Trasferimenti su ambiti, gli errori ci sono ma mancano i posti vicino casa
Continua la polemica a distanza tra sindacati e Miur, con i primi che contestano troppi errori nei trasferimenti per ambiti territoriali del primo ciclo e l’amministrazione che nega.
Alessandro Giuliani
Continua la polemica a distanza tra sindacati e Miur, con i primi che contestano troppi errori nei trasferimenti per ambiti territoriali del primo ciclo e l’amministrazione che nega.
Secondo i calcoli realizzati dalla redazione di Napoli del quotidiano “La Repubblica”, almeno nel capoluogo campano “l’algoritmo del ministero fa flop”, perchè “a fronte di 1.176 trasferimenti nelle scuole primarie della provincia di Napoli, sono già 472 le incongruenze segnalate”.
“Il dramma è che la metà delle segnalazioni, secondo i calcoli dei sindacati, risulta fondata: vuol dire che per ogni cinque posti assegnati ce ne sarebbe uno sbagliato. Mobilità beffa al tempo della “Buona scuola”.
L’errore riscontrato sarebbe in prevalenza lo stesso denunciato subito dopo la pubblicazione dei trasferimenti della primaria, in particolare della fase C: “docenti con punteggi alti si sono ritrovati sbattuti nel nord Italia. E colleghi con numeri più bassi invece hanno scoperto di potersi sedere in cattedra nel 2016 tra Molise e Lazio, regioni più vicine alle Campania. Un controsenso”.
«Se una parte delle segnalazioni di errori – dice a Repubblica la Flc-Cgil - deriva dall’ordine degli ambiti scelto male nelle domande, la stragrande maggioranza è fondata». Tre casi simbolo denunciati: docenti trasferiti “con 82 punti a Lecco, 76 a Verona, 68 a Torino”.
Non va meglio alla scuola dell’infanzia: meno di 500 posti a disposizione, un centinaio di segnalazioni di errori, una decina reali. Maria Raiola, 51 anni, racconta: «Ho un punteggio alto, 75 punti, ma sono stata destinata a Lecco: persone che conosco con punteggi più bassi sono stati assegnati nel Lazio. Mi chiedo come sono finita in Lombardia? Perché non nel Lazio, in Toscana o in Emilia?».
C’è poi la storia di Luisa Pietropaoli, 49 anni: insegna da 23 anni come precaria nella primaria, 17 anni come supplente. E dice al quotidiano: “la “Buona scuola” mi sembrava una manna, sono stata assunta con 182 punti in Gae, un punteggio altissimo. Per la mobilità avevo messo in ordine prima la Campania e poi il Lazio, mi sono ritrovata a Brescia. Una doccia fredda, non posso lasciare la mia provincia. Posso mai andare in pensione con 400 euro al mese a Brescia».
Enrico Grillo, segretario regionale Flc Cgil, spiega: «Siamo stati dal direttore dell’ufficio scolastico Luisa Franzese, abbiamo rappresentato il forte disagio di chi è costretto ad andare a a centinaia di chilometri dalla propria famiglia, ma paga in queste ore la mancata trasparenza sulla mobilità. A una verifica attenta, ci siamo resi conto che le regole del contratto firmato non sarebbero state rispettate.
In ogni caso, in pochi potranno rientrare. Anche dopo aver accertato l’eventuale errore del “cervellone” telematico del Miur. Perché, in realtà i posti a disposizione, sempre per i docenti napoletani immessi in ruolo con la L. 107/2015 sono davvero pochi: “su oltre un migliaio di posti a disposizione nel 2016, 961 sono andati ai cosiddetti rientranti, ossia gli insegnanti assunti prima del 2015 ma assegnati in questi anni fuori regione. Il che vuol dire che per gli 894 neo assunti napoletani della Buona scuola nel 2015 restavano 138 posti. Pochi. E per giunta finiti nel caos una volta letto l’esito delle mobilità”.
Questo significa che gli ambiti territoriali più vicino sono quasi impossibili da conquistare: la grande maggioranza dei ricorsi, laddove fondati, potrà al massimo far avvicinare i docenti di qualche regione. Ad esempio, un docente siciliano potrebbe trovare posto nel Lazio anzichè nel Veneto, dove è stato collocato ora dall'algoritmo. Cambia poco? Non proprio, perchè, vista la situazione, avvicinarsi di 600 chilometri, anche se ne rimangono altrettanti da fare, può rendere meno difficile e traumatico lo spostamento di sede scolastica.