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Tirreno-Elementari, addio all'esame Ma le maestre non ci stanno

Pagina 13 - Toscana Elementari, addio all'esame Ma le maestre non ci stanno GEMMA VIGNOCCHI ...

12/05/2005
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Il Tirreno

Pagina 13 - Toscana
Elementari, addio all'esame Ma le maestre non ci stanno
GEMMA VIGNOCCHI


Chi non ricorda l'esame di quinta elementare? Chi non ricorda la paura della vigilia, e poi l'emozione e il batticuore davanti a quella che era forse la prima prova importante della vita, un rito di passaggio dall'infanzia all'adolescenza o almeno alla pre-adolescenza? Ora però quell'esame non c'è più, cancellato da un decreto che viene ad applicare la riforma Moratti.
Prevedendo un ciclo unitario di studio - i primi otto anni di scuola sono considerati come un solo "blocco" - cade infatti la necessità di un esame.
Molte scuole però non ci stanno a far finta di niente, a considerare l'ultimo giorno della quinta come una mattinata qualsiasi - saluti e buone vacanze a tutti. E così spunta l'idea d'inventarsi una qualche alternativa all'esame, un surrogato che dia comunque il suggello alla conclusione di un ciclo, perché in pratica è ancora così che funziona: alle medie cambia tutto: nuovi amici, nuovi insegnanti, responsabilità nuove, il "salto" insomma c'è.
In queste settimane dunque molti collegi di docenti si riuniscono per decidere il da farsi: c'è chi propone test interni, chi ritiene invece che non ci sia posto per nessun "esamino" palliativo, chi medita iniziative particolari. Insomma si procede in ordine sparso, come accade spesso in questi anni nella scuola, in mancanza d'indicazioni chiare.
"Siamo tutti in una fase di riflessione - osserva Manuela Mariani, direttrice delle "Thouar" di Livorno - credo che le scuole possano organizzarsi autonomamente: noi faremo forse delle verifiche finali su tutte le materie".
"L'esame di quinta era un mettersi alla prova, e quindi poteva provocare una tensione positiva - nota Barbara Rosini, dirigente del 1° circolo di Grosseto - ma dal punto di vista della valutazione non aggiungeva niente, era solo una formalità. Quello che conta da sempre è il bagaglio del bambino, non i risultati di un test. Anche noi probabilmente ci limiteremo a verifiche interne".
"Nessuna prova alternativa, a meno che non arrivino indicazioni dal ministero", dice invece Patrizia Gonnella, dirigente vicaria del 3° circolo di Lucca. "L'abolizione dell'esame è positiva, va nell'ottica della riforma che prevede continuità tra la primaria e le medie".
Ma è proprio su questa continuità che nasce il dibattito. "E' vero, cancellare l'esame ha una sua logica quando i primi otto anni di scuola sono concepiti come un ciclo unico: allora non devono esserci barriere tra il segmento elementare e il successivo", afferma Carla Roncaglia, assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Livorno e insegnante di Lettere in pensione. "Solo che oggi le elementari si chiamano scuola primaria, le medie invece sono secondaria inferiore. Insomma, il ciclo unitario è rimasto sulla carta, però si è cancellato l'esame: una cosa assolutamente contraddittoria".
C'è poi chi ritiene che il test finale una sua valenza l'avesse. "Andava rivisto, cambiato, ripensato, ma era comunque una prova importante: noi per esempio avevamo cercato di trasformarlo in un colloquio in cui il ragazzo potesse parlare delle sue esperienze e sensazioni, dimostrare il suo senso critico", nota la maestra lucchese Antonella Colombini. "Oggi - prosegue - i bambini sono tenuti nella bambagia, mentre dovrebbero imparare a confrontarsi con il mondo, e il primo confronto avviene nella scuola. L'esame di quinta era un momento in cui i ragazzi si trovavano a fronteggiare situazioni diverse, si creava del pathos, c'erano aspettative".
Sul valore formativo della prova concorda anche lo psicologo Paolo Fuligni. "Una volta gli esami erano troppi e questo costituiva un forte stress. Ora però viene a mancare un passaggio simbolico, mentre i bimbi - e forse anche gli adulti - hanno bisogno di simboli e di rituali. E' giusto abituare gradualmente i piccoli alle difficoltà, e anche un esame, se è fatto nel modo giusto, può essere una sorta di vaccino. Però bisogna stare attenti: siamo in un'epoca che pone ai bimbi molti, troppi traguardi: si pretendono da loro risultati in tanti campi, e questo ha un costo. Allora forse anziché eliminare l'esame lo si potrebbe rendere più soft. Insomma - conclude lo psicologo - l'aspetto del simbolismo andrebbe mantenuto: si può pensare magari a una cerimonia finale, come nel mondo anglosassone, una cerimonia in cui si consegni qualcosa - un diploma, un certificato - e che sia soprattutto un momento di festa della scuola".


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