Tuttoscuola-Decreto, il Titolo V incombe come un macigno
Decreto, il Titolo V incombe come un macigno Sul decreto legislativo, approvato venerdì 23 gennaio dal Consiglio dei Ministri, pendono minacciosi diversi rischi, primo dei quali quello di ...
Decreto, il Titolo V incombe come un macigno
Sul decreto legislativo, approvato venerdì 23 gennaio dal Consiglio dei Ministri, pendono minacciosi diversi rischi, primo dei quali quello di illegittimità costituzionale.
Una ipotetica illegittimità che non deriverebbe tanto da eccesso di delega (come da mesi sostengono alcuni) o da mancata copertura finanziaria, ma dalla violazione del nuovo Titolo V della Costituzione che stabilisce che l'istruzione è materia di competenza concorrente e che al legislatore statale spetta soltanto la determinazione dei principi fondamentali.
E la domanda diventa proprio questa: nel decreto appena approvato lo Stato si attiene soltanto ai principi fondamentali? Ha violato il principio della competenza concorrente?
Mancando ad oggi le leggi di attuazione del nuovo principio costituzionale che definiscano concretamente la competenza concorrente tra Stato e Regioni, la domanda sembra accademica e destinata a rimanere senza risposta.
Ma da qualche giorno non è più così, perché la Corte Costituzionale, con sentenza n. 13/2004 pubblicata il 13 gennaio scorso ha accolto il ricorso della Regione Emilia Romagna che aveva impugnato una disposizione in materia scolastica della Finanziaria 2002 (art. 22, comma 3, legge 448/2001), con la quale, anziché attenersi alla sola determinazione dei principi fondamentali, lo Stato aveva introdotto norme organizzative specifiche violando il principio di sussidiarietà.
Nel caso specifico si trattava di norme sugli organici del personale che venivano determinati senza tener conto della competenza regionale nel definire la rete scolastica.
Per ragioni di continuità del servizio, dice la Corte, tutto resta confermato, ma la norma impugnata è illegittima, perché non ha rispettato il principio della competenza concorrente.
E il decreto di attuazione della riforma lo rispetta questo principio costituzionale? Per il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, "dispiace vedere che il Governo abbia approvato un decreto che non tiene conto delle indicazioni della Corte costituzionale".
Può bastare l'aver acquisito il parere sul decreto da parte della Conferenza unificata Stato-Regioni?
Esponenti della Regione Friuli Venezia Giulia avrebbero già fatto intendere che si preparano a seguire l'esempio dell'Emilia Romagna, procedendo ad impugnare il decreto davanti alla Corte.
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