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Terra: Nuove regole per l’insegnamento Inglese, tecnologia e precarietà

Il ministro Gelmini presenta al summit di Cl il vademecum per entrare nel sistema dell’istruzione pubblica. E indica le modalità contrattuali. Chi resta ai margini, però, rischia il licenziamento. Fuori dagli uffici, la protesta continua.

29/08/2009
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Dina Galano Il ministro Gelmini presenta al summit di Cl il vademecum per entrare nel sistema dell’istruzione pubblica. E indica le modalità contrattuali. Chi resta ai margini, però, rischia il licenziamento. Fuori dagli uffici, la protesta continua.

Nell’accettare questo incarico vorrei denunciare la progressiva precarizzazione dei lavoratori della scuola». Così inizia la dichiarazione che i pochi insegnanti che risulteranno assegnatari del ruolo, pronunceranno all’atto della nomina. L’iniziativa del manifesto è stata adottata come ennesimo segnale di solidarietà della categoria che, per tutto il mese di agosto, ha sostenuto mobilitazioni e sit-in di protesta contro i tagli di personale.
A poco più di due settimane dall’avvio dell’anno scolastico, infatti, i docenti a rischio licenziamento investono le sedi degli uffici scolastici di quasi tutte le province. Con una determinazione tale che le manifestazioni si estendono a macchia d’olio. Ad Arezzo gli insegnanti si sono posizionati ai semafori e, con tanto di mutandoni e magliette con la scritta “Precario scuola licenziato”, hanno lavato i vetri delle macchine in transito.
A Pesaro promettono di arroccarsi sulle gru della città. Sono già saliti sui tetti della prefettura di Salerno. Seguono Messina, Campobasso, Pescara, Matera, Venezia e Napoli con sit-in organizzati in tutti i centri decisionali. La situazione è critica soprattutto al Meridione perché, spiega Maristella Curreli, presidente dei Comitati insegnanti precari, «al Nord ci sono altre possibilità di lavoro, anche più remunerative. Quindi molti rinunciano e si trovano altro da fare».
A guardare i numeri di ogni distretto si ha l’impressione che i 40mila tagli temuti, effetto delle manovre finanziarie e della legge 133 del 2008, ci saranno tutti. Per questo alcune Regioni hanno disposto fondi per integrare la quota dei contributi statali. In Sardegna, una delle prime a reagire, si sono stanziati 20 milioni di euro ma saranno verosimilmente insufficienti a coprire tutte le assunzioni necessarie; più di 2.000 docenti precari non si vedranno rinnovare il contratto e attendono la chiamata dei presidi.
La professoressa Curreli, che quest’anno compirà il suo diciottesimo anno d’insegnamento a tempo determinato, racconta che nella sua provincia su 30 posti vacanti, sono state soltanto 3 le ammissioni in ruolo. «Di fatto saranno assunti circa 8.000 docenti sul territorio nazionale - precisa - e altrettanti Ata (personale amministrativo, tecnico e ausiliario).
Rispetto alle 16mila unità annunciate dal ministero, siamo lontanissimi dal soddisfare le reali esigenze del sistema scolastico nazionale ». La finanziaria del 2007 aveva avviato una prima tranche di assunzioni (50mila entrate in graduatoria di ruolo), cui sono seguite altre 25mila l’anno successivo. Dopo gli annunci di ieri del ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, però, accanto alla questione numerica va considerata anche quel- la di merito.
Le nuove “regole per diventare insegnante” sopprimono le Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario, richiedono formazione universitaria seguita da un periodo di tirocinio nonché competenze linguistiche (l’inglese) e tecnologiche. Ma soprattutto agiscono nell’ambito delle assunzioni. Dal palco del meeting di Comunione e liberazione il ministro Gelmini ha annunciato «la fine del precariato », stabilendo che «il numero dei nuovi docenti sarà deciso in base al fabbisogno delle singole strutture».
Ma ancora non è chiaro se si dovrà dire addio ai concorsi pubblici e al sistema di graduatorie unificate. La soluzione dei cosiddetti contratti di disponibilità, poi, si applica soltanto a coloro che fino al 30 giugno o al 31 agosto 2009 risultano regolarmente impiegati a tempo determinato. «Tutti i colleghi che hanno lavorato senza continuità, che fine faranno?», denuncia la presidente del Cip. Occorre attendere il 3 settembre, quando Inps e Miur sederanno nuovamente allo stesso tavolo.


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