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“Tarocca io?” La ministra si difende e attacca. A proposito dei dati su promozioni e bocciature e di altro

di Aristarco Ammazzacaffè

10/10/2011
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ScuolaOggi

Settimana importante del Ministro, quella trascorsa. Varie vicende l’hanno vista protagonista.
Volentieri abbiamo raccolto i chiarimenti e i punti di vista su ciascuna di esse, che riportiamo di seguito con la fedeltà che ognuno può immaginare o meno: a scelta.
“In primo luogo,  rispetto ai dati gonfiati sulle bocciature, di cui hanno parlato i giornali e soprattutto la solita “Repubblica” (ma perchè in quel giornale non si fanno i fatti loro? Non l’ho mai capito), non ho nulla da dichiarare. Sono veri e basta.
Alla base c’è il fatto che non mi è mai piaciuta l’idea che nella scuola di cui sono ministro si promuovesse come nel ’68 e che rigore e meritocrazia (che a me piacciono molto: ho letto anche dei libri) non fossero acqua corrente. Nel senso.
Ma sulla querelle alcune precisazioni si impongono. Non è volontà di occultamento o travisamento della verità quella che ha spinto il mio ministero a ritoccare i dati relativi a promozioni e bocciature degli anni scorsi. Quei  ritocchi sono stati sempre suggeriti – ribadisco e per favore credetemi - da finalità per così dire estetiche. Non è bello che  insegnanti dalla promozione facile – i soliti - disattendano sogni e attese di una giovane ministra: è da maleducati, lasciatemelo dire. Volevo semplicemente farli sentire in minoranza e mandar loro messaggi perché capiscano che è cambiata aria e anche vento.
E poi, diciamocela tutta! Perché tante sofisticherie sui numeri un po’ taroccati che abbiamo inserito nei nostri comunicati e di cui mi hanno accusato anche i miei? E i numeri degli altri?
Parliamo, a questo punto, di casa nostra. Voi pensate che qualcuno crede ai numeri di Giulio? Tremonti, dico. Ha mai messo fuori quelli veri? Se lo faceva, si doveva dimettere da mo’.

E lo stesso  Silvio: si è mai interessato ai numeri veri della nostra economia? Anche lui, che è lui, ci ha fatto conoscere solo quelli che concordava con Tremonti (che però aveva altri numeri per conto suo, l’infido).

