Tribuna di Treviso-Povera scuola italiana allo sbando
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Povera scuola italiana allo sbando
Come sta la scuola pubblica oggi? Con la prospettiva della devolution, Venezia assumerà maggiori competenze e responsabilità. Chi governa il Veneto è pronto a farlo? Secondo me no. Siamo ad ottobre e fioccano proteste generalizzate in tutti gli Atenei. Sono promosse dagli stessi docenti (ad esempio con la sospensione dell'attività didattica) contro i tagli della Finanziaria. I migliori cervelli vanno all'estero o cercano soluzioni alternative: invece di incentivare la figura del ricercatore, la nuova riforma aumenta la precarietà, svuotando di significato l'università ed il suo ruolo culturale ed educativo. E gli altri livelli d'istruzione? C'è una buona scuola pubblica - è riconosciuto - che ad allievi e famiglie, e al tessuto socioeconomico, propone specializzazioni e corsi di formazione professionale. C'è un corpo docente preparato, che si impegna sulla sperimentazione didattica e tenta di dare risposta anche alle fasce della marginalità (con centri di informazione e consulenza per il disagio, per favorire il rapporto alunni - docenti, per l'orientamento). E come dimenticare il personale amministrativo, i bidelli, veri e propri punti di riferimento per i ragazzi, e gli insegnanti di sostegno? Dopo pochi mesi purtroppo cambiano destinazione, lasciando interrotto il loro lavoro prezioso: che ne sarà della continuità didattica e di quell'irripetibile rapporto di affetto e fiducia che si stabilisce tra insegnante ed alunno disabile? Il patrimonio di competenze e saperi della nostra scuola, oggi, è a rischio. Non si tratta di criminalizzare la riforma Moratti, ma mi chiedo perché, invece di tagliare, non si cerchi di potenziare e sostenere lo sforzo di presidi e insegnanti. Sono molti i problemi: precariato dei docenti; riduzione delle cattedre e taglio al sostegno e al personale amministrativo; mancanza di docenti nelle scuole materne (le strutture ci sono, realizzate dai Comuni; mancano però gli insegnanti. Accade anche vicino a noi, come a Preganziol e a Salzano); riduzione dell'insegnamento delle lingue straniere e dell'orario settimanale ad esse dedicato (così facciamo l'Europa?). Ci si sta mobilitando per la qualità della scuola pubblica: i sindacati hanno indetto, in modo unitario, uno sciopero generale per il 15 novembre. E la Regione, proprio in nome di questa auspicata autonomia, non può e non deve restare con le mani in mano: vuole la devolution ma non si fa portatrice delle urgenze della nostra terra presso il Governo di Roma. Nell'attesa che dalla Giunta regionale giungano segnali di reale preoccupazione per il problema, l'opposizione non rimane alla finestra. Con i colleghi consiglieri del centrosinistra della VI Commissione (Istruzione e cultura) Franchetto, Frigo, Mainardi e Costantini, ho sollecitato la Commissione a convocare al più presto tutti i responsabili regionali del settore scuola: Direzione regionale, sindacalisti, rappresentanti dei genitori, del personale amministrativo, dei docenti, compresi i precari, degli studenti, per raccogliere attorno ad un tavolo tutti i protagonisti, alla ricerca di soluzioni comuni e condivise per un problema che tocca la grande maggioranza delle famiglie venete. Nessuno può chiamarsi fuori, quando è in gioco il futuro dei nostri ragazzi.
Maria Luisa Campagner (Margherita)