Tuttoscuola
N. 47, 15 aprile 2002 SOMMARIO 1. Sciopero generale, si ferma anche la scuola 2. Quanti docenti saranno assunti a settembre? 3. CNPI, un anno dopo, ancora contro la riforma 4. Il CNPI un anno d...
N. 47, 15 aprile 2002
SOMMARIO
1. Sciopero generale, si ferma anche la scuola
2. Quanti docenti saranno assunti a settembre?
3. CNPI, un anno dopo, ancora contro la riforma
4. Il CNPI un anno dopo/2: l'irritazione del ministro
5. Riforma Moratti: colombe in azione in Parlamento
6. Riforma Moratti/2: autoconvocati e girotondini in piazza
7. Piu' informazione a Viale Trastevere
8. Da dove nasce la fuga dai professionali
9. La croce dei presidi incaricati
1. Sciopero generale, si ferma anche la scuola
Martedi' 16 aprile si fermera' tutta la scuola italiana: l'adesione da
parte delle sigle sindacali di comparto allo sciopero generale appare
infatti massiccia. Oltre ai sindacati confederali della scuola (Cgil,
Cisl e Uil), hanno proclamato sciopero per l'intera giornata anche
Snals-Confsal, Cisal-scuola, Cub-scuola, Cobas, Unicobas, UGL, USI
Ait.
Hanno invece lasciato liberta' di adesione ai propri iscritti la Gilda
e, per i dirigenti (compresi quelli organizzati dall'ANP), la Cida. Ci
sono pertanto ampie probabilita' che l'adesione allo sciopero, da
parte del milione e piu' di addetti del comparto, sia pressoche'
totale.
Per il comparto scuola le ragioni dello sciopero generale oltre che al
problema della riforma del lavoro e dell'art. 18 saranno certamente
legate ad altre questioni piu' "interne" come la riforma Moratti (con
le sue numerose articolazioni), i tagli degli organici del personale
(gli 8.500 in meno), i problemi dei precari.
2. Quanti docenti saranno assunti a settembre?
Il ministro Moratti ha annunciato l'assunzione di altri docenti dal
prossimo settembre in una quantita' che, secondo le notizie di stampa,
oscilla tra gli 8 e i 20 mila. Una banda di oscillazione troppo ampia
che abbiamo provato a definire e rendere il piu' possibile
attendibile. Dai nostri calcoli saranno assunti a settembre tra gli 11
e i 13 mila insegnanti.
Nel fare i conti, abbiamo tenuto conto di tre elementi: i tagli di
organico gia' decisi dalla Finanziaria 2002, il turn over (i posti
lasciati liberi dagli insegnanti cessati dal servizio), l'ondina
anomala della primaria (i posti per le nuove classi degli alunni
anticipati).
I posti che rimangono vacanti per pensionamento dovrebbero essere
14.724 (stima del MIUR in attesa di conferma definitiva), dai quali
vanno sottratti gli 8.500 posti gia' tagliati dalla Finanziaria.
Restano percio' vacanti 6.224 posti sui quali fare nuove nomine.
A questi vanno aggiunti i nuovi posti che dovranno essere garantiti
per far fronte all'onda anomala delle iscrizioni che potranno arrivare
nelle scuole elementari (se la riforma sara' approvata in tempo).
Quanti saranno quest'ultimi? Non piu' di 4.970 secondo i nostri
calcoli ( https://www.tuttoscuola.com/ts_news_47-1.doc ), e siamo
costretti ad aprire una parentesi per spiegare perche'.
Il ministro Moratti ha dato tre rassicurazioni: ci sara' posto per
tutti gli oltre 80 mila bambini che compiono sei anni entro il 28
febbraio 2002 (ha cosi' indirettamente riconosciuto l'esattezza del
nostro calcolo riportato in TuttoscuolaNEWS n. 46 dell'8 aprile); il
tempo pieno sara' garantito come sempre (il che vuol dire che il 25%
di bambini che si iscrive in prima sara' in classi con due
insegnanti); il sostegno agli alunni portatori di handicap non e'
messo in discussione (cioe' vi sara' un docente di sostegno ogni 138
nuovi alunni iscritti).
