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Tecnica della scuola: Contratti pubblici: i soldi sono troppo pochi

E così il Governo sta pensando a nuove soluzioni; una parte consistente degli aumenti potrebbe essere destinata a premiare solo una parte dei dipendenti. D'altronde il Ministero dell'Economia continua a sostenere che i docenti sono troppi e che il sistema scolastico va razionalizzato

03/01/2008
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La Tecnica della Scuola

di R.P.

La vertenza sul Contratto nazionale per il quadriennio 2006/2009 si è appena conclusa e già i sindacati si preparano alla battaglia per il contratto biennale del 2008/2009.
A dare fuoco alle polveri ci ha pensato il Governo stesso che non si è mosso di un millimetro sulla questione delle risorse finanziarie necessarie per il rinnovo dei contratti pubblici: servirebbero 2miliardi e mezzo di euro, ma in finanziaria sono stati messi poche centinaia di milioni da distribuire fra 3milioni e mezzo di statali.
La somma copre appena l’indennità di vacanza contrattuale, esattamente come aveva fatto il Governo precedente quando aveva approvato la finanziaria del 2006.
Sulla scuola pesano anche – e non poco – le valutazioni del Ministero dell’Economia che, presentando il rapporto di fine 2007 sulla efficienza delle pubbliche amministrazioni, traccia un quadro impietoso del sistema scolastico: troppi insegnanti in rapporto al numero degli alunni, spesa corrente fuori da ogni controllo, esigenza di razionalizzare spesa e organici.
Ma, soprattutto, necessità di individuare sistemi di valutazione che consentano di premiare davvero chi lavora bene e di più e di sanzionare chi tira a campare o addirittura lavora poco o nulla.
E così si prospetta di nuovo l’ipotesi, già percorsa alcuni anni addietro di decurtare lo stipendio nei primi giorni di assenza; dimenticando, forse, che quando questa norma venne introdotta si verificò che diminuirono le assenze di due-tre giorni e aumentarono quelle più lunghe (oltretutto nella scuola una regola del genere servirebbe a ben poco, se si tiene conto che per assenze di pochi giorni già adesso il personale titolare non viene sostituito).
Il Ministro della Funzione Pubblica sembra avere le idee chiare anche in merito alla questione della incentivazione della produttività: la parola d’ordine sarà “stop ai compensi distribuiti a pioggia, via libera invece agli incentivi mirati”.
Peccato che l’uso del fondo per la produttività (nella scuola si tratta del fondo di istituto) è strettamente legata alla contrattazione sindacale e sembra davvero improbabile che i sindacati possano accettare limitazioni o vincoli alla contrattazione decentrata.
Quanto poi alla possibilità di legare gli aumenti ai risultati ottenuti dalla scuola nei test di verifica (Invalsi, Pisa o altro) sembra davvero difficile che se ne possa anche soltanto parlare.
Tanto è vero che i sindacati confederali hanno già mandato a dire ai Ministri interessati di essere ampiamente disponibili a discutere la partita dell’incentivazione delle eccellenze, ma solo a condizione che, prima, si affronti la questione dell’adeguamento degli stipendi di tutto il personale.
Come dire: per un contratto che premi le eccellenze ci vogliono almeno 3-4 miliardi di euro, ma se il Governo mette sul piatto solamente 3-400 milioni non è certamente colpa dei sindacati se non si riesce a discutere di qualità.
I prossimi giorni saranno decisivi: il Governo sembra avere difficoltà serie a reperire nuove risorse, mentre i sindacati non intendono mollare. Forse questa volta lo sciopero generale del pubblico impiego ci sarà davvero.


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