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Tecnica della scuola: Precari “a pettine”, il Tar commissaria Gelmini. Ma il Miur ha già la contromossa

Stavolta l’Anief l’ha fatta grossa. I legali del neonato e sinora forse poco considerato sindacato degli educatori in formazione hanno vinto l’ennesimo ricorso sul diritto dei precari ad essere inseriti nelle tre graduatorie opzionali non più in coda, come ha deciso il Miur, ma a pettine e sulla base dell’effettivo punteggio

11/10/2009
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La Tecnica della Scuola

di A.G.

Il Tribunale laziale stabilisce che se il ministero dell’Istruzione non provvederà entro un mese ad eseguire gli spostamenti in graduatoria si procederà al “commissariamento ad acta”. Per molti dei 7.000 ricorsisti si prospetta così la possibilità di avere delle nomine in surroga con effetto giuridico ed economico dal prossimo a.s.. Contraria viale Trastevere: per aggirare il commissariamento ha già predisposto un emendamento da includere nel testo del dl definitivo salva-precari. E Pacifico ribatte: andremo alla Corte Costituzionale.

Stavolta l’Anief l’ha fatta grossa. I legali del neonato e sinora forse poco considerato sindacato degli educatori in formazione hanno vinto l’ennesimo ricorso sul diritto dei precari ad essere inseriti nelle tre graduatorie opzionali non più in coda, come ha deciso il Miur, ma a pettine e sulla base dell’effettivo punteggio. Stavolta però la sentenza del Tar del Lazio è di quelle speciali, da prima pagina: se il ministero dell’Istruzione non provvederà entro un mese ad eseguire gli spostamenti in graduatoria si procederà al “commissariamento ad acta”.
E qualora il Miur non procederà in questa direzione il Tribunale laziale ha anche già nominato “ sin da ora un commissario ad actus nella persona del dr. Luciano Cannerozzi de Grazia, dirigente generale della Funzione Pubblica”: il dirigente avrà l’incarico di produrre un’“ apposita relazione sulle attività svolte in esecuzione dell'incarico, anche ai fini della liquidazione del compenso che gli verrà corrisposto e che graverà sul bilancio dell'amministrazione inadempiente”.
In linea teorica, quindi, al Ministero non rimane altro che attuare quanto indicato dal Tar: dare “ puntuale esecuzione all'ordinanza medesima mediante istruzioni agli uffici scolastici periferici di disporre l'inserimento ‘a pettine’ dei ricorrenti nelle graduatorie provinciali”. Una scelta che secondo il leader del’Anief, Marcello Pacifico, è praticamente obbligata. " Stavolta la sentenza – spiega Pacifico – non ammette possibilità di ricorsi o colpi di spugna. L’unica cosa che può fare il Ministro, se vuole evitare il commissariamento, è dare seguito a quanto stabilito dal Tar: i nostri docenti, che nei prossimi giorni diventeranno 7.000 per effetto delle ormai scontate sentenze che li riguardano, vanno inseriti subito ‘a pettine’ e senza alcuna riserva".
Anche perché la soluzione della riserva adottata pochi giorni fa dal Miur, il 5 ottobre, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, è stata bocciata dai giudice del Tar del Lazio poichè rappresenta " lo sviamento di potere per elusione della misura cautelare accordata" ai ricorrenti.
Il problema è che l’operazione di “riaggiustamento” in corsa delle graduatorie comporterà un mezzo terremoto per tutto il mondo della scuola: nelle scorse settimane le oltre 100 graduatorie provinciali comprensive delle ‘code’, quelle che il Tar ha reputato sbagliate, sono state infatti utilizzate per assegnare 8.000 immissioni in ruolo e circa 100.000 supplenze annuali. Una prospettiva confermata anche dal segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna: “ q uesta sentenza del Tar è il primo grado, si dovrà attendere la decisione definitiva, ma le modifiche delle graduatorie interessano tutti i precari”. Quindi a dir poco la metà dei 300.000 inseriti a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento.“ Non era assolutamente possibile escludere i diritti di altri precari – è il commento a caldo di Mariapia Garavaglia, senatrice Pd vicina ai temi della scuola – ormai si tratta di una vera e propria lotta tra poveri e un governo ha il dovere di rendersi conto ed evitare che ciò avvenga”.
Per evitare cambi in corsa dei docenti su mezza scuola italiana, il Miur avrebbe comunque potuto assegnare le nuove nomine in surroga con effetti giuridici immediati ed economici dal settembre 2010. Lo sa bene il Miur che a poche ore di distanza dalla notizia del potenziale commissariamento ha emesso una lunga precisazione tramite la quale sostiene che “ la notizia riportata dagli organi di informazione non costituisce un fatto nuovo ed è la naturale conseguenza di una notizia vecchia. L'ordinanza del Tar che stabilisce l'inserimento a pettine dei precari – scrive il Ministero - è la scontata conseguenza del recente rigetto, da parte del Consiglio di Stato, dell'appello già proposto dall'amministrazione. Il Miur, con il consenso di gran parte dei sindacati, ha pronto un emendamento al Decreto Ministeriale salvaprecari che conferma i provvedimenti del Ministero e che consentirà di rendere inef ficace il pronunciamento del Tar e di evitare il commissariamento”.
L'emendamento ad hoc sarà inserito in sede di conversione del dm salva-precari: “ n on è giusto deludere l'aspettativa legittima di chi ha scelto una graduatoria provinciale per la sua iscrizione e si vede scavalcato da un trasferimento dell'ultimo momento di un candidato di un'altra provincia. Nulla dunque cambierà rispetto a quanto già deciso dal Ministero”.
Immediata la risposta di Pacifico. " È chiaro che anche stavolta – dice il presidente dell’Anief – l’amministrazione pubblica vuole mettere il bavaglio ai giudici. Ma gli stessi che hanno emesso una sentenza analoga lo scorso anno, nel novembre 2008, hanno chiaramente detto che non rispettare i diritti dei precari corrispondere a ledere l’articolo 3 della Costituzione. E per questo il 20 ottobre i nostri iscritti manifesteranno il 20 ottobre in largo Bernardino da Feltre, vicino al ministero dell’Istruzione: il Ministero dovrà anche ascoltare la voce della piazza”. Il sindacalista si dice pronto ad andare avanti sino in fondo. “ Se l’emendamento prospettato dal Miur verrà approvato in Parlamento – conclude Pacifico – stavolta per sentirci dire definitivamente che abbiamo ragione arriveremo al giudice delle leggi: la Corte costituzionale". E la giostra continua.


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