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Tribuna di Treviso-"Salviamo gli istituti tecnici"

RIUNIONE DEI PRESIDI "Salviamo gli istituti tecnici" I dirigenti contrari all'ipotesi che diventino licei "Le nostre industrie hanno bisogno di tecnici giovani" ...

18/01/2005
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La Tribuna di Treviso

RIUNIONE DEI PRESIDI
"Salviamo gli istituti tecnici"
I dirigenti contrari all'ipotesi che diventino licei
"Le nostre industrie hanno bisogno di tecnici giovani"


Parte da Treviso e si estende al Veneto la mobilitazione dei presidi per salvare gli istituti tecnici dal processo di licealizzazione prospettato dalla riforma Moratti. Alcuni dirigenti di istituti tecnici e scuole professionali della Marca e delle province di Padova e Vicenza si sono riuniti ieri mattina all'Alberghiero di Castelfranco coordinati dall'ex preside Bruno Brunello e affiancati dal consigliere del ministro Moratti, Rosario Drago. Ne è maturato un documento per la difesa dell'istruzione tecnica (Tecnici Industriali, per il Commercio, per il Turismo e Geometri per un totale nella Marca di oltre 8 mila studenti) ritenuti fondamentali per il rilancio dell'economia del Nordest.
"Non è con la filosofia che si formano bravi tecnici - dichiara il preside dell'Itis Planck Radames Migotto - prendiamo a modello la Germania dove accanto agli ingegneri di formazione accademica, lavorano e sono molto più numerosi i tecnici sfornati dall'università delle scienze applicate. Per difendersi dalla concorrenza cinese è necessario che le nostre industrie innovino, creino nuovi prodotti di più alta tecnologia. A questo servono tecnici giovani che sappiano garantire questa produzione. Ricordo - sottolinea Migotto - che il capo settore macchine dell'Osram di Treviso è uscito dall'Itis". Il presidi sono decisi a far pesare la propria opinione sul ministro Moratti alle prese proprio questa settimana con l'elaborazione dell'ennesima bozza di decreto legislativo che definirà la riforma della scuola superiore.
"Nel documento indichiamo chiaramente quale dovrà essere il destino degli istituti tecnici - spiega Bruno Brunello - che dovranno mantenere una propria identità distinta dai licei e confluire con l'istruzione professionale all'amministrazione regionale, in quanto scuola terminale, ovvero che dà allo studente una professione e la possibilità di iscriversi ad un albo. Il percorso dovrebbe snodarsi in sette anni. Al termine del quarto anno lo studente consegue il diploma professionale, quindi può continuare frequentando altri due o tre anni la scuola tecnico-professionale superiore. Per chi vuole continuare dovrebbe attingere all'alta formazione in una università tecnico-professionale non accademica, ancora tutta da pensare in Italia. Solo in questo modo riusciremo ad evitare che i nostri ragazzi si perdano per lunghi anni nelle università accademiche dove, sappiamo bene che il 60% degli iscritti non raggiunge la laurea. E quelli che la raggiungono finiscono nel parcheggio delle graduatorie permanenti della scuola se non hanno uno studio o un'attività da ereditare dal padre". Scartati dunque i licei tecnologici, i dirigenti trevigiani ribadiscono la necessità di dare una formazione tecnica condita da laboratori e attività pratica. "Non c'è tempo per la filosofia o il latino - sottolinea Migotto - se uno studente frequenta il liceo non ha il tempo per acquisire le competenze tecnico-professionali". Emerge così dalla proposta dei presidi la cosiddetta "seconda gamba" della riforma Moratti della scuola superiore, che permette agli studenti due percorsi paralleli, distinti anche se uniti dalla possibilità di passare dall'uno all'altro. Il documento dei presidi sarà discusso venerdì (ore 10) in un convegno al Centro Bordignon a Castelfranco, con la partecipazione del sottosegretario Valentina Aprea. (m.s.)


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