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Tribuna di Treviso-"Moratti ha distrutto la fucina del Nordest"

Con la riforma scompaiono i periti industriali, frutto del mix tra teoria e manualità che è alla base della piccola impresa diffusa nel territorio "Moratti ha distrutto la fucina del Nordest"...

29/05/2005
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La Tribuna di Treviso

Con la riforma scompaiono i periti industriali, frutto del mix tra teoria e manualità che è alla base della piccola impresa diffusa nel territorio
"Moratti ha distrutto la fucina del Nordest"
Il preside del Planck accusa: la nostra ricchezza è nata negli istituti tecnici


"La burocrazia ministeriale ha ucciso l'istruzione tecnica che tanto ha dato allo sviluppo dell'economia del Nordest". Radames Migotto, preside dell'istituto tecnico industriale Max Planck di Lancenigo, non esita a criticare con rabbia la riforma della scuola superiore voluta e fortemente caldeggiata dal ministro Letizia Moratti definita con l'approvazione, venerdì scorso, del decreto governativo. L'Itis come l'istituto tecnico per geometri, diventano liceo tecnologico con ben sette indirizzi (meccanico, elettronico, informatico, chimico, produzioni biologiche, costruzioni, trasporti, tessile). Il tecnico per il commercio, Itc, diventa liceo economico con indirizzo economico aziendale ed economico-istituzionale.
"Troppe ore e troppe materie teoriche rubano il tempo dedicato ai laboratori - spiega Migotto - non formeremo più periti in grado di diventare parte attiva in azienda. Molti capireparto delle aziende che hanno fatto la ricchezza della provincia trevigiana sono usciti dall'Itis". La delusione di Migotto è comprensibile se si considera il suo impegno nella difesa di un bagaglio didattico profondamente radicato nel territorio e in sintonia con il mercato del lavoro. "Dai nostri sondaggi - dichiara - il 95% di diplomati trova lavoro in due mesi". Recentemente Migotto aveva sottoscritto con altri presidi di istituti tecnici del Trevigiano, un documento, inviato poi alla Moratti, con una proposta per salvare la specificità della scuola tecnica. L'appello è rimasto inascoltato.
Professor Migotto, la morte degli Itis coincide con la fine di un'era economica?
"L'istruzione tecnica non esiste più e siamo l'unico paese al mondo a non averla, in Germania e in Inghilterra c'è e continua anche in un percorso di specializzazione non accademico. Ora se a un ragazzo viene richiesta la padronanza dell'italiano, dell'inglese e di una seconda lingua prima di tutto è inevitabile ridurre l'attività di laboratorio".
Troppe materie dunque a scapito dei laboratori?
"Certo, un tempo all'Itis si facevano 38 ore, ma 20 erano in officina o in laboratorio. Oggi se ne fanno 37, di cui 24 di base, 11 di opzionali obbligatori e 2 di opzionali facoltative E' tutto scompaginato. E poi manca la manualità".
Ma ci sono le scuole di formazione professionale di competenza regionale.
"Le professionali non sono la stessa cosa degli Itis. La preparazione è essenzialmente manuale, non inquadrata in un bagaglio di conoscenze che permette di fare progetti di impianti, di coordinare un reparto in fabbrica. Molti periti hanno raggiunto livelli alti qui nel Nordest e costituiscono il maggior numero di dipendenti delle aziende leader. Non sono certo operai".
La delocalizzazione sta cambiando in modo irreversibile l'economia, forse è necessario specializzarsi a livello universitario?
"Non penso risolveremo la crisi con i laureati in scienze della comunicazione. So solo che la Cina manda i suoi ingegneri a imparare qui dai nostri tecnici, per poi permettere alla stessa azienda di delocalizzare".
Dunque rischieremo di avere studenti più chini sui libri e meno adatti al mercato del lavoro?
"La riforma Moratti non tiene conto neppure delle tendenze degli studenti di oggi, sempre meno portati allo studio e alla rielaborazione personale richiesta dai licei".


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