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Tuttoscuola: Dopo la Moratti

Basterà il 'cacciavite'? Il nodo dell’obbligo Ma la sinistra radicale

16/08/2006
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Tuttoscuola

Dopo la Moratti/1. Basterà il 'cacciavite'?

Finora lo strumento preferito da Giuseppe Fioroni, il " cacciavite", ha lavorato intensamente, e insieme ad alcune iniziative ad alto valore simbolico, come la partecipazione alla marcia di Barbiana o il ripristino del Ministero della " Pubblica" Istruzione, ha consentito al ministro di giocare d’anticipo rispetto alle possibili pressioni provenienti dall’ala sinistra (estrema) dello schieramento di maggioranza.
Solo alcuni isolati manipoli dell’ex vasto tavolo " Fermiamo la Moratti", come il comitato di Firenze del movimento " Per la scuola della Repubblica", insistono per l’immediata sostituzione dell’umile attrezzo " aggiustariforma" di Fioroni con una possente macchina " schiacciariforma" – tipo bulldozer – nella convinzione che la legge n. 53/2003 debba essere abrogata insieme a tutti i suoi decreti legislativi, in quanto non emendabile.
Sul fronte sindacale, e in particolare sul delicato fronte della Flc-Cgil (che aveva a suo tempo aderito al movimento " Fermiamo la Moratti"), continua per ora una sorta di " luna di miele" nei confronti di Fioroni, che da parte sua è venuto incontro alle richieste sindacali non solo sul terreno dei rapporti di lavoro (precariato, mobilità, aggregazione degli spezzoni ecc.) ma anche su quello del processo attuativo della legge n. 53 (tutor, tempo scuola, sperimentazione del secondo ciclo). Basterà?

Dopo la Moratti/2. Il nodo dell’obbligo

La questione nodale, l’autentica cartina di tornasole che misurerà l’idoneità del " cacciavite" di Fioroni a risolvere i problemi politici all’interno della maggioranza di governo è la soluzione del problema delle modalità di innalzamento dell’obbligo di istruzione.
Il ministro ha dichiarato in Parlamento di non volere una " sua" riforma, di voler intervenire sul primo ciclo con " modifiche mirate" (era chiaro che intendeva parlare di modifiche del decreto legislativo n. 59/2004, non della legge n. 53/2003), e che " per innalzare il livello di tutti l’istruzione obbligatoria sarà prolungata di due anni".
In Italia ben due leggi hanno innalzato l’obbligo non di due anni, ma addirittura di quattro, fino ai 18 anni: la legge 17 maggio 1999, n. 144, art. 68 (" Obbligo di frequenza di attività formative"), poi abrogata dal decreto legislativo 226 sul secondo ciclo, e la legge 28 marzo 2003, n. 53, art. 2 (" Sistema educativo di istruzione e formazione", punto c), la prima varata dal centro-sinistra, la seconda dal centro-destra. Ora, se è vero che la seconda legge ha abrogato la prima, è anche vero che non mancano punti di convergenza tra le due leggi, a partire dal fatto che entrambi non parlano di obbligo " scolastico", ma usano altre dizioni (" obbligo di attività formative" la prima, " diritto-dovere di istruzione e formazione" la seconda).
Non sembra impossibile – sempre che non vi ostino insormontabili diktat di tipo politico in seno alla maggioranza – portare a sintesi le due leggi attraverso una riformulazione dei decreti legislativi n. 76/2005 (diritto-dovere per 12 anni) e n. 226/2005 (riforma del secondo ciclo), resa possibile dalla proroga dei termini per la loro modifica. La cosa avrebbe il notevole vantaggio di evitare al governo i pericolosi passaggi parlamentari (rifinanziamento delle missioni all’estero docet) che un eventuale provvedimento legislativo comporterebbe, e anche quello di mostrare all’attuale opposizione che non c’è una pregiudiziale ostilità, da parte della maggioranza, a porsi su una linea di dialogo su uno degli aspetti fondamentali della riforma.

Dopo la Moratti/3. Ma la sinistra radicale...

Le sigle di associazioni e sindacati sono molte, alcune importanti per seguito e rappresentatività: Assur, Arci, Flc Cgil, Legambiente, Libera, Mce, Proteo, Uds, ma è soprattutto l’adesione di Pdci, Prc e Verdi, cioè di tre partiti dell’attuale maggioranza, che poteva rendere preoccupante per l’attuale governo la lettera che questa vasta coalizione di soggetti politici e sociali aveva deciso di inviare nei giorni scorsi al ministro Fioroni.
E invece no. Tutto sommato la lettera abbandona i toni ultimativi e abrogazionisti assunti fino a poco tempo fa da alcune delle sigle firmatarie, e dopo aver affermato che " la nuova fase politica ... si è aperta con un segno che noi giudichiamo positivo", si limita a dire che "è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti per argomenti segnati da gravi incertezze come, per esempio, le indicazioni chiare sul sistema di valutazione degli studenti".
Gli autori della lettera " ritengono inadeguate le Indicazioni Nazionali per l’autonomia di programmazione e organizzazione scolastica, sia sul piano giuridico formale che dei contenuti"; a loro avviso esse " vanno sostituite chiarendo alle scuole autonome il quadro di riferimento dal 1° settembre per evitare incertezze e conflitti". Si chiede infine l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni per gli studenti e l’implementazione dei posti di insegnante per le immissioni in ruolo. Tutto qua.
Sembra di capire che il " cacciavite" ha aggiustato anche qualche problema politico sul versante sinistro dell’Unione...


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