Tecnica della scuola - intervista a Valentina Aprea
Nostra intervista esclusiva a Valentina Aprea, sottosegretario all'Istruzione di Reginaldo Palermo Con la riforma - è questo in sintesi il pensiero del sottosegratario - la qualità della scuol...
Nostra intervista esclusiva a Valentina Aprea, sottosegretario all'Istruzione
di Reginaldo Palermo
Con la riforma - è questo in sintesi il pensiero del sottosegratario - la qualità della scuola migliorerà. Aprea difende le scelte contestate dall'opposizione: anticipo a 5 anni e mezzo per le elementari e a due e mezzo per la scuola dell'infanzia, licei quinquennali e istruzione professionale di 4. Nessuna preoccupazione per lo sciopero generale del 15 febbraio: a decidere sulla riforma sarà il Parlamento.
A poche ore dall'approvazione in Consiglio dei Ministri della proposta di riforma della scuola presentata da Letizia Moratti, abbiamo intervistato l'onorevole Valentina Aprea, sottosegretario all'Istruzione.
Domanda
C'è molta polemica sull'ipotesi di iscrivere in prima elementare anche i bambini e le bambine di età inferiore ai 6 anni. Come si pensa di gestire il problema?
On.le Valentina Aprea
Innanzitutto va detto che già oggi, soprattutto nel Mezzogiorno, una percentuale considerevole delle famiglie italiane avvia i propri i figli in anticipo alla scuola elementare con le cosiddette primine. In alcune grandi città si arriva anche al 12%.
La nostra proposta raccoglie questa tendenza e punta a dare alle famiglie l'opportunità di scegliere per i propri figli l'età di accesso alla scuola primaria.
L'anticipo, rispetto all'attuale normativa, è di soli quattro mesi e ciò non comporterà grandi problemi organizzativi e di gestione. La legge prevede in modo specifico le risorse finanziarie per tale nuova organizzazione. Per il prossimo anno scolastico l'anticipo riguarderà soltanto due mesi (i nati entro il 28 febbraio) e alle famiglie verrà data la possibilità di scegliere l'età di ingresso a scuola.
Domanda
Per quanto riguarda poi l'iscrizione nella scuola dell'infanzia con due anni e mezzo di età c'è chi parla di ritorno ad una concezione assistenziale di questo ordine di scuola. Come replicate?
On.le Valentina Aprea
È vero il contrario. Innanzitutto ritengo che gli Orientamenti siano il riferimento pedagogico e culturale ancora attuale ed in linea con le più avanzate ricerche pedagogiche internazionali.
Una recente ricerca dell'OCDE sulla scuola dell'infanzia (Petite Enfance, grands défis, OCDE 2001) e l'indagine IEA Pre-Primary Project, in via di pubblicazione, evidenziano come la ricerca pedagogica contemporanea valorizzi la scelta di apprendimenti ed educazione tempestivi. Molti Paesi già prevedono l'ingresso a due anni, due anni e mezzo, nella scuola materna o dell'infanzia. Già negli Orientamenti si parla di ritmi di apprendimento fluidi e non meccanicamente connessi all'età anagrafica. Non sono due mesi che stravolgono l'identità della scuola dell'infanzia, piuttosto si tratta di ragionare sulle condizioni che consentano di incrementare la qualità di questo ordine di scuola.
La linea di tendenza più "moderna" è quella dell'inserimento, a pieno titolo, dell'educazione dell'infanzia nel processo del cosiddetto Lifelong Learning.
Inoltre, per rispondere efficacemente ai problemi pedagogici e didattici, abbiamo previsto anche la possibilità di introdurre nuove specifiche professionalità.
Domanda
Altro elemento di disaccordo è la scelta di avere percorsi paralleli istruzione professionale/scuola superiore.
L'opposizione accusa il Governo di voler riproporre un modello classista: la scuola seria per chi se lo può permettere e l'avviamento al lavoro per le fasce sociali più deboli. Come rispondete?
On.le Valentina Aprea
Questa obiezione è frutto di una visione elitaria e classista del sistema educativo secondo cui tutti i percorsi formativi non statali e non liceali non avrebbero valore educativo. Questa concezione ha portato molti ragazzi a vivere la scuola come un "parcheggio". La "licealizzazione" dei percorsi professionali ha portato a dequalificare gli stessi studi liceali e a non sviluppare percorsi di formazione alle professioni coerenti con lo sviluppo sociale ed economico. La massiccia dispersione scolastica che avviene nei percorsi degli istituti professionali dovrebbe, invece, fare riflettere sulla necessità di garantire a tutti eguali opportunità di accedere ai livelli più alti di formazione secondo le proprie capacità, attitudini e aspirazioni. I percorsi di formazione professionale che noi pensiamo nella riforma sono di alto livello formativo sia per quanto attiene la cultura generale sia per quanto attiene la formazione specifica: la formazione professionale non sarà addestramento.
