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Tuttoscuola-CROCIFISSO IN AULA, TRIBUNALE ORDINA RIMOZIONE

ACCOLTO DA GIUDICE L'AQUILA RICORSO PRESENTATO DA ADEL SMITH CROCIFISSO IN AULA, TRIBUNALE ORDINA RIMOZIONE I crocifissi dalle aule scolastiche potrebbero essere destinati a scomparire. Questa...

26/10/2003
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ACCOLTO DA GIUDICE L'AQUILA RICORSO PRESENTATO DA ADEL SMITH
CROCIFISSO IN AULA, TRIBUNALE ORDINA RIMOZIONE

I crocifissi dalle aule scolastiche potrebbero essere destinati a scomparire. Questa la prospettiva aperta da una sentenza del Tribunale dell'Aquila che, accogliendo il ricorso presentato da Adel Smith, presidente dell'Unione Musulmani d'Italia, ha condannato "l'Istituto comprensivo di scuola materna ed elementare di Navelli, nella persona del dirigente scolastico pro tempore, a rimuovere il crocifisso esposto nelle aule della Scuola materna ed elementare 'Antonio Silveri' di Ofena", frequentata dai figli dello stesso Smith. La sentenza - un provvedimento di circa 30 pagine - è stata emessa dal giudice Mario Montanaro. Il ricorso era stato presentato nelle scorse settimane dal legale di Adel Smith, avvocato Dario Visconti.

"Nell'ambito scolastico - si legge nella sentenza - la presenza del simbolo della croce induce nell'alunno una comprensione profondamente scorretta della dimensione culturale della espressione di fede, perché manifesta l'inequivoca volontà, dello Stato, trattandosi di scuola pubblica, di porre il culto cattolico 'al centro dell'universo, come verità assoluta, senza il minimo rispetto per il ruolo svolto dalle altre esperienze religiose e sociali nel processo storico dello sviluppo umano, trascurando completamente le loro inevitabili relazioni e i loro reciproci condizionamenti"'.

Secondo il giudice Montanaro, "la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche comunica un'implicita adesione a valori che non sono realmente patrimonio comune di tutti i cittadini, presume un'omogeneità che, in verità, non c'è mai stata e, soprattutto, non può sicuramente affermarsi sussistere oggi, e che, però, chiaramente tende a determinare, imponendo un'istruzione religiosa che diviene obbligatoria per tutti, poichè non è consentito non avvalersene, connotando così in maniera confessionale la struttura pubblica scuola e ridimensionandone fortemente l'immagine pluralista".

Così facendo, sempre stando alla sentenza, la presenza del crocifisso nelle aule "si pone in contrasto con quanto ha stabilito la Corte costituzionale, rilevando come il principio di pluralità debba intendersi quale salvaguardia del pluralismo religioso e culturale (cfr. Corte cost. 12 aprile 1989, n. 203 e 14 gennaio 1991, n. 13), che può realizzarsi solo se l'istituzione scolastica rimane imparziale di fronte al fenomeno religioso".

"Un passo avanti ulteriore verso una dimensione di laicità della scuola italiana. Così il segretario della Cgil scuola, Enrico Panini, ha commentato la sentenza del Tribunale dell'Aquila. Una sentenza, secondo Panini, che "apre una questione che va affrontata con attenzione". Le aule italiane, afferma il sindacalista, accolgono ormai bambini e bambine di religione diversa, e quindi "non dovrebbero contenere segni che non siano rispettosi delle posizioni e del credo di tutti". Dovrebbero essere, insomma, "luoghi neutri", che contengono soltanto "segni di accoglienza".

"E' una novita' di non poco rilievo" quella emersa dalla sentenza del Tribunale dell'Aquila sul crocifisso in aula. "Significa, fra l'altro, ribaltare l'ordinamento concordatario che non riguarda solo i crocifissi". Così Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp). "Da una parte - ha aggiunto - la questione può essere vista positivamente perchè riafferma la laicità dei servizi pubblici ma sul piano dell'ordinamento interno richiede una riflessione sulle norme di revisione costituzionale". A suo avviso, si tratta di una questione che comporta riflessioni politiche e culturali, "non certamente prese di posizione della categoria o interventi".

"Siamo di fronte ad una chiara e storica sconfitta dell'arroganza degli esponenti dello strisciante razzismo religioso istituzionale". Così il presidente dell'Unione Musulmani d'Italia, Adel Smith, saluta la sua "vittoria" davanti al Tribunale dell'Aquila, nella battaglia che lo vede strenuo oppositore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Secondo lo stesso Smith e secondo il segretario dell'Unione, Massimo Zucchi, la sentenza del Tribunale, che ordina alla scuola di Ofena (L'Aquila), frequentata dai figli dell'esponente islamico, la rimozione del crocifisso dall'aula, dimostra che "i provocatori erano altri e non Adel Smith, che si è avvalso delle vie legali per far valere le sue ragioni", e che "in Italia non tutti i giudici sono matti": anzi, il provvedimento del giudice Montanaro "fa onore all'Italia".

Tra le altre iniziative di Smith contro la presenza del solo simbolo cristiano nelle scuole, prima di presentare il suo ricorso in Tribunale, vi era stata quella di far appendere, poco più di un mese fa, proprio il primo giorno di scuola, un quadretto inneggiante all'Islam nell'aula frequentata da uno dei suoi figli. Il simbolo musulmano era stato poi rimosso dalle autorità scolastiche. "Guardiamo con molta preoccupazione - affermano ancora Smith e Zucchi -il processo di clericalizzazione del nostro paese. Ci auguriamo che questo nostro operato contribuisca a allentare questo processo selvaggio e a far ritrovare al nostro paese la propria sovranità ed indipendenza dalla chiesa cattolica".

Anche il legale di Smith, avvocato Dario Visconti, esprime grande soddisfazione dinanzi al pronunciamento del giudice. "Questo provvedimento - sottolinea - pone fine alla concezione imperante di uno Stato confessionale, tiene conto del dettato della Carta costituzionale, tiene conto dei principi fondamentali della Carta dei diritti dell'uomo". La sentenza, inoltre, sempre secondo il legale, "pone fine alla discriminazione relativa a un diverso credo religioso. E' segno, infine, dello stato di diritto esistente in Italia".

"Rimango stupefatto, senza parole. Come si fa ad ordinare la rimozione dalle aule scolastiche del crocefisso, che è il simbolo dei valori di fondo del nostro Paese?" E' questa la reazione del card. Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, alla notizia della sentenza del Tribunale dell'Aquila. "Non riesco a capire in base a che dispositivi

legislativi", ha commentato Tonini. "Non si puo' eliminare un simbolo dei valori religiosi e culturali di un popolo, solo perchè ciò può dar fastidio a qualcuno. Mi sembra una strada pericolosa. Allora perchè non togliere le chiese, o impedire alla Croce Rossa di svolgere la sua azione di soccorso e umanitaria?", si chiede il cardinale. "Con questa sentenza - conclude - si offende la maggioranza del popolo italiano ed anche lo spirito della costituzione".


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