Tecnica della scuola: Fioroni su Pisa 2006: superiori da rifondare premiando le eccellenze
Per Fioroni i mediocri risultati italiani si spiegano con un "chiaro legame tra la motivazione degli studenti ed il loro successo scolastico.
di Alessandro Giuliani
Come annunciato dalle indiscrezioni dei giorni scorsi, i dati ufficiali della indagine internazionale dimostrano che la scuola italiana sta vivendo, soprattutto negli istituti medi e superiori un vera emergenza educativa. Va decisamente meglio, invece, alle elementari, per le quali l’Italia è migliorata nel confronto internazionale di circa dieci punti, quasi il 2% della media.
Una scuola elementare e primaria in buona salute, che accorcia il divario tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche un acuirsi delle difficoltà nelle scuole medie inferiori e superiori: una scuola che non è ascensore sociale, nella quale i ragazzi che hanno maggiori lacune sono quelli che provengono da famiglie con difficoltà economiche o più svantaggiate e nella quale i nostri ragazzi sono carenti per motivazioni e non per intelligenza o per capacità".
Così il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha commentato i dati forniti dallo studio Pisa 2006 e dell'indagine Invalsi presentati il 4 dicembre in un istituto tecnico della capitale.
Come annunciato dalle indiscrezioni dei giorni passati, i dati ufficiali della indagine internazionale dimostrano che la scuola italiana sta vivendo, soprattutto negli istituti medi e superiori, una vera emergenza educativa. Ma non tutti i livelli di scuole e le aree territoriali hanno gli stessi problemi: va decisamente meglio alle elementari, per le quali l’Italia è migliorata nel confronto internazionale di circa dieci punti, quasi il 2% della media (l’incremento più rilevante si è avuto al Sud, dove le elementari migliorano in modo generalizzato di quasi 20 punti, circa il 4% della media).
Secondo Fioroni gli sforzi vanno, infatti, concentrati nei comparti d’istruzione superiore: "i risultati ci dicono che le scuole elementari sono di buona qualità al Nord come al Sud, tra le prime al mondo; occorre invece uno sforzo del sistema Paese che metta il merito al centro della scuola e della società e che sappia incentivare l'eccellenza creando così gli strumenti affinché ciascun ragazzo abbia forte la convinzione che in base a ciò che è e a ciò che sa, può ricoprire qualunque ruolo nella società e che questo non è legato né a un santo in paradiso, né a una raccomandazione".
Il Ministro, ospitato per l’occasione nell’aula magna dello storico Itis Galileo Galilei di Roma, ha quindi confermato il rilancio degli istituti tecnici: "necessitano di quella dignità che gli deriva dall'essere stati l'asse portante dello sviluppo industriale del Paese e dal ruolo che possono giocare nel futuro se adeguatamente valorizzati. Un dato spesso trascurato - ha spiegato Fioroni - è che nelle ricerche gli istituti tecnici del Nord conseguono un livello di competenza superiore alla media Ocse, confermando la qualità di queste scuole".
Occorrerà mettere mano, anche attraverso l’applicazione del federalismo scolastico, soprattutto ai professionali, dove il divario di competenze rispetto alla media Ocse (ma anche ai licei italiani) è davvero alto: "i professionali meritano una revisione profonda perché presentano problemi più gravi: per questo - ha annunciato il Ministro - a giorni di insedierà una commissione di alto profilo che avrà il compito di ridisegnare il quadro ordinamentale, oltre che degli istituti tecnici, anche dei professionali".
In assoluto, negli istituti superiori italiani si riscontrano pochissime eccellenze: solo 5 ragazzi su 10 si collocano sul livello più elevato di competenza in lettura, contro il 9% dei paesi Ocse, quantità invariata rispetto alle indagini precedenti.
Un disagio scolastico che si manifesta soprattutto nel Mezzogiorno: sempre secondo il rapporto Pisa 2006, nelle quattro regioni "più povere di conoscenza" - Sicilia, Sardegna, Calabria e Basilicata - quasi il 40% dei ragazzi è sotto il livello di competenza ritenuto sufficiente, quota che tra i figli dei laureati è al di sotto del 25%.
"Sono tanti e in aumento rispetto al 2000 i 'poveri di conoscenza' - ha commentato Fioroni - gli studenti sotto il livello di competenza ritenuto sufficiente dall'Ocse sono il 26%, 6 punti in più della media".
Rispetto al 2000 poi la quota degli insufficienti italiani è aumentata di 7 punti percentuali: nello specifico delle competenze scientifiche il divario che divide l'Italia dagli altri Paesi è simile a quello rilevato in matematica e lettura.
Per Fioroni i mediocri risultati italiani si spiegano con un "chiaro legame tra la motivazione degli studenti ed il loro successo scolastico.
Le chance aperte ai nostri studenti dalle scuole sono scarse sia in termini di qualità dell'occupazione che di rendimenti del loro investimento in istruzione". Per i vertici dell’istruzione le cause del divario rispetto agli altri Paesi sarebbero da ricercare in responsabilità collettive, che investono non solo il sistema scolastico, ma anche quello industriale e in generale l'intero Paese: perché "una società che non premia l'impegno e il merito – conclude Fioroni - non aiuta la scuola a produrre una istruzione di qualità per tutti: per ridare dignità alla scuola e supportarla nella sua quotidiana battaglia contro l'ignoranza e i tanti modelli distorti che abbondano nella nostra società occorre premiare merito e impegno".
Una strada da percorrere su cui probabilmente sono tutti d’accordo, addetti ai lavori, studenti, famiglie e parti sociali: ora però, per migliorare le competenze e risalire la china rispetto agli altri Paesi, è giunto il tempo di passare ai fatti. Anche i numeri, oltre che i fatti, ce lo impongono.