Chiusa la parentesi, i posti per nuove assunzioni di docenti - per
turn over e onda anomala - potranno essere quindi complessivamente
11.200 circa, salvo le dovute conferme.
Con un po' di ottimismo si potrebbero infine aggiungere a questi anche
i 1.500 posti che i docenti-presidi incaricati lascerebbero in caso di
veloce espletamento del concorso riservato (congelato da Tremonti). Si
arriverebbe ad un totale di 12.700. Ci sono infine anche i posti
vacanti per rinuncia dei docenti immessi in ruolo nel settembre
scorso, la cui entita' e' per il momento non definita.
3. CNPI, un anno dopo, ancora contro la riforma
Passa il tempo (esattamente 366 giorni) e il Consiglio Nazionale della
Pubblica Istruzione non si smentisce, interviene di nuovo sul progetto
di riforma scolastica in discussione e lo boccia decisamente, con un
documento di critica approvato a larga maggioranza, 58 voti a favore,
quattro astenuti e solo un voto contrario (quello del consigliere
Gentili, rappresentante di Confindustria).
L'anno scorso il CNPI venne chiamato a pronunciarsi sul regolamento
dei curricoli per la scuola di base definiti dal ministro De Mauro,
ora si e' pronunciato sul disegno di legge delega (
https://www.tuttoscuola.com/ts_news_47-2.doc ) proposto dal ministro
Moratti, ma il risultato non e' cambiato, pure di fronte a due
progetti radicalmente diversi: nell'uno e nell'altro caso il parere e'
stato critico e contrario.
Nel 2001 la discussione sui curricoli fu l'occasione per la
maggioranza del CNPI di mettere in discussione la riforma dei cicli
scolastici (gia' approvata in legge). Ci fu una spaccatura tra i
membri del consiglio e la pronuncia non venne formalizzata per
mancanza del numero legale (un voto mancante).
Per il mantenimento dei vecchi ordinamenti i consiglieri di
Cisl-scuola e Snals non esitarono a provocare una rottura nell'ambito
sindacale e con le associazioni di categoria, opponendosi duramente in
particolare alla previsione della nuova scuola di base che unificava
(annullandoli) elementare e media, con durata complessiva ridotta di
un anno.
Dopo un anno, il disegno di legge Moratti accoglie ora pienamente la
richiesta di tenere distinti i due settori, ma quella che era sembrata
quasi una "guerra di religione" (vinta) non accontenta piu' nessuno, e
nuovi obiettivi vitali (soprattutto il no agli anticipi) vengono
rivendicati nella pronuncia che ha ricompattato il mondo sindacale.
4. CNPI, un anno dopo/2: l'irritazione del ministro
Ma sveliamo qualche retroscena della votazione del CNPI che ha
bocciato il disegno di legge Moratti, alla quale lo stesso ministro
era presente, in quanto presidente di diritto del massimo organo
consultivo della scuola. Alla fine della densa giornata di lavori, con
l'esposizione del lungo e complesso schema di parere, il ministro ha
fiutato l'aria di tempesta e ha chiesto qualche giorno di tempo per
poter studiare il documento ed offrire al CNPI chiarimenti ed
ulteriori elementi di valutazione. Quindi si e' allontanata.
Ma i consiglieri fanno di testa loro, decidono di non concedere alcuna
dilazione al loro Presidente, e votano il documento. Un comportamento
che e' stato assai poco apprezzato dal ministro e dal suo entourage.
Come mai e' stata confermata questa scelta di rottura? E' probabile
che il CNPI, che e' un organo molto sindacalizzato nella sua attuale
composizione (che dal prossimo anno cambiera'), si sia lasciato
influenzare dall'imminenza dello sciopero generale del 16 aprile, al
quale ha aderito anche lo SNALS, e dal clima teso che caratterizza da
sempre le fasi iniziali dei rinnovi contrattuali.
