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27/03/2002
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tUTTOSCUOLA

News N ° 44
di Tuttoscuola Riservato all'autore: [ Modifica ] [ Cancella ]
inviato il 25/03/2002 00:38


N. 44, 25 marzo 2002
SOMMARIO

1. La scuola di Sergio Cofferati
2. La Consulta degli studenti boccia la riforma, ma il dialogo
continua
3. Riforma: lavori in corso, in Parlamento e fuori
4. Qualifiche professionali: il modello spagnolo
5. Un contratto separato per docenti, ce la fara' il ministro?
6. I presidi incaricati passano all'incasso
7. Legittima l'iscrizione all'Enam dei direttori didattici
8. Punteggio pieno per le supplenze nelle paritarie

1. La scuola di Sergio Cofferati

Il discorso del leader della Cgil in occasione della manifestazione di
Roma del 23 marzo, e' stato interpretato da quasi tutti i commentatori
come una vera e propria piattaforma politico-programmatica. Cofferati
non ha dimenticato di toccare anche il tema della scuola. Con quali
argomentazioni: il punto sul quale si e' incentrata la sua analisi, al
di la' della critica di principio all'uso della delega (che ha
riguardato anche altri settori: fisco, previdenza, mercato del lavoro
con le modifiche all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori ecc.), e'
stato quello della soppressione della legge sul riordino dei cicli. Il
disegno di legge Moratti porta infatti a "indebolire e impoverire la
scuola pubblica: cosi' e' piu' facile arrendersi al libero mercato,
con i piu' deboli incanalati verso una formazione professionale di
seconda serie". Cofferati critica in particolare la proposta di
affiancare al canale scolastico liceale un sistema di percorsi di
formazione professionale in uscita dalla scuola di base, dopo la terza
media.
Tali percorsi sarebbero "di seconda serie" rispetto a quelli liceali,
e sarebbero scelti dalle fasce "piu' deboli" della popolazione
scolastica. Il ministro Moratti insiste invece sul fatto che il canale
professionale avra' "pari dignita'". Molto dipendera' dall'assetto
definitivo che tale materia ricevera' nel disegno di legge, quando
esso sara' discusso in Parlamento.

2. La Consulta degli studenti boccia la riforma, ma il dialogo
continua

I quotidiani non ne hanno parlato, ma la notizia c'era: i presidenti
delle Consulte studentesche si sono incontrati a Roma, il 20 e il 21
marzo, e hanno bocciato a maggioranza (in un rapporto di 7 a 3) il
disegno di legge Moratti sulla riforma della scuola.
Il ministro non e' intervenuto, ma i due sottosegretari Aprea e
Caldoro hanno seguito i lavori con attenzione e rispetto per le varie
posizioni. Non e' mancato il confronto, anche vivace, e non sono
mancate le critiche, anche aspre, ma nel complesso la riunione e'
rimasta nei limiti della piu' assoluta correttezza. Cio' lascia
sperare che nelle scuole il confronto tra le idee e le proposte prenda
le forme del dibattito civile e costruttivo anziche' quelle dello
scontro ideologico, a base di slogan.

3. Riforma: lavori in corso, in Parlamento e fuori

Il ministero dell'Istruzione non attendera' l'approvazione della legge
delega per mettere mano all'applicazione della riforma. Pur avendo 24
mesi di tempo per emanare i decreti legislativi di attuazione, a
partire dal varo finale della delega da parte del Parlamento, il
ministro Moratti sembra intenzionata ad accelerare i tempi per la
preparazione delle norme di attuazione.
Il prof. Giuseppe Bertagna, gia' coordinatore del gruppo ristretto di
lavoro che ha preparato l'elaborazione di base per l'avvio della
riforma, e' tuttora impegnato nella nuova fase dei lavori che si
preannuncia decisiva per il sistema educativo. Anche se non vi e'
nulla di formalizzato da parte del MIUR, stanno inoltre operando
gruppi di lavoro per i diversi settori (composti prevalentemente da
ispettori e dirigenti dello stesso ministero) che approfondiscono
questioni, ipotizzano soluzioni e possibili assetti organizzativi. In
particolare, secondo quanto anticipato da "Famiglia Cristiana",
sarebbero nove le commissioni interne attivate: per la scuola
dell'infanzia, elementare, secondaria inferiore, e poi due per i vari
indirizzi delle superiori e una specifica per l'area artistica e
musicale; infine un gruppo di lavoro si occuperebbe di risorse
strumentali ed edilizia scolastica, uno degli aspetti normativi e
l'ultimo delle risorse finanziarie.
Insomma, la riforma non e' ancora diventata legge, ma gli studi di
fattibilita' sono gia' avviati.