Il sistema sarà articolato in più percorsi ma non obbliga mai a scelte irreversibili, grazie alla organizzazione da parte delle scuole di attività didattiche che rendono effettivo il diritto di passaggio tra gli indirizzi e i diversi percorsi.
Sarà, quindi, un sistema moderno, in linea con le politiche formative europee, che si svilupperà fino alla formazione superiore fino a 21 anni e che consentirà anche l'accesso alle università.
Domanda
C'è poi il problema del tempo pieno nella scuola di base: si correrà il rischio - secondo l'opposizione - che alle elementari e alle medie i genitori dovranno pagarsi come extra attività che ora stanno dentro l'orario normale.
Come stanno le cose?
On.le Valentina Aprea
C'è stato un grande equivoco sulla proposta del gruppo di lavoro presieduto dal prof. Bertagna. Le attività opzionali oltre il curriculum fondamentale sono previste come obbligatorie per lo Stato offrirle, quindi nessuno dovrà pagare l'arricchimento dell'offerta secondo i modelli attualmente previsti.
Domanda
Cgil, sindacalismo di base e movimento degli studenti parlano di controriforma; il Governo è davvero convinto del contrario?
On.le Valentina Aprea
Il sindacalismo scolastico dovrebbe apprezzare la grande innovazione che presenta la proposta di riforma di questo Governo: la previsione di un grandissimo investimento sui docenti sia per quanto riguarda la formazione iniziale sia per quanto attiene alla formazione in servizio, anche ai fini dello sviluppo delle carriere e delle professionalità. È la prima volta che una proposta di legge di riforma degli ordinamenti prevede, contestualmente, investimenti sul personale.
Su questi temi, dopo il varo della legge da parte del Parlamento, avvieremo il confronto con le organizzazioni sindacali sui risvolti contrattuali di queste proposte. Auspichiamo che su questi temi il confronto non sia viziato da contrapposizioni pregiudiziali e possa condurre a soluzioni ampiamente condivise.
Domanda
Su tutto pesa la minaccia dell'opposizione di portare in piazza migliaia e migliaia di insegnanti, studenti o anche semplici cittadini in occasione dello sciopero del 15 febbraio.
Se davvero la protesta dovesse riuscire, cambieranno i programmi del Governo?
On.le Valentina Aprea
Le manifestazioni sono comunque una ricchezza per la democrazia. Il Governo ha cercato il dialogo e coinvolto le rappresentanze della scuola nel modo più ampio possibile ed in tutte le fasi di elaborazione della proposta di riforma. Il Governo è stato attento ad evitare il rischio di piegare la riforma della scuola alle spinte corporative e ad interessi, pur legittimi, che sono di parte. La scuola interessa innanzitutto milioni di famiglie e il futuro stesso della società.
La proposta approvata dal Consiglio dei Ministri sarà sottoposta alla Conferenza Stato Regioni e successivamente si avvierà la fase di discussione parlamentare. Appare, in questo senso, curioso che l'opposizione scenda in piazza mentre si avvia il dibattito istituzionale e parlamentare.
Il percorso che ha condotto alla definizione di questa proposta è stato portato avanti nella massima trasparenza e diffusione delle informazioni. C'è stato un amplissimo coinvolgimento della società civile e delle rappresentanze del mondo della scuola, dei genitori, degli studenti, delle associazioni professionali; è stata commissionata una indagine all'ISTAT, su un campione rappresentativo di docenti, genitori e studenti della secondaria di secondo grado, sui principali nodi della riforma; è stato attivato un forum telematico nel sito web del Ministero, costantemente seguito da una redazione che ha vagliato tutti i messaggi pervenuti fornendo numerose indicazioni per il testo finale della proposta di riforma.
La proposta che è scaturita da questo intenso confronto, ed ora approvata dal Consiglio dei Ministri, sarà sottoposta al Parlamento che su questo tema rappresenta l'interesse generale di fronte al Paese.
Domanda
All'interno del processo di riforma quale ruolo avranno le Regioni?
On.le Valentina Aprea
La riforma è coerente con il nuovo Titolo V della Costituzione che trasferisce la competenza esclusiva alle Regioni in materia di Istruzione e formazione professionale. La proposta di riforma, in coerenza con le nuove responsabilità affidate allo Stato, si preoccupa di definire i livelli essenziali che devono possedere i titoli di studio per essere riconosciuti e quindi spendibili su tutto il territorio nazionale ed in ambito europeo. La fase di attuazione della riforma, che prevederà una necessaria fase di transizione, dovrà essere gestita in stretto raccordo con la Conferenza Stato Regioni.