I sindacati potrebbero aver voluto lanciare un segnale di compattezza
ed anche di determinazione. Ma la vicenda ha segnato una violazione
della regola non scritta del rispetto che il CNPI aveva finora sempre
riservato al suo Presidente.
5. Riforma Moratti: colombe in azione in Parlamento
Se ne sono accorti in pochi ma la settimana che si e' conclusa e'
stata di grande rilievo per la scuola. Martedi' 9 aprile e' iniziato
infatti l'esame del disegno di legge Moratti sulla riforma della
scuola presso la Commissione Cultura del Senato, con una relazione del
suo presidente, sen. Franco Asciutti (Forza Italia), che e' stata da
molti interpretata come un invito al Governo a non blindare il
provvedimento, ed a cercare anzi in Parlamento un confronto
costruttivo, tale da ampliare il consenso politico alla riforma (il
testo e' reperibile nel sito del MIUR www.istruzione.it ).
Il sen. Asciutti ha ribadito questa sua posizione (ma e' di tutta
Forza Italia?) il giorno dopo al convegno nazionale dello SNALS "Quale
scuola per l'Italia nel contesto europeo". Nella stessa occasione,
peraltro, il sottosegretario on. Valentina Aprea e' sembrata assai
meno "aperturista". Sempre mercoledi' 10 la consulta scuola del CCD
non ha escluso la presentazione di emendamenti al testo governativo
(sull'anticipo in particolare, ma anche su altri punti). Insomma, la
partita parlamentare del confronto e della mediazione al ddl decisivo
per il futuro della scuola sembra appena iniziata.
6. Riforma Moratti/2: autoconvocati e girotondini in piazza
Su una linea movimentista, diffidente verso l'ipotesi di mediazioni
politiche e parlamentari che snaturino una viva opposizione al testo
della legge Moratti, sembrano invece collocarsi gli autoconvocati
della ex Commissione De Mauro, che si sono riuniti a Roma il 12
aprile, cosi' come i girotondini che hanno circondato il Ministero di
viale Trastevere e altre sedi istituzionali in altre citta' sabato 13
(c'e' anche chi ha partecipato ad entrambe le iniziative, De Mauro in
testa). Qual e' il filo rosso che unisce le due iniziative? Esse hanno
certamente in comune, come si e' detto, lo scetticismo verso la via
legislativa al cambiamento e la scelta di puntare sul rilancio del
conflitto sociale e "dal basso", a partire dalle scuole e dalle
proposte elaborate dalla Commissione De Mauro: una linea di
contrapposizione frontale alle proposte del governo e della
maggioranza, e anche una presa di distanza da eventuali iniziative
delle colombe della minoranza (pare che ce ne siano non poche, in area
Margherita e SDI), non insensibili alle aperture del sen. Asciutti.
E' in trincea anche l'ex ministro Berlinguer, che ha invitato i
docenti ad avvalersi degli spazi consentiti dalla normativa
sull'autonomia per costruire dal basso percorsi, processi e reti
interscolastiche che contrastino "la destrutturazione della scuola
pubblica" e "la paralisi provocata dalla destra".
7. Piu' informazione a Viale Trastevere
Bene cosi', finalmente: da una settimana il sito del ministero
dell'Istruzione ( www.istruzione.it ) ospita in tempo reale un
servizio di informazione sulla legge di riforma, all'interno di una
apposita area dedicata, denominata "Una scuola per crescere".
Il servizio, aggiornato quotidianamente, si compone di quattro parti:
- Interventi
- Attivita' parlamentare (calendario dei lavori e resoconto delle
sedute delle Commissioni)
- Documenti (testo del disegno di legge della riforma e grafico)
- Dicono i giornali (rassegna stampa quotidiana sui problemi connessi
con la riforma).
Un lavoro ben fatto, improntato al massimo dell'informazione e della
trasparenza, che costituisce ora un servizio per tutti.