4. Qualifiche professionali: il modello spagnolo

La struttura costituzionale e istituzionale spagnola - caratterizzata
dalla forte autonomia delle 16 "Comunidades autonomas" - presenta
alcuni tratti in comune con quella che anche l'Italia va assumendo
dopo l'introduzione delle riforme Bassanini ("federalismo
amministrativo a Costituzione invariata") e soprattutto della legge di
riforma costituzionale n. 3/2001 (nuovo art. 117 della Costituzione).
Nel corso di un incontro promosso dall'Isfol e dall' Incual, Instituto
Nacional de las cualificaciones ( www.mtas.es/incual ), il modello
educativo spagnolo e quello italiano sono stati messi a confronto da
esperti e addetti ai lavori.
La via intrapresa dagli spagnoli e' chiara: un organo centrale, il
"Consiglio generale della formazione professionale", nel quale sono
rappresentati i Ministeri del Lavoro e dell'Educazione e le parti
sociali, stabilisce il numero, la tipologia e le competenze richieste
dalle diverse qualifiche, nonche' gli elementi essenziali (in forma di
moduli) dei relativi percorsi formativi, e le modalita' di
valutazione. Le Amministrazioni pubbliche regionali e locali
gestiscono i centri che erogano le attivita' formative, ma devono
controllarne l'idoneita' attraverso una procedura di accreditamento.
Esse possono integrare i percorsi (per esempio aggiungendo altri
moduli) e ampliare le competenze degli allievi, ma non possono
derogare dagli standard minimi definiti a livello centrale. Un
apposito progetto di legge, che riordina l'intera materia e rafforza
le competenze dell'INCUAL, e' stato predisposto nel dicembre 2001 dal
governo spagnolo, ed e' attualmente all'esame del Parlamento.
A livello centrale sono promossi e continuamente aggiornati il
"Catalogo nazionale delle qualifiche professionali" e il
corrispondente "Catalogo modulare della formazione professionale",
cioe' la raccolta sistematica dei moduli formativi, con i rispettivi
descrittori di competenze, che dovranno obbligatoriamente far parte
dei percorsi di formazione, ovunque essi siano svolti (anche in
autoformazione o sul lavoro).

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5. Un contratto separato per docenti, ce la fara' il ministro?

Lo ha affermato ufficialmente il ministro Moratti a Belluria nei
giorni scorsi: il prossimo contratto dei docenti sara' separato da
quello del restante personale di comparto.
Soddisfatti associazioni e sindacati (Apef e Gilda) che da sempre
propugnano una contrattazione atipica e autonoma che valorizzi meglio
la funzione docente; contrarie quasi tutte le altre organizzazioni
sindacali della scuola (Cgil-scuola in testa), perche' preoccupate per
la perdita di unita' del comparto che rischia "una deriva corporativa"
e per i possibili svantaggi del restante personale organizzato (cioe'
il personale Ata).
La proposta del ministro non avra' pero' facile attuazione, perche'
dovra' sottostare alle rigide procedure del decreto legislativo
165/2001 ( https://www.tuttoscuola.com/ts_news_44-1.doc ) che detta
norme sull'ordinamento del lavoro nelle pubbliche amministrazioni.
L'art. 41 di questo decreto prevede infatti che le modifiche di
comparti o di aree del personale per la contrattazione vengono
definite da appositi accordi stipulati con le organizzazioni sindacali
piu' rappresentative.
La sola volonta' del ministro quindi non basta, e quella della
controparte sindacale - almeno nella sua maggioranza - e' attualmente
negativa. A meno che non si modifichi il decreto.

6. I presidi incaricati passano all'incasso

La cifra non e' proprio male, quasi 34 milioni di lire all'anno
(17.469 euro): potrebbe essere questo l'importo dell'indennita' per
funzione superiore spettante ai presidi incaricati e ai docenti che
svolgono o hanno svolto temporaneamente la funzione vicaria in
sostituzione del dirigente scolastico.
I sindacati confederali della scuola hanno richiesto al ministero di
mettere in pagamento le maggiori indennita' spettanti ai presidi
incaricati a seguito del contratto sulla dirigenza. Mensilmente si
tratterebbe di 1.455,75 euro (2.818.727 lire) calcolati sul
differenziale tra lo stipendio iniziale di docente (oltre 36 milioni
di lire all'anno) e quello nuovo di dirigente scolastico (70 milioni
di lire all'anno). Prima del contratto della dirigenza l'indennita'
incassata era stata pari a 433 euro al mese (838.465 lire). L'aumento
secco sarebbe pertanto di 1.022,72 euro al mese (quasi 2 milioni di
lire in piu'), superiore allo stesso aumento mensile contrattuale dei
dirigenti!
La disposizione per l'indennita' e' contenuta nell'art. 69 del
contratto 4.8.95 ( https://www.tuttoscuola.com/ts_news_44-2.doc ) di
cui viene ora richiesta l'applicazione riferita alla nuova situazione
creata dal contratto della dirigenza. Anche gli insegnanti che
sostituiscono temporaneamente il dirigente assente o impedito hanno
diritto all'indennita' per funzioni superiori.
All'indomani del preaccordo di gennaio per il contratto della
dirigenza scolastica l'Anp aveva riportato uno specifico commento con
tabella ( https://www.tuttoscuola.com/ts_news_44-3.doc )
sull'indennita'.
Ma il silenzio dell'Aran in sede di contrattazione proprio su questa
questione suggerisce prudenza prima di dare per acquisita la richiesta
sindacale di erogazione dell'indennita'.

