Tuttoscuola: Crisi politica/1. Verso la conferma del governo
Meno problemi dovrebbe avere il governo sulla politica scolastica
Il governo Prodi, dimissionario dopo la sconfitta subita sulla
politica estera, e' stato rinviato dal presidente della Repubblica
Napolitano alle Camere per verificare in quella sede (ma soprattutto
al Senato) se disponga di una maggioranza "politica", come ha voluto
specificare il capo dello Stato, cioe' - secondo l'interpretazione di
molti commentatori - autosufficiente anche a prescindere dall'apporto
dei senatori a vita.
Un compito non agevole, per Prodi, che probabilmente non potra' fare a
meno del consenso di almeno una parte di questi ultimi, e che in non
pochi passaggi parlamentari avra' bisogno di verificare la stabilita'
e la consistenza della sua maggioranza. Per esempio sulla politica
estera, a partire dal rifinanziamento della missione in Afghanistan,
sull'energia o sulla TAV.
Meno problemi dovrebbe avere il governo sulla politica scolastica
perche' il nodo politico piu' intricato, quello della struttura del
biennio 14-16 anni e delle modalita' di adempimento dell'obbligo a 16
anni, e' stato sciolto dalla Finanziaria affiancando ai bienni
scolastici i "percorsi e progetti" gestiti da apposite "strutture
formative" (leggasi enti di formazione professionale) accreditate dal
MPI. E comunque l'eventuale stop a tali percorsi da parte di qualche
Regione (come la Toscana, che ha deciso di puntare sul solo biennio
scolastico) non dovrebbe avere ripercussioni politiche al centro, dal
momento che al ministro Fioroni non potrebbe essere attribuita alcuna
responsabilita' per decisioni che competono all'autonomia delle
Regioni.
L'altro nodo politico pericoloso, quello del precariato, e' stato
affrontato con successo dal governo, aiutato anche dall'elevato numero
dei pensionamenti, che ha liberato piu' posti del previsto. Una
navigazione tranquilla, quindi, per il pragmatico ministro Fioroni?
Per il momento questa sembra essere la prospettiva, almeno fino a
quando il suo collega di governo Padoa-Schioppa non gli chiedera'
conto dei "tagli" alla spesa contabilizzati in Finanziaria.