La rassegna stampa e il resoconto delle sedute parlamentari possono
dare spazio non solo alle indicazioni ministeriali e quindi della
maggioranza al governo, ma anche a quelle dell'opposizione.
Viene consentito cosi', anche agli operatori scolastici, di conoscere
lo stato dei lavori, il processo del cambiamento in atto, le
modifiche, le posizioni in campo. Tutti possono farsi un'idea diretta
e personale di quanto sta avvenendo.
8. Da dove nasce la fuga dai professionali
La stampa nazionale sembra accorgersi soltanto ora della crisi degli
istituti professionali, interessati da due fenomeni negativi: il calo
di iscrizioni degli alunni e il trasferimento degli insegnanti verso
altri istituti (tecnici in prevalenza).
Da quando si e' cominciato a parlare del passaggio degli istituti
professionali alle Regioni sembra che sia cominciata la crisi e gli
alunni, che erano andati costantemente aumentando da diversi anni a
questa parte - dai 483 mila di cinque anni fa ai 546 mila di oggi: un
incremento superiore al 13% - quest'anno sarebbero diminuiti (mancano
dati ufficiali).
Da dove deriva il trasferimento dell'istruzione e della formazione
professionale alla competenza esclusiva delle Regioni? E' conseguenza
del nuovo art. 117 della Costituzione, approvato con legge
costituzionale n. 3/2001 dal Parlamento nazionale nella passata
legislatura, col voto contrario delle forze politiche che
costituiscono l'attuale maggioranza.
Il ministro Moratti nel suo progetto di riforma ha preso atto del
nuovo vincolo costituzionale. Va detto peraltro che la tendenza alla
fuga dagli istituti professionali potrebbe essere bloccata se il
disegno di legge delega in discussione al Senato rafforzasse realmente
il "secondo canale", quello dell'istruzione e formazione
professionale, rendendone piu' concreta e visibile la "pari dignita'"
rispetto al canale liceale.
Qualsiasi sia la strada scelta, c'e' da augurarsi che possa
salvaguardare il grande patrimonio culturale e formativo rappresentato
dagli istituti professionali, che ospitano quasi un quarto degli
studenti dell'istruzione secondaria superiore.
9. La croce dei presidi incaricati
Sono ancora senza risposta le richieste dei sindacati di settore per
l'avvio dei concorsi che dovranno portare all'assunzione di 3.500
dirigenti scolastici, dopo che dal ministero dell'Economia e' arrivato
lo stop alla pubblicazione dei relativi bandi.
In modo particolare l'Anp, che da subito ha proclamato la
mobilitazione della categoria, non concede sconti o giustificazioni al
rinvio, prevedendo, se necessario, di invitare i 1.500 presidi
incaricati a rimettere il mandato addirittura nelle mani del
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nell'incontro che i
sindacati confederali hanno avuto al ministero il 12 aprile sono state
fornite spiegazioni e rassicurazioni che verranno esaminate nel
prossimo incontro del 17 aprile, prima di assumere iniziative di
lotta.
I presidi incaricati restano quindi sul piede di guerra in attesa di
fatti concreti (emanazione del bando di concorso). La loro situazione,
dopo tre anni e piu' di incarico, e' in effetti al limite (caso unico
nella pubblica amministrazione), perche' svolgono la funzione di
dirigenti con connesse responsabilita' senza averne riconoscimenti
giuridici ed economici.
Per loro, secondo i sindacati firmatari del contratto dei dirigenti,
deve essere corrisposta la maggior indennita' di funzione spettante
per l'incarico svolto.
Spetta al ministero dell'Istruzione, gia' sollecitato in proposito,
accertare la disponibilita' di bilancio e, in caso negativo, chiedere
l'autorizzazione al ministro Tremonti per la nuova spesa. Potrebbe
venirne un no, visti i tempi grami per spese non preventivamente
calcolate. E la questione potrebbe passare allora sul tavolo di
qualche giudice del lavoro.