Trasferimenti, fanno le valigie pure i docenti del Centro-Nord: beffa per quelli di sostegno
Solo “alcuni, che appartengono alla fase B1, hanno scelto la mobilità volontaria – sono, cioè, gli accontentati. Ma la maggior parte, quelli della fase C, hanno subìto un trasferimento obbligatorio
Alessandro Giuliani
Non sono solo i docenti del Sud a doversi spostare di regione: la mobilità degli ambiti territoriali non ha fatto sconti a nessuno.
Certo, con numeri e proporzioni minori. Ma nemmeno troppo. Visto che al Meridione, almeno a sentire il Miur, si può dire che è pari e patta: con l’ultima tornata, su “4.200 docenti delle superiori che fanno rientro a casa grazie alla mobilità, sono 3.793 gli insegnanti sempre delle superiori che devono cambiare regione a seguito della mobilità spostandosi per più chilometri”, hanno spiegato da Viale Trastevere.
Le cose sono andate più o meno allo stesso modo nelle altre regioni. A confermarcelo sono i dati provenienti dalla Toscana, dove a fronte di 888 docenti entrati nella regione (su un totale di 2.096 posti), vi sono ben 571 professori dalla Toscana mandati in altre parti d'Italia. Secondo la redazione regionale di Repubblica, la maggioranza non lo aveva chiesto.
Solo “alcuni, che appartengono alla fase B1, hanno scelto la mobilità volontaria – sono, cioè, gli accontentati. Ma la maggior parte, quelli della fase C, hanno subìto un trasferimento obbligatorio: è capitato che, pur mettendo come preferenze tutte città toscane, tanti si siano ritrovati fuori regione, come è avvenuto per la scuola primaria”.
Gli spostamenti coatti non riguardano solo la secondaria, ma tutti i livelli d’insegnamento. E in tanti non si rassegnano. “Errore dell'algoritmo o meno, in molti si rivolgeranno all'Ufficio scolastico regionale per avviare la procedura di conciliazione. Altri addirittura stanno pensando a un ricorso. A solo un mese dall'inizio della scuola e con risultati che sono usciti il sabato prima di ferragosto, nel totale immobilismo estivo che caratterizza questi giorni, «una data che sembra fatta apposta affinché le persone non possano agire», dice la Cgil.
Per i sindacati, ad essere penalizzati in maniera maggiore sono stati “gli insegnanti di sostegno, che appartengono alla fase H. In Toscana nell'anno scolastico a venire ci saranno 12.577 alunni disabili, il 5,3% in più rispetto al periodo 2015-2016: i posti di sostegno che il Miur ha definito attingendo all'organico di diritto sono complessivamente 4.456, ripartiti tra la scuola d'infanzia, primaria e secondaria. Alle superiori toccherebbero 1.222 insegnanti di sostegno secondo il ministero, che ha tarato l'algoritmo anche su questo valore. Così si garantirebbe un docente ogni quattro alunni”.
“Ma, data la complessità dei casi di disabilità, la Regione ha deciso di aggiungere ai 1.222 insegnanti altri 354 per il cosiddetto "potenziamento", che permetterebbe di avere un docente ogni due alunni. Tuttavia, questi 354 posti non sono stati considerati nell'attribuzione dei trasferimenti usciti ieri e sono ad ora vuoti in Toscana. Mentre molti insegnanti di sostegno, che avrebbero potuto riempirli, sono stati mandati invece in altre regioni. Per accedere a questi posti aggiuntivi, che appartengono all'organico di fatto (invisibile all'algoritmo e al Ministero), gli interessati devono fare domanda per un'assegnazione provvisoria che dura un anno. Ed è possibile che molti che hanno ricevuto posti fuori regione decidano di fare domanda, privilegiando una situazione di precariato ma vicino casa”.
Se il Miur rispetterà la promessa di unire gli organici, di diritto e di fatto, dall’anno prossimo questi problemi non vi saranno più. Da settembre, però, dal Sud, in Toscana e da tutte le altre regioni, in migliaia dovranno salutare la famiglia. A meno che l’assegnazione provvisoria non li salvi per un anno.