«Tasse troppo alte» Il Consiglio di Stato stanga le università
Prima sentenza a Pavia dopo il ricorso degli studenti: 5 milioni di risarcimento per gli anni 2011- 2012. E ora tremano altri atenei.
Lorena Loiacono
Tasse universitarie troppo alte da risultare fuorilegge e borse di studio che, da un anno all'altro, vengono a mancare. Ed è così che il diritto allo studio, in Italia, entra in crisi. Rischia infatti di scuotere l'intero sistema accademico il caso dell'università di Pavia che, per una sentenza del Consiglio di Stato, dovrà risarcire oltre 5 milioni di euro di contributi studenteschi per gli anni accademici 2011 e 2012. E potrebbe essere solo l'inizio. L'esempio dell'università di Pavia, infatti, servirà ora a cercare errori simili da portare alla luce.
LA VICENDA
Tutto inizia nel 2010 quando l'ateneo aumentò le tasse universitarie sforando così il tetto massimo previsto per legge. La somma dei contributi versati dagli studenti in un singolo ateneo, infatti, per norma non doveva superare il 20% della somma che lo stesso ateneo riceveva dallo Stato tramite il Fondo di finanziamento ordinario. Fu immediata la reazione degli studenti tanto che l'Unione degli universitari e l'Associazione dottorandi pavesi presentarono ricorso. Ma nel 2012 l'allora governo Monti decise di venire incontro alle università in crisi permettendo loro di scorporare dalla somma complessiva del gettito degli iscritti le tasse versate dagli studenti fuoricorso. In questo modo si permetteva alle università di fare cassa proprio su questa fascia di iscritti. Per il Consiglio di Stato però tale norma non può avere valore retroattivo e, soprattutto, mancano i decreti attuativi della norma. Quindi è illegittima.
LA MOTIVAZIONE
«La sentenza determina - spiega Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell'Udu - dal 2012 ad oggi una situazione di potenziale illegalità per la maggior parte degli atenei italiani, visto che i decreti ministeriali non sono mai stati emanati. Il fatto che si tratti di una somma così ingente fa capire come la situazione di sotto finanziamento statale delle università, abbia inciso in modo spropositato sulle tasche degli studenti. Il governo si è impegnato a voler lavorare sul tema e in Parlamento ci sono proposte serie: combattiamo affinché non restino solo slogan». Ma la battaglia per il diritto allo studio va avanti anche sul fronte delle borse per i più meritevoli: il riparto del Fondo integrativo statale per il 2015 ha incassato il parere favorevole dalla Conferenza Stato-Regioni solo lunedì scorso. Con netto ritardo quindi che, per quest'anno, comporterà probabilmente uno slittamento rispetto al 2015 sull'erogazione delle borse di studio per i vincitori dei bandi. Il Fis è di 162milioni di euro e lascerà scontenti una buona fetta di candidati risultati idonei. Tra questi, infatti, più di uno studente su quattro non riceve la borsa di studio che, di fatto, viene erogata solo al 70% degli aventi diritto. L'Udu, pur accogliendo favorevolmente la decisione del Miur di non abbassare gli importi minimi delle borse di studio nonostante l'inflazione abbia registrato quest'anno un valore negativo pari al -0,1%, pone l'attenzione sui criteri di riparto del Fis. Sono rimasti immutati rispetto al 2001 e ancora una volta risultano sfavorevoli per le regioni meridionali: il Fis procapite al Nord è di 99 euro, contro i 108 euro del Centro e gli 89 euro riservati agli atenei del Sud.