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Tecnica della Scuola: Va in aula il ddl Brunetta

Il provvedimento assegna al Governo una delega ad emanare uno o più decreti per modificare le norme che ora regolano il rapporto di pubblico impiego. Con un contratto nazionale non si potrà più cancellare una norma di legge.

21/02/2009
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La Tecnica della Scuola

di Reginaldo Palermo

Dopo aver superato l’esame della Commissione Affari costituzionali il disegno di legge Brunetta in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni approda in aula al Senato e - se non ci saranno intoppi - potrebbe essere approvato in via definitiva già nei prossimi giorni.

Il ddl, presentato la scorsa estate dal ministro Renato Brunetta, attribuisce al Governo la delega ad emanare una serie di decreti legislativi finalizzati a riformare, anche mediante modifiche al TU n. 165/2001, la disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.

Preliminarmente il ddl prevede una modifica importante dell’articolo 2 del TU n. 165 invertendo del tutto il rapporto fra legge e contratti collettivi.

Secondo la norma in vigore, infatti, le disposizioni di legge che riguardano i rapporti di lavoro pubblici possono essere modificate dai contratti collettivi a meno che la legge non prevede il contrario.

D’ora innanzi, avverrà esattamente l’opposto: se la legge non lo prevederà espressamente nessun Contratto potrà modificare un disposizione normativa.

Numerose le modifiche del sistema di relazioni sindacali: cambierà la durata dei contratti pubblici e non ci saranno più contratti quadriennali a carattere normativo ed economico e contratti biennali esclusivamente economici; al tavolo contrattuale, anche del comparto scuola, potranno d’ora innanzi sedere anche i rappresentanti delle regioni e degli enti locali: questa regola dovrebbe servire anche per evitare il ripetersi di situazioni di difficile gestione come quella del pasto-gratuito per il personale della scuola.

Inoltre i dirigenti dell’Aran non potranno più essere ex dirigenti sindacali (come avviene ora), mentre l’incompatibilità riguarderà anche i dirigenti scolastici che non potranno ricoprire incarichi di rilievo nei sindacati di categoria del comparto scuola.

Di particolare interesse, anche per i docenti, è la norma che prevede l’obbligo di permanenza per almeno un quinquennio nella sede di prima nomina in ruolo.

Per tutti i dipendenti pubblici viene introdotto il principio della valorizzazione del merito con il conseguente riconoscimento di meccanismi premiali da attribuire, dice la legge, sulla base dei risultati conseguiti dalle relative strutture amministrative.

Fra le altre norme il ddl prevede anche la revisione delle disposizioni in materia di assenze dei dipendenti pubblici e di visite fiscali introdotte dalla legge 133.

Da subito viene modificata anche la norma sul cosiddetto “pensionamento coatto”:

attualmente è previsto che i dipendenti con 40 anni di anzianità contributiva di debbano essere collocati obbligatoriamente a riposo.

Con la nuova legge, invece, i 40 anni devono essere di effettivo servizio.

Il dibattito in aula inizia il 24 febbraio. Salvo sorprese, il ddl dovrebbe essere approvato (forse anche con l’astensione di larga parte dell’opposizione) nell’arco di pochissime sedute.

A marzo sarà legge ed entro novembre dovrà concretizzarsi in decreti attuativi.


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