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Tutto scuola - sulla riforma Moratti

N. 36, 4 febbraio 2002 SOMMARIO 1. Riforma Moratti: cosa cambia rispetto alla scuola di oggi 2. Bertagna addio. Il ddl Moratti salva ben poco del lavoro della Commissione 3. Doppio ca...

04/02/2002
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Tuttoscuola

N. 36, 4 febbraio 2002

SOMMARIO

1. Riforma Moratti: cosa cambia rispetto alla scuola di oggi
2. Bertagna addio. Il ddl Moratti salva ben poco del lavoro della
Commissione
3. Doppio canale: ma la "pari dignita'" e' tutta da costruire
4. Ingresso anticipato, e se costasse molto di piu'?
5. Ingresso anticipato/2: le dimensioni dell'"ondina anomala"
6. Ingresso anticipato/3: la stima degli impatti organizzativi e'
sotto controllo?
7. Ingresso anticipato/4: una stima dei costi necessari per l'onda
anomala

1. Riforma Moratti: cosa cambia rispetto alla scuola di oggi

La nuova riforma della scuola comincia il suo cammino ufficiale, dopo
l'approvazione del disegno di legge delega (
https://www.tuttoscuola.com/ts_news_36-1.doc ) da parte del Consiglio
dei Ministri di venerdi' 1 febbraio.
Ma - senza considerare la legge 30/2000 sui cicli, che non e' mai
stata attuata - cosa cambia effettivamente rispetto al sistema
educativo esistente?
Elenchiamo i cambiamenti piu' significativi, seguendo l'ordine degli
articoli:
favorire la formazione spirituale e morale (art. 2, c. lett.b);
diritto all'istruzione e formazione per almeno 12 anni (art. 2, c.
lett.c); possibilita' d'iscrizione alla scuola dell'infanzia per
bambini che compiono i 3 anni di eta' entro il 30 aprile (art. 2, c.
lett.e); possibilita' d'iscrizione alla scuola primaria dei bambini
che compiono i 6 anni di eta' entro il 30 aprile (art. 2, c. lett.f);
obbligo d'iscrizione alla scuola primaria dei bambini che compiono sei
anni entro il 31 agosto (art. 2, c. lett.f); articolazione della
scuola primaria in periodi biennali (art. 2, c. lett.f); articolazione
della scuola secondaria di I grado in un biennio e in un 3° anno (art.
2, c. lett.f); il secondo ciclo e' costituito dal sistema dei licei e
dal sistema dell'istruzione e della formazione professionale - sistema
duale - (art. 2, c. lett.g); l'attivita' didattica dei licei si
sviluppa in due periodi biennali e in un quinto anno (art. 2, c.
lett.g); passaggio dal sistema dei licei a quello dell'istruzione
/formazione professionale e viceversa (art. 2, c. lett.i); valutazione
del comportamento (art. 3. lett.a); valutazione al termine dei periodi
biennali per il passaggio al periodo successivo (art. 3, lett.a);
alternanza scuola-lavoro (art. 4); nuova formazione iniziale degli
insegnanti (art. 5);
Non viene menzionato (e quindi tutto fa pensare che non esista piu')
l'esame di quinta elementare.

