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Tirreno-Scuole strangolate dalle tasse

Morosità per decine di migliaia di euro, appello al governo e all'amministrazione comunale Scuole strangolate dalle tasse Mancano i soldi per la Tarsu, attività didattica a rischio ...

03/10/2004
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Il Tirreno

Morosità per decine di migliaia di euro, appello al governo e all'amministrazione comunale
Scuole strangolate dalle tasse
Mancano i soldi per la Tarsu, attività didattica a rischio
LUCIANO MENCONI


MASSA. Da cinque a settemila euro. È la cifra che ogni scuola media o circolo didattico deve versare al Comune come tassa per la rimozione dei rifiuti solidi urbani. Una bella somma, che rischia di incidere pesantemente sull'attività didattica. Perché le scuole quei soldi non li hanno più. Da quando il governo ha tagliato i finanziamenti accordati nel 2002, direttori didattici e presidi sono con l'acqua alla gola.
Grossi margini per uscirne non ce ne sono: o i dirigenti scolastici per versare la tassa sui rifiuti utilizzano i fondi per il funzionamento didattico oppure diventano morosi nei confronti del Comune. È quello che avverrà. Ad annunciarlo sono i dirigenti del primo ciclo dell'istruzione aderenti a Cgil e Cisl scuola che si sono riuniti per fare insieme il punto di una situazione che sta diventando insopportabile. In un documento stilato al termine dell'incontro, lanciano il grido di allarme "sulla situazione drammatica che si sta venendo a determinare sulla funzionalità del servizio dell'istruzione e sulle casse scolastiche a causa del mancato finanziamento della tassa per lo smaltimento dei rifiuti urbani".
Il soggetto finanziatore, ricordano direttori didattici e presidi, dall'anno 2002 è il ministero dell'istruzione sulla base di un'intesa siglata in sede di Conferenza unificata Stato-città e autonomie locali. La somma che il ministero si è impegnato a erogare è pari a 38.734.267 di euro. Invece per il 2002 lo stanziamento è stato di 34.438 milioni ("già al di sotto degli impegni e ben lontano dal colmare le somme arretrate degli anni precedenti" denunciano le scuole); nel 2003 lo stanziamento è stato pari a 5.843 milioni di euro; nel 2004 circa 12 milioni. Nel contempo le istruzioni ministeriali hanno indotto le scuole a saldare le bollette Tarsu del 2002 e 2003 coi fondi del funzionamento ordinario, ovvero quelli che servono per il materiale didattico dei bambini (sussidi, matite, colori, etc.), per i giochi (dai palloni agli attrezzi delle palestre), per la cancelleria delle segreterie (dai toner alla carta delle fotopiatrici).
La conseguenza di questa situazione è così sintetizzata dai dirigenti di Cgil e Cisl: "La generalità della scuola italiana si trova esposta verso le società creditrici e privata di mezzi per il normale funzionamento organizzativo e didattico già ridotto in 3 anni di oltre il 40%". Da qui l'appello a una rapida soluzione "con un appropriato, inderogabile e doveroso intervento ministeriale".
"Io - spiega Valter Fiani, direttore del quarto circolo che comprende 10 plessi da Antona a Volpigliano, da Turano a Ortola - non potrò più pagare la tarsu. Il fondo per il funzionamento didattico che ho a disposizione è di circa 10mila euro, se ne spendo 7mila per i rifiuti come faccio a comprare colori, carte e altro materiale necessario per la didattica dei bambini o per la segreteria?".
Anche la direttrice del terzo circolo, Giovanna Dell'Amico, conferma la situazione. Per i sei plessi (2 materne e 4 elementari) di Marina dovrebbe pagare circa 6mila euro ma non ce la farà. "O adempiamo a questo onere finanziario - conclude Eugenio De Luca, preside della media Staffetti Malaspina - o muoriamo. Se dovessi pagare i 7mila euro che il Comune mi chiede per lo smaltimento dei rifiuti dovrei azzerare il fondo per il funzionamento didattico".
Quasi dappertutto la situazione è più o meno la stessa. Ciò significa che se tutte decidessero di non pagare più la tarsu, le scuole diventerebbero complessivamente morose per decine di migliaia di euro. La soluzione? O il governo copre la spesa oppure il Comune rinuncia alla tassa. "L'appello - sottolinea Fiani - è rivolto sia a Roma che ai Comuni. Così non si può andare avanti. L'autonomia scolastica senza soldi non si può fare".


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