7. Legittima l'iscrizione all'Enam dei direttori didattici

I nostri interrogativi sull'iscrizione d'ufficio dei direttori
didattici all'Enam (v. Tuttoscuola NEWS n. 42 del 15 marzo) hanno
trovato risposta.
Il presidente dell'Ente, Renato D'Angio', ci ha infatti documentato
come i direttori didattici, diventati dal 1° settembre 2000 dirigenti
scolastici, mantengano la precedente condizione di socio, in base al
parere n. 1126/2000 del 27 settembre 2000 (
https://www.tuttoscuola.com/ts_news_44-4.doc ) espresso dal Consiglio
di Stato e recepito dal ministero dell'istruzione con nota prot. 5998
dell'8 novembre 2000.
La condizione di socio di diritto (e di obbligo) riguarda in via
transitoria solamente gli attuali dirigenti provenienti dal ruolo dei
direttori didattici, i quali continueranno a rilasciare il contributo
mensile previsto per legge e ad avvalersi dei diversi benefici erogati
dall'Ente. Allo stesso modo quel requisito confermato fuga i dubbi
sulla legittimita' dell'elezione del rappresentante degli ex-direttori
didattici in seno al consiglio di amministrazione.
Invece i futuri dirigenti scolastici che saranno assunti con i
prossimi concorsi, anche se assegnati a direzioni didattiche, non
potranno essere assoggettati ad obbligo alcuno nei riguardi dell'Ente,
a meno che non intervenga una modifica delle legge istitutiva
dell'Enam.
Tuttoscuola aveva raccolto dal sito dell'Anp ( www.anp.it ) una
risposta fornita dall'ufficio amministrativo dell'Enam a direttori
didattici che richiedevano la sospensione dei contributi da quando
erano diventati dirigenti, risposta che lasciava intendere come fosse
fondata la richiesta.
Evidentemente gli uffici dell'Enam non erano pienamente a conoscenza
di quanto il Consiglio di Stato, il ministero e lo stesso consiglio di
amministrazione (che con delibera n. 119 del 20 novembre 2000 aveva
modificato lo Statuto) avevano espresso in merito.

8. Punteggio pieno per le supplenze nelle paritarie

Una sentenza del Consiglio di Stato che chiude a favore del ministro
un pesante contenzioso sui precari della scuola: le supplenze prestate
nelle scuole paritarie valgono come quelle prestate nelle scuole
statali e danno diritto quindi a punteggi uguali.
La sentenza 1102/2002 ( https://www.tuttoscuola.com/ts_news_44-5.doc )
ha quindi riconosciuto legittima e costituzionale la norma inserita
l'estate scorsa dal ministro Moratti nel decreto legge n. 255/3.7.2001
di unificazione degli scaglioni per le graduatorie permanenti dei
docenti, riconoscendo pari dignita' al servizio prestato nelle scuole
paritarie.
Facendo riferimento alla portata innovativa della legge di parita'
scolastica (n. 62 del 10 marzo 2000), approvata dal Parlamento l'anno
prima, il ministro aveva previsto che i servizi di docenza prestati
nel nuovo regime paritario dal 1° settembre 2000 venissero valutati
con uguale punteggio sia per supplenti di scuola statale sia per
quelli di scuola paritaria (in precedenza il punteggio vale la meta').
I sindacati avevano organizzato numerosi ricorsi, impugnando la legge
per presunta illegittimita' costituzionale, in quanto trattava in modo
uguale situazioni di supplenza originate da condizioni diverse (nella
scuola statale nomine attraverso graduatorie; nella scuola paritaria
nomine per chiamata diretta).
Si apre pero' ora un'altra questione collegata: il servizio prestato
dai docenti in scuola paritaria, una volta entrati nei ruoli statali,
verra' riconosciuto interamente come servizio pre ruolo ai fini della
ricostruzione di carriera (come gia' avveniva per i docenti di scuole
elementari parificate) oppure non ha nessun riconoscimento?

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