2. Bertagna addio. Il ddl Moratti salva ben poco del lavoro della
Commissione

Rispetto alle molte novita' contenute nel progetto elaborato dalla
commissione Bertagna, la legge di delega varata dal governo si
presenta con caratteristiche di assai maggiore continuita' con
l'assetto tradizionale del nostro sistema scolastico. Gli accordi
politici all'interno della maggioranza che hanno appianato le iniziali
perplessita' sulla prima proposta del ministro Moratti hanno infatti
corretto in modo sostanziale il modello messo a punto dalla
commissione: tornano la scuola elementare di cinque anni e quella
media di tre, e non scandite in quattro bienni, come proposto da
Bertagna, bensi' con una scansione 1+2+2 per l'elementare e 2+1 per la
media.
Anche i licei, dei quali era stata proposta dalla commissione di
esperti la quadriennalizzazione, tornano ai tradizionali cinque anni,
e la scansione interna 2+2+1 sara' resa compatibile con la
prosecuzione delle discipline caratterizzanti anche nel quinto anno.
Un'altra questione importante: l'art.2 punto g) prevede che i licei
economico, tecnologico e artistico "si articolano in indirizzi". In
una precedente versione si diceva "in un limitato numero di
indirizzi". Questa formulazione, che non pone limiti, lascia pensare
che gran parte degli attuali istituti tecnici si apprestino a
rientrare nell'alveo del canale liceale, con sollievo di molti di
coloro che ci lavorano.
Dove sta allora la novita' della scuola della Moratti? Almeno sulla
carta, la principale novita' sta nell'aver ripensato su basi
strategiche e sistemiche l'intero sistema dell'offerta di istruzione e
formazione del nostro Paese dai 3 anni (anzi 2 e mezzo) fino ai 21
anni, e nell'aver cosi' posto termine alla storica divaricazione dei
percorsi formativi tra sistema scolastico (con la sua gerarchia
interna: in testa il liceo classico, in coda gli istituti
professionali) e sistema della formazione professionale: quella
regionale e quella legata ad altri percorsi di vita e di lavoro, come
l'apprendistato.

3. Doppio canale: ma la "pari dignita'" e' tutta da costruire

Ma la "pari dignita'" dei due canali formativi, pur dichiarata, non
appare del tutto scontata: essa dipendera', infatti, da una serie di
operazioni, rimesse in buona parte alle norme delegate. Ne elenchiamo
alcune: individuazione a livello nazionale di curricoli-tipo, di
standard e criteri di valutazione e certificazione per tutti i
percorsi, un grande accordo quadro con le Regioni che riservi al
Centro le funzioni di progettazione e valutazione di sistema, e alle
Regioni l'integrazione dei curricoli nazionali e soprattutto la
gestione dell'offerta formativa sul territorio.
In questo modo, fra l'altro, si sdrammatizzerebbe la questione del
passaggio alle Regioni dell'istruzione professionale, e di parte di
quella tecnica, che secondo una fonte del MIUR, citata dal "Sole-24
ore" del 1° febbraio, continuerebbe ad essere un'ipotesi presa
seriamente in considerazione dal ministero dell'istruzione.
Per andare davvero in questa direzione, pero', occorrerebbe rivedere
ulteriormente il testo dell'art. 117 della Costituzione, che nella
versione approvata nel marzo 2001 non solo sovrappone le competenze
dello Stato e delle Regioni in materia di istruzione, ma spacca in due
l'offerta formativa, riservando quella professionale alla competenza
esclusiva delle Regioni. Da questo punto di vista il nuovo testo
predisposto dall'on. Bossi e gia' approvato dal Consiglio dei
ministri, condivisibile o meno, ristabilisce un piu' funzionale
rapporto tra Centro e periferia: allo Stato le funzioni di indirizzo e
valutazione, alle Regioni quelle di organizzazione e gestione, e tutta
l'offerta formativa, sia quella di tipo scolastico-istruzionale sia
quella a carattere professionale: una prospettiva peraltro che sembra
essere contraddetta (vedi la news precedente) dal rientro di quasi
tutta l'istruzione tecnica nel canale liceale. E perche' non
dovrebbero rientrare sotto lo stesso tetto, allora, anche gli Istituti
professionali, soprattutto quelli che in questi anni hanno realizzato
esperienze d'avanguardia nella sintesi di cultura e professionalita'?
Si veda in proposito per esempio, il documento allegato sottoscritto
da molti degli 80 Istituti Professionali impegnati nella
sperimentazione nazionale "Progetto 2002" (
https://www.tuttoscuola.com/ts_news_36-2.doc ).

