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Test Sbagliati, Caccia ai Responsabili ma non si tratta così la Scuola

Nell'insieme si vorrebbe pretendere più rispetto per la scuola e per i suoi utenti da parte dei massimi reggitori della scuola stessa

30/08/2012
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Corriere della sera

Da vari anni ormai, nelle domande degli esami di Stato per scuole di tutti i generi, si scoprono, con stupore e incredulità, strafalcioni non da poco se non, addirittura, madornali.Nomi sbagliati, date sbagliate, formule sbagliate: da matita rossa o, qualche volta, per certo anche blu. Ma se sbagliano i supremi professori, se sbagliano i commissari ministeriali, i massimi esaminatori, insomma, cosa dobbiamo aspettarci dai poveri esaminandi confusi, frastornati, spaventati? Ultimamente, poi, è successo anche di peggio, con le prove per i concorsi di ammissione ai tirocini di abilitazione per l'insegnamento rivelatisi zeppi di errori, praticamente quasi un errore per ogni prova.
Il ministro si è fatto sentire: giusto e sacrosanto, è quel che ci si aspettava. Peccato che, dopo essersi — sì — scusato, ha però scaricato la responsabilità su chi lo ha preceduto nel dicastero; e ora, in nome della «trasparenza», ha deciso di rendere pubblico, con nomi e cognomi, l'elenco dei commissari ministeriali autori delle domande con strafalcione. Preferibile sarebbe sembrato, in realtà, un richiamo discreto e molto deciso oltre che, naturalmente, un'immediata rinuncia alla loro collaborazione, peraltro gratuita, va precisato.
Poi c'è l'annosa vicenda dei test universitari per l'ammissione ai corsi a numero chiuso, che insistono sulla cultura generale, con domande di storia, di letteratura, di cinematografia, di sport o di attualità, anche se la facoltà per la quale si concorre è chimica, biologia, giurisprudenza o medicina. E non è un caso, perciò, se un famoso primario, tentando virtualmente di iscriversi proprio a medicina (il resoconto del tentativo è uscito ieri sul Corriere) abbia scoperto, con rammarico, di aver sbagliato una buona quindicina di risposte, in tal modo vanificando la sua immaginaria sfida di poter essere riammesso oggi al sospirato corso.
Nell'insieme si vorrebbe pretendere più rispetto per la scuola e per i suoi utenti da parte dei massimi reggitori della scuola stessa. Quella superficiale incuria, quell'irragionevolezza che pare di cogliere dietro certi avvenimenti e comportamenti non possono, infatti, che essere contagiose, in quanto scendono dall'alto influenzando, come è ovvio, la popolazione scolastica. Una mancanza di rispetto che comincia ai massimi livelli e finisce, chissà — se il passo non è troppo lungo — con i muri delle scuole forsennatamente lordati di graffiti, così come troppo spesso li vediamo nelle nostre città.
Isabella Bossi Fedrigotti
 

 


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