno già dal prossimo settembre, se il relativo decreto sarà perfezionato in tempo utile: le Commissioni parlamentari, ricevuto il testo, avranno 60 giorni di tempo per esprimere il loro parere, poi il Governo adotterà il testo definitivo, presumibilmente tra fine di giugno e metà luglio.
Per quanto riguarda i "programmi di insegnamento", si farà riferimento alle "Indicazioni nazionali" oggetto della sperimentazione attivata nel corrente anno scolastico, che sono state ora limate e assestate. È improbabile infatti che i "piani di studio e le discipline" di cui all'art. 7 della legge Moratti possano essere adottati in tempo utile: servirebbe un Regolamento, che deve a sua volta rispettare un iter non breve. Il ministro potrebbe essere tentato di anticipare nel decreto legislativo alcuni contenuti generali e rimandare per il resto in via transitoria alle suddette Indicazioni nazionali.
La riforma è dunque sulla pista di decollo (anche se non si hanno tracce dell'importante decreto che dovrebbe definire tra l'altro la valutazione degli apprendimenti e del sistema). Ma non è detto che non insorgano problemi nei passaggi politici (Governo e Commissioni), o nei rapporti con i sindacati. Proviamo a vedere quali.
2. Riforma/2: addio ai "moduli"? Verso la decontrattualizzazione
L'idea che circola è che il decreto legislativo sul primo ciclo di istruzione manderà in pensione i "moduli" della vecchia scuola elementare (3 maestri ogni 2 classi) per sostituirli con i "docenti con compiti di tutorato" della nuova scuola primaria (da 18 a 21 ore nella stessa classe, almeno nei primi 3 anni). Cambierebbero orari e funzioni dei docenti della scuola primaria.
Se il decreto dovesse contenere queste indicazioni, sarebbe lecito chiedersi se questo non rappresenti un'inversione della tendenza che dal 1995, per effetto della privatizzazione dei contratti pubblici (avviata dal decreto legislativo n. 29 del 1993), considerava la materia prerogativa contrattuale. Era (ed è) infatti il contratto che definiva orario di servizio e profilo della funzione docente.
Di fronte a questo rischio di veder implicitamente ridimensionato il loro ruolo, i sindacati accetteranno questa specie di "decontrattualizzazione" di un importante capitolo relativo all'organizzazione del lavoro scolastico?
3. Riforma/3: UDC, niente forzature sulla delega
Il passaggio in Consiglio dei ministri dello schema di decreto legislativo, che il ministro Moratti porterà nei prossimi giorni per l'approvazione in via preliminare, non sarà una pura formalità. Secondo quanto risulta a Tuttoscuola, i ministri dell'UDC si opporranno ad eventuali forzature interpretative della delega, che potrebbero riaprire lo scontro in Parlamento (le Commissioni devono esprimere un parere), a livello sindacale, e soprattutto nelle scuole.
È il caso, per esempio, dei modelli di organizzazione del lavoro nella scuola primaria, che secondo alcune indiscrezioni prevederebbero il superamento dei "moduli" attraverso l'introduzione obbligatoria della figura del docente-tutor, che nei primi tre anni avrebbe compiti di docenza per 18-21 ore settimanali sul totale di 27. Il fatto è che la legge non sembra dare alcuna indicazione in tal senso, pur ribadendo l'autonomia delle istituzioni scolast iche: questa verrebbe notevolmente limitata, dicono all'UDC, almeno per ciò riguarda gli aspetti organizzativi e didattici, se il docente-tutor fosse imposto dalla legge, anziché essere liberamente scelto, per esempio, dalle scuole.
La questione è delicata, perché il ritorno al maestro unico, o "prevalente", faceva parte del programma elettorale di Forza Italia, che ne aveva fatto, e ne fa, una questione di principio e di bandiera. Ma è anche vero che la legge approvata sembra non dare al Governo alcuna delega a muoversi in tale direzione, e che altre componenti della maggioranza, come l'UDC, non ne sono affatto convinti. Il prossimo Consiglio dei ministri offrirà dunque una prima occasione di verifica dei consensi e dei dissensi in materia.