4. Ingresso anticipato, e se costasse molto di piu'?

E se i conti nel disegno di legge delega non fossero giusti? Se
l'ingresso anticipato degli alunni alle elementari costasse, a regime,
il triplo rispetto a quanto previsto dai tecnici del ministero
dell'istruzione?
Analizzando le stime riportate all'art. 6, comma 4 del ddl sorge un
dubbio: i tecnici del ministero hanno calcolato, tra i possibili
ingressi anticipati nella scuola dell'obbligo, anche i bambini che
vengono dalle scuole materne non statali?
Se cosi' non fosse, potrebbe essere di almeno 210 milioni di euro il
costo annuo a regime (dal 2004) per sostenere gli anticipi di
iscrizione, anziche' di 66 milioni di euro come prevede il disegno di
legge delega di riforma dei cicli approvato dal Consiglio dei
Ministri.
Una bella differenza di spese, per ora solo ipotetica, che per il 2002
potrebbe essere calcolata in 40 milioni di euro invece dei previsti
12, e per il 2003 in 145 milioni invece di 45. Approfondiamo
l'argomento nelle news che seguono.

5. Ingresso anticipato/2: le dimensioni dell'"ondina anomala"

Come salta fuori il dubbio che qualcosa non torni nelle previsioni di
spesa del ministero? Abbiamo provato a rifare i conti, con l'aiuto
della tabella allegata ( https://www.tuttoscuola.com/ts_news_36-3.doc
).
E' bene chiarire da subito che il disegno di legge del governo non
spiega i criteri di calcolo utilizzati per quantificare i costi
aggiuntivi per l'ingresso anticipato degli alunni. Ma vengono in
soccorso le cifre anticipate nei giorni scorsi da alcuni quotidiani
solitamente ben informati, citando una relazione tecnica ministeriale
di accompagnamento al testo della proposta di legge delega: queste
cifre contenevano i dati di dettaglio utili per la ricostruzione delle
stime del ddl. E dal momento che giungevano agli stessi costi annui
totali indicati nel disegno di legge delega, quei dati e quei criteri
sembrano proprio verosimili. Analizziamoli.
La relazione ministeriale, per stimare il numero di iscritti
"anticipati" (la cosiddetta "ondina anomala"), assume a base di
riferimento i nati dell'intero anno e poi ne calcola la terza parte
che corrisponde circa ai nati fino al 30 aprile (potenziali nuovi
iscritti in anticipo). L'intera annata, secondo il ministero e' di 266
mila bambini e quindi i potenziali iscritti in anticipo (un terzo)
sarebbero 89 mila. Ma proprio i dati ufficiali del ministero
smentiscono quel dato generale: gli iscritti alle scuole materne
pubbliche e private sono 554 mila (266 mila sono soltanto gli iscritti
alla materna statale!). Poiche' si iscrive in prima elementare statale
poco piu' del 90% dei nati nell'anno, in prima elementare statale
entrano 498 mila bambini. I potenziali iscritti (un terzo) non sono
quindi 89 mila bensi' 166 mila (un terzo di 498 mila).
Ma non e' finita qui: presa per buona la stima assunta nella relazione
ministeriale - che sembra peraltro un po' alta - secondo la quale
sfrutterebbero l'occasione dell'anticipo il 97 per cento degli aventi
diritto (l'iscrizione non e' obbligatoria), i bambini che potranno
complessivamente iscriversi saranno circa 161 mila, cioe' ben 74 mila
in piu', rispetto agli 87 mila considerati nella relazione
ministeriale.
A questo punto, tiriamo le somme: 161 mila alunni iscritti in anticipo
richiedono - secondo i parametri utilizzati nella relazione
ministeriale - 5.400 nuove classi, le quali hanno bisogno di 8.100
docenti da assumere, contro i 2.550 previsti dal ministero. Poiche' un
insegnante costa circa 26 mila euro all'anno, il costo per queste
assunzioni sarebbe, a regime, di 210 milioni di euro invece dei 66
milioni previsti dal ministero. 210 milioni di euro come costo minimo,
perche' se si adottano i criteri attualmente utilizzati per
determinare classi e organici delle elementari la spesa salirebbe
ancora, come spieghiamo sotto.