Parentesi. In questo periodo Silvio ha obiettivamente altro a cui pensare. Con tutti i giri che si ritrova e i raggiri in cui si trova, poverino, non ha proprio tempo e voglia, che giustamente riserva ad altro. Adesso si è messo anche in testa di costruire un nuovo partito, perchè altri numeri gli stanno dando torto.  E ha un cruccio: non sa che nome dargli: “Forza Silvio!” o, addirittura, “Forza Gno’!”?  Che, lì per lì uno rimane spiazzato
(Va riferito a questo punto che la ‘tronca’ ‘Gno’,  con l’apostrofo, l’ha voluta Lupi per evitare illazioni. La parola intera era troppo esplicita – ha detto - e avrebbe potuto indurre in tentazione. Sapete i cattolici del PdL come sono!).
Ne abbiamo parlato giovedì in Consiglio dei Ministri (al primo punto; Silvio ci teneva). A noi in verità, piaceva di più il primo nome (solo La Russa era per il secondo, motivandolo col fatto che ‘Forza Gno’ era ‘più vicina alla sua sensibilità e personalità’ – così ha detto). Ma Silvio, con motivazioni diverse da La Russa,  ha insistito con il secondo: “Niente personalismi. Un po’ di sobrietà, per Dio” (che in bocca a lui è un’invocazione)” -. Così ha concluso.
Alla fine abbiamo tutti votato a favore. Compreso Giovanardi, che -  per rispetto della Famiglia e con riferimento alla parola molto frequentata  in recenti intercettazioni  (“patonza”, se si può dire) - aveva proposto invece “Forza Patò ” (anch’essa tronca, ma senza apostrofo).
“Più sfumato” – ha detto - .  Lui è così.
Al Consiglio, mancava, come al solito, solo Giulio. Perché lui non ha problemi. Mal che vada, ritorna a fare il professore. Ma noi? E io? Che faccio io? Come vedete.
Chiusa parentesi.
Torniamo ai numeri che abbiamo “rivisitato”. Per aggiungere anche che non capisco questo voler mettere i numeri nudi e crudi davanti a tutto.
Prima dei numeri ci sono o no i valori? A questi bisogna guardare. E io ci guardo abbastanza spesso – anche diverse volte al giorno, se è per questo -. E ci guardo perché ci tengo. Sia al mio presente che al mio futuro. Come bisogna guardare alle grandi riforme che, vi giuro, noi vogliamo realizzare appena ci capita l’occasione. Adesso come adesso, abbiamo comunque una priorità: liberare il governo da tutte queste escort che la macchinazione diabolica della sinistra ha sollevato contro Silvio e il progresso. Gliele han fatto trovare addirittura a casa, a sua insaputa. Non so chi l’ha detto. E noi ne siano tutti convinti. L’abbiamo messa addirittura ai voti: tutti favorevoli. Come, ad esempio, siamo tutti convinti sul caso Ruby. Che è quello che ci ha commosso di più. Io me la sono addirittura presa. E non chiedetemi perchè.
E se ci sono prima i valori e le grandi riforme, allora qualche piccola aggiustatina - sui numeri da mettere in giro - ammetterete che non solo è ammessa e giustificata, ma anche auspicata.
I risultaltati scolastici degli ultimi anni contraddicevano i nostri valori e i nostri programmi.
Voi che avreste fatto se credete alle grandi riforme? Perché, se non ci credete, è inutile parlarne.
Sulla meritocrazia e sul rigore, per esempio, voi ci sputate sopra? E su Scilipoti?
Su Scilipoti sì, dite? Ragioniamoci pure. Ma come facciamo poi le grandi riforme, che ci portiamo dietro da 17 anni e che ci teniamo molto a realizzare, se capita?
Se pensate comunque contro per principio, siete fuori della storia. Non lo dico io, ma addirittura Sacconi:  ha capito che, anche per lui, è meglio Berlusconi oggi che il socialismo domani. Per non dire di Cicchitto, che, al riguardo, è un esempio vivente dei miracoli folgoranti di Silvio. (Sappiamo, sia detto tra parentesi, che, su questi miracoli, Bagnasco è di tutt’altro avviso. Ho saputo in proposito che è addirittura contrarissimo a Sivio santo-subito. E va’ a capire perchè. Ma non è un uomo di fede? Bagnasco dico? Neanche i vescovi sono più quelli di una volta!).
Comunque, su questa storia dei dati manipolati, ne parlerò  con Massimo Zennaro, il mio ex portavoce, che, finito il clamore sul tunnel, ripristinerò nel ruolo. Non è giusto colpire uno che ci rappresenta così bene.
Concludo affermando infine che  nessuno è autorizzato a sospettare che i dati sbagliati che abbiamo pubblicato siano frutto di errori involontari o sbadataggine. Per favore, non parlate come al solito di cialtroneria e pressappochismo. Ci sottovalutate. Chiariamo: non è che approssimazione e pressappochismo ci manchino. Per carità! Anzi, posso dire con una certa soddisfazione che sono diffusamente coltivati e a buon livello. E non lo dico per vantarmi. L’ultimo caso, quello dei quesiti per la preselezione dei candidati a Dirigenti scolastici, ne è prova provata: chi è capace di mettere su una squadra di decine e decine di super esperti e di professoroni - e ispettori di quelli buoni -, tutti nominati da me, a mia insaputa (questo va detto a onor del vero), che riesce a sbagliare formulazione o risposta di un quesito ogni cinque? Pochi ci avrebbero scommesso. Certamente – dico - si poteva fare di più. Ma, trattandosi della prima volta, ci possiamo dire soddisfatti. Comunque, semper ad maiora.
Però, ribadisco, niente errori involontari o strafalcioni. No. Dietro c’è un disegno preciso, che io non ho capito fino in fondo (c’è sempre qualcosa che mi sfugge e che non afferro e non capisco perché: avrà ragione mia madre?); e che comunque io condivido. Ci mancherebbe. Assieme, tra l’altro, a Brunetta il quale ha addirittura detto che  il disegno lo ha cominciato a scrivere lui, con Craxi. E a Calderoli, il padano, che da quando beve meno grappa (come sembra; comunque, si sa: grappa friulana), è decisamente cambiato.
Infine, una piccola confidenza ve la voglio fare, perché mi conoscete e non so mentire, almeno fino in fondo. Sempre con riferimento ai dati aggiustati qua e là, e su per giù, ribadisco e  giuro: che non c’è trucco e non c’è inganno. Ma c’è amore dello scranno. Quel tanto che basta (La rima non l’ho voluta io. Me la sono trovata. Io, con le rime, non ci ho mai provato. Neanche a scuola. Per questo Silvio mi ha fatto ministro della istruzione. Comunque, a me piace di più ‘poltrona’).


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