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Tecnica della scuola-Prove Invalsi: inizia la protesta

Prove Invalsi: inizia la protesta di R.P. Cobas e Cesp (Centro Studi per la scuola pubblica) invitano i collegi dei docenti a deliberare di non aderire all'indagine dell'Invalsi. C'è chi ha in me...

08/03/2005
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La Tecnica della Scuola

Prove Invalsi: inizia la protesta
di R.P.
Cobas e Cesp (Centro Studi per la scuola pubblica) invitano i collegi dei docenti a deliberare di non aderire all'indagine dell'Invalsi. C'è chi ha in mente anche proteste più incisive: aiutare gli studenti e rispondere al test in modo da rendere poco attendibile l'esito complessivo della ricerca.

La "battaglia del tutor" è ancora in corso e già si preannuncia una nuova protesta contro un altro pezzo significativo della riforma. Questa volta a lanciare un altro "no" all'indirizzo del Ministro sono i Cobas e gli aderenti al Centro studi per la scuola pubblica di Bologna. Motivo della protesta sono i test messi a punto dall'Invalsi che, a partire dai primi giorni di aprile, dovrebbero essere utilizzati in tutte le scuole italiane.
Il piano prevede che le prove di italiano, scienze e matematica vengano somministrate in tutte le classi II e IV della scuola primaria; nella secondaria di secondo grado saranno invece coinvolti gli studenti della classe prima. Nella secondaria di secondo grado, infine, la rilevazione riguarderà gli studenti delle classi prime e terze (ma, in questo caso, la partecipazione è facoltativa).
Cobas e Cesp contestano l'iniziativa ministeriale sostenendo che le prove si prefiggono lo scopo di rilevare gli apprendimenti degli alunni in relazione a obiettivi, competenze e contenuti previsti dalle Indicazioni nazionali che sono transitorie e non obbligatorie.
Secondo i Cobas gli "orribili test nozionistici a scelta multipla dell'Invalsi" potrebbero avere effetti devastanti non solo sugli alunni ma sull'intero sistema scolastico e soprattutto sulle stesse condizioni di lavoro dei docenti.
"Le informazioni raccolte mediante l'indagine - sostengono infatti i promotori dell'iniziativa - potrebbero andare a costituire una banca dati riferita all'istituto o ai singoli insegnanti senza nessuna garanzia circa l'impossibilità da parte dell'Amministrazione di un loro utilizzo per altre finalità ancora meno condivisibili dai docenti".
Cesp e Cobas suggeriscono ai collegi dei docenti di deliberare formalmente il rifiuto di somministrare le prove agli alunni o almeno di ostacolare la rilevazione nel maggior numero di classi.
E c'è anche chi ha in mente forme più clamorose di protesta: nel sito di Proteo, associazione professionale vicina a Cgil-Flc, qualcuno propone di far fallire l'indagine dell'Invalsi aiutando apertamente gli alunni a rispondere alle domande, rendendo del tutto inattendibili i dati ottenuti,
"Ma si tratta - precisa in proposito il presidente di Proteo Omer Bonezzi - di un intervento che abbiamo pubblicato per dare spazio al dibattito in corso e che peraltro la nostra Associazione non condivide"
"In generale - chiarisce ancora Bonezzi - riteniamo che l'autonomia scolastica e l'indipendenza professionale dei collegi dei docenti consenta loro di assumere posizioni di rifiuto delle procedure proposte e per quanto ci riguarda è questo il metodo più limpido e più corretto sia dal punto di vista politico che professionale".

06/03/2005
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