6. Ingresso anticipato/3: la stima degli impatti organizzativi e'
sotto controllo?

A costo di sembrare pedanti, dobbiamo a questo punto chiarire come si
calcola il numero di alunni, classi e docenti, che dovranno essere
previsti per far fronte alla cosiddetta "onda degli anticipi". Anche
qui sorge il dubbio che il ministero abbia utilizzato, dai calcoli che
e' possibile ricostruire, alcuni parametri ridotti rispetto al valore
attualmente esistente.
Facciamo ordine. Partiamo dal numero previsto di alunni per classe: il
ministero prevederebbe (e' sempre di aiuto la tabella sopra allegata)
di distribuire nelle classi prime, rispetto ad oggi, mediamente un
alunno in piu'. E in questo modo si sistemerebbero, senza alcun
aggravio di spesa, circa 53 mila bambini che si iscriveranno in
anticipo nei due anni scolastici di avvio della riforma.
Sempre - non smettiamo di ricordarlo - in base ai parametri desunti
dalle ricostruzioni dei quotidiani, il ministero prevederebbe poi di
assegnare mediamente 20 alunni per ogni nuova classe da istituire
(attualmente in prima elementare la media e' di 18,4 alunni per
classe).
Costituite le nuove prime classi (che dovranno comunque essere di piu'
di quelle computate, come precisato nella news precedente) il
ministero determinerebbe il numero di docenti da assumere, applicando
il parametro di 1,5 docenti per classe.
Ma questo rapporto di 1,5 corrisponde alla semplice situazione
organizzativa delle classi a modulo che prevede tre docenti ogni due
classi. Non comprende l'insegnante di sostegno, ma soprattutto non
tiene conto del tempo pieno (due docenti per classe) che rappresenta
l'opzione organizzativa preferita da un quarto delle famiglie che
iscrivono alunni in prima.
In effetti oggi il rapporto complessivo tra classi funzionanti
nell'elementare (circa 139 mila) e docenti in servizio (circa 269
mila) e' quasi di 2 docenti per classe (1,9) e non di 1,5.
Delle due l'una: o le stime riportate nel disegno di legge delega,
secondo le ricostruzioni che i quotidiani attribuiscono al ministero,
sono sbagliate; oppure - volendo escludere che il ministero ipotizzi
che a fronte dell'onda di maggiori iscrizioni non verranno istituite
nuove classi a tempo pieno ne' verranno assegnati docenti di sostegno
agli alunni portatori di handicap - bisogna pensare che il MIUR abbia
un piano tutto suo. Ma quale?

7. Ingresso anticipato/4: una stima dei costi necessari per l'onda
anomala

L'anticipo come si vede costa (e potrebbe costare molto di piu' di
quanto lo stesso ministero avesse pensato). Ma se venissero applicati
(come sembrerebbe auspicabile) i parametri attualmente esistenti,
come, ad esempio, l'assegnazione di docenti di sostegno per alunni
portatori di handicap in numero proporzionale alla nuova popolazione
scolastica (un posto ogni 138 alunni, criterio che la Finanziaria 2002
ha sospeso, rimandando a un successivo decreto che comunque non
dovrebbe peggiorare il rapporto) e l'assegnazione di due insegnanti
per ogni classe a tempo pieno, la previsione organizzativa cambierebbe
e con essa lieviterebbe ulteriormente la spesa necessaria.
Ecco alcune nostre previsioni: se gli alunni che anticipano da
inserire in nuove classi dovessero essere 108 mila (vedi tabella),
occorrerebbero circa 760 insegnanti di sostegno per alunni portatori
di handicap, in ragione di almeno 1 ogni 138 nuovi bambini iscritti.
Se le nuove classi dovessero essere 5.400, il 75 per cento circa - in
base all'attuale trend di opzioni delle famiglie - verrebbe
organizzato a modulo (tre docenti su due classi) e il 25 per cento
circa sarebbe organizzato a tempo pieno (due docenti per classe):
4.050 classi a modulo e 1.350 a tempo pieno. I docenti per queste
nuove classi dovrebbero essere quindi 6.075 + 2.700 circa.
Complessivamente quindi tra classi normali, classi a tempo pieno e
docenti di sostegno servirebbero 9.535 insegnanti, di cui la meta' a
settembre 2002 e il resto a settembre 2003.
A regime la spesa annua, in base a questa proiezione, sarebbe di 247,5
milioni di euro (pari a quasi 480 miliardi di lire).
Secondo questi conteggi, insomma, i 66 milioni di euro previsti nella
proposta Moratti dovrebbero essere abbondantemente integrati. Sempre
che il ministro Tremonti non perda la tramontana.


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