Trasferimenti, resta la chiamata diretta La Giannini ignora il Tar e tira dritto
I docenti delle fasi b e c non avranno la titolarità della sede
Marco Nobilio
Il ministero dell'istruzione non intende dare attuazione all'ordinanza del Tar Lazio emessa il 23 giugno scorso che sospende la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici (si veda ItaliaOggi del 5 luglio scorso). Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, l'amministrazione centrale non intende consentire ai docenti neoimmessi in ruolo nelle fasi B e C di accedere al diritto ad acquisire un sede di titolarità, nonostante i giudici amministrativi abbiano sospeso l'ordinanza 241/2016 nella parte in cui non consente tale possibilità.
E nonostante che il collegio abbia dichiarato non manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai ricorrenti, proprio in riferimento alle disposizioni della legge 107/2015 che precludono ai neoimmessi in ruolo delle fasi B e C di ottenere il beneficio della titolarità della sede. Sempre secondo quanto risulta a ItaliaOggi, l'amministrazione centrale avrebbe adottato questa decisione perché la prima fase dei trasferimenti e ormai a regime. L'esecuzione dell'ordinanza del Tar potrebbe avvenire solo annullando tutti i trasferimenti già effettuati. Ciò potrebbe determinare l'insorgenza di un forte contenzioso e, quel che è peggio, se il Tar dovesse cambiare idea nella fase del merito, bisognerebbe rifare tutto da capo ad anno scolastico già iniziato.
L'udienza di merito, infatti, è stata fissata per il 20 ottobre prossimo. Le critiche che vengono mosse al nuovo sistema della mobilità, peraltro, non sono oggetto solo di azioni legali. I sindacati, infatti, hanno raccolto le firme per promuovere un referendum abrogativo delle disposizioni che lo hanno introdotto. E sono incentrate essenzialmente su di un'asserita violazione del principio della libertà di insegnamento. Che risulterebbe compresso, se non addirittura posto nel nulla, per effetto dell'inasprimento del rapporto gerarchico verticale tra docenti e presidi. Inasprimento, già gravato dall'accrescimento del potere disciplinare dei dirigenti scolastici nei confronti dei docenti. E che dopo l'avvento della legge 107 risulterebbe ulteriormente ampliato, per effetto del conferimento ai dirigenti scolastici del potere di scegliere i docenti dagli ambiti territoriali, conferendo loro incarichi di durata triennale ed, eventualmente, non rinnovando loro il contratto qualora sgraditi. Fermo restando che le regole della chiamata diretta dovrebbero essere almeno in parte contrattualizzate con un'apposita sequenza contrattuale.