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Tasse universitarie, Renzi: «Presto novità». Intanto gli atenei si svuotano

In dieci anni iscritti in calo e tasse sempre più alte. Gli universitari lanciano una legge d’iniziativa popolare. Lupi (Ap): «Isee va cambiato». In discussione due proposte di legge che prevedono una no tax area e la gradualità di prelievo

07/05/2016
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Tasse universitarie, forse è la volta buona. Mercoledì il premier, Matteo Renzi, ha annunciato novità: «Spero che nelle prossime settimane ci possano essere novità su questo fronte», ha detto. E ha così acceso le speranze degli studenti, che denunciano da tempo che il nostro è uno dei Paesi con il livello di tassazione più alto d’Europa. «I sistemi di tassazione, stabiliti in autonomia dalle università, spesso non rispettano il principio di progressività richiesto dalla legge. Finalmente pare che il presidente del Consiglio si sia accorto che esiste un problema di accesso alla formazione superiore», ha dichiarato Alberto Campailla, di Link Studenti.

Fatica a studiare

Non è bastato l’innalzamento delle soglie Isee e Ispe (gli indicatori della situazione economica dal quale dipendono l’accesso agevolato ai servizi di welfare, i servizi sanitari e anche l’importo delle tasse universitarie) portate rispettivamente a quota 23mila e 50mila euro: la platea degli universitari che faticano a proseguire gli studi rimane ampia. «In Italia solo il 10% degli studenti è esente dalle tasse e solo l’8% ottiene una borsa di studio contro il 19% della Spagna e il 27% della Francia», denuncia l’associazione. Che ricorda che negli ultimi anni la riforma dell’Isee ha tagliato le borse di studio del 20% (secondo i calcoli del ministro dovrebbero essere riassorbiti con le nuove soglie).

«Università in declino»

La fondazione Res, nel volume «Università in declino. Un’indagine sugli atenei italiani da Nord a Sud», curato da Gianfranco Viesti (Donzelli editore), conferma: gli idonei alla borsa di studio sono meno del 10% degli studenti. E al sud il 40% degli idonei nel 2013-14 non beneficiava di borsa per carenza di risorse (il 60% nelle isole). Le tasse richieste dagli atenei sono aumentate del 51% tra il 2004-05 e il 2013-14 con picchi dell’85% nelle isole e del 70,5% al Sud; aumenti più contenuti al Nord (52,4%) e al Centro (44,4%). Intanto l’università si svuota: rispetto al suo momento di massima espansione (tra il 2004 e il 2008), la Fondazione calcola che gli immatricolati si sono ridotti di oltre 66mila (-20%). Mentre calano docenti (-17%), personale tecnico amministrativo (-18%), corsi di studio (-18%). In calo del 22,5% anche il fondo di finanziamento ordinario (in Germania è cresciuto del 23%) e pochi i laureati: ha ottenuto il titolo il 23,9% dei giovani, la quota più bassa della Ue.La Presidente della Commissione Istruzione della Camera, Flavia Nardelli (Pd), ha dichiarato: «Non possiamo accettare questa università in declino. I dati della fondazione Res si fermano al 2014, da due anni stiamo cercando di bloccare la deriva». «Ma - ha aggiunto - da politici vogliamo assumerci tutta la responsabilità». Secondo il senatore Pd Walter Tocci, «serve un’indagine parlamentare». E Pino Pisicchio, capogruppo del Gruppo Misto alla Camera ha annunciato una mozione, la prossima settimana in Aula «che rimette in campo il tema del diritto allo studio e delle università meridionali. Per ridare cittadinanza in Parlamento a un tema rimosso».

«Rivedere l’Isee»

Intanto, il presidente dei deputati di Area Popolare, Maurizio Lupi, ha chiesto al presidente Renzi «l’impegno a rivedere i criteri dell’Isee, ridimensionando il valore della prima casa e introducendo un quoziente Isee familiare». Obiettivo, fermare l’emorragia di iscritti all’università.

Proposte

Dal 28 aprile, intanto, la discussione è ripartita. In Commissione Cultura, al momento, ci sono due proposte: una a firma Ghizzoni (Pd) e una a firma Vacca (M5S). Entrambe prevedono una gradualità di prelievo per gli studenti e l’introduzione di una «no tax area» (un’esenzione totale valida per tutte le università) per studenti con le soglie Isee più basse. Anche gli studenti di Link avanzano le loro proposte, con una legge di iniziativa popolare per il diritto allo studio e la campagna «Don’t tax me now». «Una proposta che è uno dei cardini del nostro programma in vista delle prossime elezioni per Consiglio Nazionale Studenti Universitari, previste il 18 e 19 maggio». «Chiediamo una no tax area fino a 28mila euro di Isee che significherebbe esentare il 39% degli studenti come avviene in molti paesi europei». Un’operazione che, hanno calcolato, costerebbe 650 milioni di euro, da ricavare da un incremento del Fondo di Finanziamento Ordinario. Chiedono poi «una tassazione realmente progressiva e maggiori tutele per gli studenti part time». In campo anche l’Udu; con Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale, che afferma: «Da anni denunciamo e ci mobilitiamo contro la situazione allarmante delle tasse universitarie italiane. A marzo anche il Consiglio di Stato ha definitivamente riconosciuto il problema, condannando l’ateneo di Pavia a restituire agli studenti quasi due milioni di euro di contributi richiesti illegittimamente. Il riconoscimento del problema da parte del Governo arriva in ritardo, ma ora si metta mano definitivamente alla questione».


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