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Tecnica della Scuola-maestro prevalente: torna l'insegnante unico?

maestro prevalente: torna l'insegnante unico? di Giuseppe Guzzo Nel quadro dei provvedimenti attivati dall'attuale maggioranza governativa diretti a sottoporre la scuola elementare ad una decisa a...

26/07/2002
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La Tecnica della Scuola

maestro prevalente: torna l'insegnante unico?
di Giuseppe Guzzo
Nel quadro dei provvedimenti attivati dall'attuale maggioranza governativa diretti a sottoporre la scuola elementare ad una decisa azione di risparmio, il Ministro del Miur, Letizia Moratti, è tornata ad ipotizzare l'abolizione dell'articolazione dei moduli didattici e rispolvera l'idea del maestro prevalente, con il non tanto malcelato disegno di ritornare all'insegnante unico.

La scuola elementare deve attivarsi perché il nuovo disegno non venga attuato. E' necessario ricordare che la scelta dell'organizzazione modulare a tre insegnanti su due classi, senza alcun insegnante prevalente, non era stata dettata da prese di posizioni estemporanee e cervellotiche, ma rappresentava il punto arrivo di un approfondito ed ampio dibattito.
Dibattito avviato, su una pluralità di piani, già nel 1981, sin dal primo momento di discussione della riforma dei programmi all'interno della Commissione dei Venti e in un contesto in forte tensione innovativa e culturale, dibattito che era stato, poi, approfondito dalla Commissione dei Sessanta, fino all'emanazione, nel 1985, allorquando era stato emanato il documento programmatorio. Dibattito che si era concluso, come è bene ricordare ai novelli giacobini, attraverso una quinquennale sperimentazione, positivamente valutata.
Dietro all'articolazione scolastica per moduli perciò, c'è il valore dell'insegnamento per ambiti disciplinari, della contitolarità dei docenti, della nuova visione delle discipline di studio intese come strumenti del sapere più che come contenitori di nozioni, della compresenza degli insegnanti, del passaggio dalla tradizionale lezione alla metodologia dei laboratori e della ricerca ecc. C'è, insomma, la nuova didattica e soprattutto l'esaltazione delle più moderne strategie di apprendimento/insegnamento venute fuori dagli studi di psicopedagogia, italiani e internazionali.
Con il modulo didattico è scomparsa la classe ed è stato più facile pervenire alla articolazione per gruppi di alunni. Sul piano relazionale e psichico gli alunni possono, infatti, fruire di una pluralità di stili di insegnamento e di apprendimento e la classe diventare naturalmente laboratorio di ricerca e di problematizzazione dei contenuti delle discipline.
Il modulo didattico fin qui adottato nella scuola elementare ha consentito di passare dalla didattica tradizionale che orientava l'informazione ad un'altra più moderna, quella che orienta il processo di formazione.
Certo non è solo problema di insegnante unico o trino, cioè di processo di apprendimento affidato ad uno anziché a tre insegnanti, ma è innegabile che il modello fondato sulla pluralità degli insegnanti, oltre che essere confortato dall'esperienza scolastica positivamente valutata fino ad oggi, trova il conforto delle più moderne teorie psicopedagogiche.
Ma tutto questo, ovviamente, non fa il'paio con le intenzioni dell'attuale maggioranza governativa, alla quale, come stiamo verificando, la riforma della scuola per una serie di ragioni, è risparmiato persino il dibattito, quel dibattito che si alza forte ed acceso tutte le volte che si parla di riforma della giustizia, del lavoro, della sanità ecc.


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