Terremoto, la preside della scuola di Amatrice e la rinascita: «Sapremo rialzarci»
Maria Rita Pitoni, volontaria della Croce Rossa in Iraq e Kosovo è la nuova dirigente scolastica di Amatrice. Ha cercato i suoi alunni uno per uno nelle tendopoli e sui social: «Vi voglio in aula, il 13 settembre»
Giusi Fasano
Li ha cercati ad uno ad uno. È andata dai genitori nei campi di accoglienza, ha scritto messaggi via Facebook, via Whatsapp, ha chiamato i professori perché si dessero da fare anche loro e ha usato il vecchio sistema del passaparola. Una giornata intera per trovare tutti i suoi studenti e per fissare l’appuntamento: «Ci vediamo a scuola il giorno 13, come previsto. Vi voglio tutti lì, mi raccomando».
Donna molto pratica
Maria Rita Pitoni è fatta così, una donna pratica. Nelle aree terremotate la scuola sta per cominciare e non c’era tempo per rintracciare gli allievi attraverso le vie ufficiali. Così ha preso la sua macchina e da Rieti, dove vive, ha puntato dritto verso Amatrice, dove da settimana prossima sarà la preside di tutti, dalla scuola dell’infanzia al liceo. Missione: far sapere ai ragazzi e ai bambini che il terremoto non ha cambiato di una virgola il piano scuola e che, anzi, «si ricomincia senza rischi con una sede ancora più bella». Che non venisse in mente a nessuno di arrendersi, di portare i figli da un’altra parte.
«Qui sembra tutto bombardato»
Ha 56 anni ed energia da vendere, questa donna che ha insegnato per anni filosofia, storia, psicologia, scienze dell’educazione. Ora è una dirigente scolastica, certo, ma è anche un’ infermiera volontaria per la Croce Rossa e nella vita si è ritrovata più volte con lo zaino in spalle in partenza per zone di guerra. «A pensarci bene lo scenario che ho visto in questi giorni nei comuni terremotati non è che sia poi molto diverso da quello dell’Iraq. Anche qui sembra tutto bombardato».
In Iraq
L’Iraq, appunto. «Quando mi sono diplomata da infermiera e dopo tanti corsi di formazione ho dato la disponibilità per l’emergenza. Noi siamo ausiliarie delle forze armate e così nel ‘99 sono partita per la prima missione, un mese di guerra in Kosovo, a Kukes, dove ho seguito il reparto di ostetricia. Ricordo che a ogni nuovo nato disegnavo una cicogna sul muro: rosa se era femmina, azzurra se era maschio. Ma l’esperienza più dura è stata la prima volta irachena. C’era appena stato l’attentato a Nassiriya e noi andammo a Baghdad. Come Croce Rossa avevamo un ospedale per grandi ustionati... Ne ho viste di scene drammatiche. I bambini, soprattutto. Quelli restano nella mente e non se ne vanno più. La tristezza nei loro occhi era la cosa che più mi colpiva, ancora più del dolore che provavano per le ferite e le ustioni». Qui ad Amatrice la colpisce invece un pensiero che era impossibile da evitare: «Ho visto la scuola crollata e ho immaginato la scossa a scuole aperte e con le classi piene. Mi sono venuti i brividi.
Le bare nell’hangar
La preside — già a capo di quattro istituti tecnici a Rieti per un totale di 850 ragazzi — dice che quando l’hanno chiamata per proporle un nuovo incarico nelle zone terremotate, sulle prime ha rifiutato. «Poi, come crocerossina, ho fatto servizio all’hangar dell’aeroporto di Rieti, quando arrivavano lì le vittime. Ho visto le bare tutte in fila e ho sentito quei morti come se fossero un po’ della mia famiglia. Mi sono detta: non posso non farlo. E così adesso ho i miei istituti a Rieti e anche le scuole di Amatrice, Accumuli e Cittareale».
La nuova scuola
La protezione civile di Trento sta tirando su a tempo di record la nuova scuola di Amatrice (moduli prefabbricati), dove gli studenti sono in tutto 269, di cui 61 liceali. Ad Accumuli (gli scolari sono 31) è ancora in corso il censimento per capire dove si trovano le famiglie e organizzare in base alle loro esigenze la nuova sede. A Cittareale, invece, la scuola non è crollata ma è comunque inagibile e le lezioni per i 22 studenti del paese si terranno anche lì nei moduli.
Nelle aule non mancherà niente
Salvo imprevisti non dovrebbero esserci ritardi nell’inizio delle lezioni e Maria Rita Pitoni promette: «Finché non sarà tutto avviato cercherò di rimanere sempre nelle aree terremotate, soprattutto Amatrice. Voglio che la riapertura della scuola diventi una grande festa, una comunità che ha la scuola è una comunità in grado di rialzarsi e rinascere. È questo il messaggio che deve passare. Nelle aule non mancherà niente. Avremo libri, banchi, lavagne, tutto. E avremo uno spazio da usare come laboratorio, perfino un campetto. Io l’ho detto a tutti i genitori che ho incontrato: sarà una scuola d’eccellenza, ce la faremo». Lo diceva anche a ogni bambino ustionato di Baghdad: «Ce la puoi fare. Ce la devi fare»