Tre cose che direi volentieri a Renzi se davvero volesse ascoltare
di Giovanni Cocchi
La settimana scorsa la Ministra Giannini è stata accolta alla festa dell’unità a Bologna dal suono di pentole e cucchiai. Ha reagito dicendo che si trattava di squadristi, che loro sono sempre aperti al dialogo ed al confronto.
Domani – stessa location e stesse pentole – arriva Renzi.
Ecco solo tre delle tante cose che volentieri direi al premier se davvero volesse ascoltare.
1. “Ma come, scioperate contro un governo che assume?”
No, quelle assunzioni ci servono, eccome. E più delle 150.000 promesse, poi calate a 100.000. Ma non faccia televendite, dica come stanno le cose. 50.000 non saranno insegnanti in più, ma solo insegnanti che già oggi a scuola ci sono, sulle cattedre “scoperte”, insegnanti che ogni anno vengono assunti a settembre, licenziati a giugno e riassunti a settembre. E l’Unione europea le ha detto che così non si può fare e l’ha condannata ad assumerli.
Ne rimangono 50.000, per 40.000 scuole, in media 1,25 per scuola. Allora non faccia televendite
dicendoci che le scuole “avranno gli insegnanti di cui hanno bisogno, che con quelli finirà la supplentite, non si faranno più classi pollaio, si batterà la dispersione, si aumenterà il tempo pieno…” e tante altre magnifiche cose. Con 1,25 insegnante per scuola, per centinaia di ragazzi?
E comunque, ma senza dire bugie, li assuma,subito, con un decreto, senza il ricatto: “solo se insieme alla chiamata diretta”.
2. “Ogni Dirigente potrà scegliersi la sua squadra”
Lei sa benissimo come funziona ora il “reclutamento”, ha una moglie insegnante: si partecipa al concorso, poi il primo sceglie e così di seguito. Cosa c’è che non va in tutto questo che rispetta il “merito”, assicura “trasparenza” ed equilibrio tra le scuole (con i più bravi, i medi, i meno bravi equamente distribuiti)?. Mica ce lo ha spiegato, ci ha solo detto che il Dirigente deve poter essere libero di chiamare chi vuole con contratti triennali.
Ora, anche facendo finta di non essere in Italia (il docente segnalato dal politico, l’amico del figlio, la fidanzata del nipote…) quanto saranno “liberi” i Dirigenti delle zone “inquinate” da mafia, camorra e ‘ndrangheta? Quanti insegnanti meridionali saranno assunti nei territori più “padani”? Chi assumerà l’insegnante bravo “ma” gay, chi non vuole insegnare le crocette dell’Invalsi, chi la madre che ha la 104 per il figlio handicappato o la madre novantenne, chi deve andare spesso all’ospedale per la chemioterapia, chi la prof in gravidanza, chi…?
Lei sa che chi ci liberò dal fascismo e scrisse la Costituzione si preoccupò di scriverci “libertà di insegnamento”, e dunque di apprendimento, perché solo dal libero confronto delle opinioni ognuno può “costruirsi” la sua e diventare un cittadino libero. Se un insegnante sa che il suo futuro, il suo “merito”, il sostentamento della sua famiglia dipenderanno, dopo 36 mesi, dalla sua condiscendenza, da quello che avrà detto, quanto sarà libero di dirlo?
Altro che lo slogan del “fare squadra”: ci spieghi meglio perché si vuole sostituire un “reclutamento” democratico e costituzionale con il “rischio” di clientele, discrezionalità, autoritarismo, sottomissione, “pensiero unico”; con il controllo assoluto ed autoritario degli insegnanti?
3. “Il 5 per mille alla propria scuola”.
A parte il fatto che la scuola pubblica dovrebbe essere finanziata dallo Stato, a parte il fatto che così si spezzeranno le gambe a tutte le Ong – da “Amnesty”, all’AIRC, all’opera pia – perché ognuno alla “propria” scuola? Il 5 per mille delle famiglie dei Parioli è uguale al 5 per mille delle famiglie di Scampia? Già oggi ci sono grandi differenze tra scuola e scuola; invece di diminuirle perché vuole aumentarle a dismisura?