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Test, boicottaggi in tutta Italia. «Questionari per schedarci»

Prima prova Invalsi alle superiori, molti prof e presidi con gli studenti. Roma capofila dei no, sospesa una classe che consegna in bianco

11/05/2011
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Il Messaggero


di ALESSANDRA MIGLIOZZI



ROMA - Partenza fra le polemiche per la nuova tornata di test Invalsi che sono cominciati ieri con il debutto (è la prima volta che partecipano) delle superiori. I quiz sono finiti nel tritacarne del boicottaggio da parte di studenti e docenti. Soprattutto a Roma dove, secondo quanto dicono gli stessi alunni, una classe dell’Istituto d’Arte Roma II è stata punita con la sospensione per aver consegnato in bianco i test. Per i Cobas, che hanno lanciato il no alle prove, nel 20% degli istituti (30% a Roma) si sono verificate azioni di boicottaggio. Per il ministero dell’Istruzione la protesta è stata residuale: su 2.300 classi campione (quelle in cui c’erano ispettori Invalsi) «lo 0,13% non hanno fatto il test». Compiti «facili, al limite della banalità», hanno commentato all’uscita prof e alunni. Forte indignazione, anche dei genitori, poi, per la «privacy a rischio»: i ragazzi hanno dovuto compilare questionari con domande sulla famiglia, il lavoro e i titoli dei genitori, sulle loro origini (se stranieri). Dati che per l’Invalsi servono a contestualizzare i risultati in un certo quadro sociale. Per studenti e famiglie sono schedature. Così in molti, ad esempio al liceo Virgilio di Roma, hanno consegnato i test in bianco o con risposte fittizie e con i codici studente cancellati o strappati. Episodi avvenuti anche nelle classi campione, quelle dove c’erano ispettori Invalsi i cui risultati servono per costruire i dati nazionali. «Ci hanno fatto capire che ci siamo comportati da sciocchi- racconta una studentessa del Virgilio-. Ma noi non ci fidiamo che i test siano anonimi». Clima simile in un altro liceo romano, il liceo Giulio Cesare: gli alunni hanno appeso lo striscione «Prove Invalsi? Meglio non fidarsi». «La nostra è una preparazione umanistica- dice Federico, VG- le crocette non ci piacciono». Alessandro e Alberto, stessa classe, dicono l’opposto: «Protestare è inutile anche perché il test va fatto per legge e non conta nella valutazione». La preside, Micaela Ricciardi, minimizza: «Le assenze e le forme di protesta sono state scarse. I nostri docenti credono in questo strumento. Abbiamo bisogno della valutazione per uscire dall’autoreferenzialità». Stessa posizione al liceo Newton, dove i prof sono favorevoli alle prove che ieri si sono svolte senza intoppi. «I questionari sono anonimi- spiega la professoressa Franca Di Tommaso, Lettere-. Noi docenti non temiamo che ci giudichino per il nostro lavoro. Anzi, da queste prove dobbiamo trovare spunti per migliorarci». «Se il test è svolto correttamente è utile- aggiunge, sempre dal Newton, Roberto Ingravalle, docente di Inglese-. Se vogliono portare la prova alla maturità, però dovranno prepararla bene, perché i programmi delle scuole superiori cambiano molto da indirizzo a indirizzo». Meno sorrisi al liceo Righi: secondo il professor Lorenzo Nota, che insegna Matematica, «i test erano imbarazzanti». «Di una semplicità eccessiva - aggiunge -. Non capiamo con questo livello di quesiti cosa si possa misurare. E a tutti gli indirizzi, dallo scientifico al classico, sono state fatte le stesse domande». «E’ stata una esperienza negativa- commenta Ester Paone, supplente di Latino e greco al Dante e al Virgilio di Roma-. Le domande di matematica o non rientravano nel programma o erano da terza media. Il test di italiano era un po’ banale. Non capisco cosa possano valutare da queste prove». Più positiva la posizione di alcuni prof del liceo romano Albertelli dove comunque molti studenti hanno protestato: «Bene le domande di grammatica: sono fondamentali per tutelare la lingua- dice il professor Paolo Pedullà che insegna Latino e greco-. Su questi test non bisogna essere ideologici, la scuola si deve misurare». In alcuni licei capitolini come al Giordano Bruno le prove sono saltate. All’Orazio, secondo il collettivo romano Senza Tregua, che ha raccolto i dati sulla città, «c’è stato un 83% di ragazzi che hanno boicottato i test». A Milano tutto tranquillo, problemi, invece, a Torino. La senatrice del Pd Mariangela Bastico invita a «non boicottare i test», ma sollecita il ministro ad una «discussione vera sulla loro finalità». Dalla Lega Nord si leva la senatrice Irene Aderenti difende i test: «Chi non li vuole va contro gli studenti». Il ministro Gelmini ha già detto che sull’Invalsi «non si torna indietro». Fino a venerdì i test vanno avanti. Tocca a elementari e medie e si annunciano altre proteste.


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